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domenica 30 marzo 2008

«Processo da rifare. Mobilitiamoci»

Silvia Baraldini
il manifesto 28.03.2008
Giacomo Russo Spena

«Non è neanche una mezza vittoria». Non si fa prendere da facili entusiasmi Silvia Baraldini. Lei, nota militante politica, conosce alla perfezione quella giustizia americana che l'ha condannata a 43 anni di carcere per concorso in evasione e associazione sovversiva. Erano gli anni delle Black Panthers. Estradata nel 1999 in Italia, dopo quasi vent'anni di prigionia Usa, è uscita dal carcere solo nel 2006. «La battaglia inizia ora. - dice - Si deve riaprire il processo».

Un passo alla volta. Un commento sulla sentenza.
La trovo problematica. La Corte ha affermato che entro 180 giorni lo Stato della Pennsylvania può riaprire il processo: si deciderà nuovamente se dovrà essere condannato a morte o al carcere a vita. Se invece non verrà concessa la nuova udienza, la pena si trasformerà automaticamente in ergastolo. Questa sentenza non chiude una pagina ma la apre: l'obiettivo è arrivare a una nuova udienza che copri quei buchi neri emersi in questi anni.

Per te come andrà a finire?
Con l'ergastolo per Mumia.

Comunque un bene. Non verrà condannato a morte.
Quando la pena di morte viene eliminata è sempre un passo positivo, ma la vittoria sarebbe stata la possibilità di rimettere in discussione il processo. Gli stessi movimenti che lo hanno sempre sostenuto sono arrabbiati. La legge americana recita «Colpevole oltre ogni dubbio» e nell'udienza su Mumia i dubbi su come si è arrivati alla sua colpevolezza sono moltissimi.

E ora bisogna sperare che lo stato del Pennsylvania si esprima.
Questi 180 giorni sono quelli decisivi. Tutti si devono mobilitare, anche a livello internazionale. Lunedì negli Usa è già stata fissata una manifestazione per chiedere la riapertura del caso e per riaffermare la sua innocenza. Intanto il suo difensore ha chiesto un'udienza davanti a tutti i giudici della Corte d'appello per riargomentare la posizione di Mumia. Si dice disposto a andare fino alla Corte suprema. Poi bisogna assicurarsi che lo Stato proceda questa volta in maniera trasparente.

Ti aspetti mobilitazioni anche in Italia? Non c'è il rischio che molte persone vedano già una vittoria nella sospensione della pena capitale?
In Italia oltre a una sensibilità sul tema della pena di morte c'è un forte garantismo. Mi aspetto coerenza. Qui stiamo davanti a un processo farsa. Il giudice italo-americano ha fatto apertamente dichiarazioni razziste prima dell'inizio dell'istruttoria. Non poteva emettere la sentenza. Poi non si è fatta testimoniare gente presente la sera della sparatoria. Non coincidono nemmeno i proiettili. E' dal 1982 che Mumia si professa innocente e col passare degli anni sono emerse prove che rafforzano la sua tesi. Bisogna arrivare a un nuovo verdetto. Giusto.

Negli Usa soprattutto nella giustizia c'è un problema più ampio di impianto discriminatorio per gli afro-americani ?
Sicuramente c'è un problema. Soprattutto nella composizione delle giurie, quasi esclusivamente composte da bianchi, e nell'applicazione della pena di morte. Il più delle volte è su afroamericani. Le condanne maggiori sono arrivate alla fine degli anni settanta, quando c'era una lotta più sociale e esplicita dei diritti degli afro. Che lo Stato ha represso con durezza. Ma la discriminazione c'è anche ora. Negli Usa c'è un rapporto tra la polizia e le diverse comunità afro americane basato sulla violenza dei primi sui secondi. Ma solo raramente escono notizie di pestaggi o addirittura di uccisioni.

Ma qual è il dibattito interno agli Usa su l'uso della pena di morte? Mi sembra che il fronte dei contrari stia crescendo.
I cosiddetti abolizionisti sono sempre esistiti, ma quello che sta cambiando è il loro impatto nell'opinione pubblica. La percentuale tra favorevoli e contrari è ora 50 e 50. Prima gli americani erano per la maggior parte pro pena di morte. Adesso grazie al rilevamento del Dna si è scoperto che molti condannati a morte erano in realtà innocenti. Sono emersi dubbi allora su quante fossero le esecuzioni sbagliate prima. Ora si è aperto anche il dibattito sulle iniezioni letali: si è scoperto che non sono un metodo indolore.

La moratoria Onu non ha avuto alcun peso sulla decisione?
Non so. La moratoria è sicuramente un passo ma ora si deve trasformare in realtà. Altrimenti è una vittoria abbastanza vuota.

Battaglia contro la morte. Ma l'incubo non è finito

il manifesto 28.03.2008
Diventato cittadino onorario di Parigi e Palermo, l'ex militante del Black Panther Party è perseguitato, come è successo a Mandela, soprattutto per le sue idee e per le sue lotte contro l'apartheid. Storia del programma Cointelpro, ovvero come l'Fbi si sbarazzò dei leader neri
Roberto Silvestri

A parte l'atroce aggravante della pena di morte rischiata per oltre 26 anni, e finalmente scongiurata, questo caso Mandela di Filadelfia, non è ancora finito. La battaglia di Mumia Abu-Jamal (alias Wesley Cook), la «voce dei senza voce», per la revisione del suo processo-farsa continua, e non sarà facile - chiedetelo a Sacco e Vanzetti - vincerla, nonostante i tanti testimoni a favore del condannato, e mai ascoltati. «Una gallina - diceva Malcolm X - non può fare un uovo d'anatra». Il sistema così come è non può liberare gli sfruttati che lottano. Bisogna cambiare sistema.
Grazie però alla grinta e alla lucidità politica del protagonista indistruttibile di questo caso-limite del sadismo giuridico Usa (ma in 3000 dormiranno anche stanotte nel «braccio della morte»), e a un quarto di secolo di mobilitazione mondiale e firme illustri per salvare dalla forca questo african-american che è cittadino onorario di Parigi e Palermo, la corte federale d'appello della Pennsylvania ha rimandato ai giudici di Philadelphia la responsabilità di un verdetto degno di uno stato di diritto. Vedremo. Ma. Chi è stato membro del Black Panther Party, cioé ha osato alzare la testa qualche centimetro di troppo, deve pagare l'arroganza di quel gesto, Obama o non Obama. Ora però, almeno, ci è più chiara la tecnica di combattimento usata in 50 anni da una illustre democrazia.
In una prima fase, più pericolosa, di lotte sociali di massa anni 60, si assassinano «indirettamente» i leader troppo carismatici (Lumumba, Malcolm X, Martin Luther King...). Poi, negli anni 70, direttamente, e senza alcun pudore, tra calunnie e delatori, squadre terroriste dell'Fbi appositamente organizzate (programma Cointelpro) annichiliscono il fulcro delle organizzazioni antisistemiche di base. Basta ricordate la quindicina di dirigenti e simpatizzanti famosi del Bpp sterminati via via dalla polizia (Bobby Hutton, Fred Hampton, Mark Clark, fratelli Solidad, Move, simbionesi, perfino Jimi Hendrix, altro che quella fandonia dell'eroina...) o messi in condizione di non nuocere (incarcerati o perseguitati o esiliati tutti gli altri, da Seale a Huey Newton a James Forman...). E chi organizzò questo massacro? W.C.Sullivan, assassinato nel 1977...
Quindi, con Reagan, una ridicola semplificazione delle procedure e della possibilità d'appello che trasformò le prigioni americane in «mattatoi quotati in borsa» per ispanici e african-american. Soldi.
Infine una tortura cinese (nel senso più dei mandarini confuciani che del Pcc), «infinita» contro i sovversivi ancora in libertà, che colpisce via via tutti, non solo il prigioniero politico Mumia Abu-Jamal, ma anche, proprio nell'agosto '95, Rap Brown, altro leader storico del movimento per l'emancipazione mentale degli americani, e di qualunque sfumatura di colore siano.
Ha scioccato in questi anni il silenzio e il conformismo della grande stampa e dei mass media Usa, a parte l'eccezione cinematografica. Mumia, giornalista anche radiofonico, presidente dei reporter african-american al tempo dell'arresto, non può davvero ringraziare i colleghi. Hanno taciuto, o sussurrato appena. Struzzi. Forse perché i bookmaker davano per certa, nell'agosto '95, l'iniezione letale che lo aspettava? Sapete, i sondaggi... Mumia è un collega di grande umorismo e cultura, che, prove in mano, «sparava» contro il governo per migliorare le cose, smascherando ingiustizie e crimini dei potenti. «Solo così sarai a posto con la tua coscienza», parola di John Belushi reporter. I colleghi di Mumia non hanno però vivisezionato o contestato con la passione dovuta quel processo, né la giuria esplicitamenter razzista, né il verdetto di colpevolezza del 1982, né l'ostinazione reazionaria del più maniaco (perversione: le forche friggenti) giudice d'America, Albert Sabo. Eppure con Mumia se ne sarebbe andata anche qualche troppo sbandierata, da loro, virtù nazionale... Ora si potrebbero riabilitare come William Styron, Alice Walker, Rushdie, Woophi Goldberg, Darrida, Stone, Breytenbach, Byrne, Tim Robbins & Susan Sarandon, Edward Asner, Michael Moore, Ossie Davis, Spike Lee e i 600 che protestarono e fecero sit-in ovunque. I libri ci sono, e anche i film (l'ultimo, In prison my whole life di Marc Evans). Ma l'incubo iniziato il 9 dicembre 1982 non è ancora finito.

Annullata la sentenza contro Mumia Abu-Jamal

il manifesto 28.03.2008
La corte federale d'appello di Filadelfia ha detto no alla pena capitale per l'ex pantera nera, da 26 anni nel braccio della morte. Il tribunale non ha però accolto la richiesta di un nuovo processo che provi finalmente la sua innocenza
Matteo Bosco Bortolaso
New York

Niente boia per Mumia Abu-Jamal. Almeno per ora. Una corte federale d'appello si è rifiutata di confermare la pena di morte per l'ex pantera nera, simbolo della campagna contro le esecuzioni capitali. Nel 1981 Mumia uccise l'agente Daniel Faulkner, continuano a sostenere i tre giudici della corte d'appello del «terzo circuito», un'area che comprende anche la Pennsylvania, dove l'imputato è detenuto. Per i magistrati le opzioni sono due: condannare l'imputato all'ergastolo oppure chiamare una nuova giuria, che potrebbe decidere per il carcere a vita o la pena di morte. Un nuova udienza deve essere convocata entro 180 giorni. Una piccola apertura, insomma, rispetto a chi chiedeva un processo tutto nuovo nel quale l'ex pantera nera potrebbe provare la sua innocenza. Abu-Jamal ha sempre dichiarato di essere stato condannato da una giuria razzista, composta da dieci bianchi e due neri.
La sua carriera di attivista politico comincia quando era giovanissimo e si batteva nel 1968 contro il candidato segregazionista alle presidenziali, George Wallace. Esponente di spicco delle Pantere nere, giornalista radiofonico senza peli sulla lingua, Wesley Cook - questo il suo vero nome - faceva il tassista di notte per arrotondare. Fu accusato di aver ucciso nel dicembre del 1981 il poliziotto Daniel Faulkner, 25 anni, che stava arrestando suo fratello per una contravvenzione stradale. Cosa accadde veramente quella notte di 26 anni fa? La polizia avrebbe trovato Mumia privo di sensi, ferito da un'arma da fuoco, accanto al cadavere di Faulkner.
L'arma del delitto era diversa da quella che il giornalista-tassista portava legalmente nell'auto. Inoltre, ci sono dubbi sulla presenza di una «supertestimone», una prostituta conosciuta come Cynthia White. Diversi anni dopo, un altro uomo, Arnold Beverly, avrebbe confessato di essere l'omicida. E secondo la stenografa del tribunale, il giudice Albert Sabo, avrebbe detto: «Farò di tutto per aiutarli a friggere questo negro».
Già in una precedente sentenza, firmata dal giudice William Yohn nel 2001, emergevano dubbi sulla decisione che la giuria aveva preso nel 1982, a un anno dall'omicidio. Il magistrato diceva che era incostituzionale chiedere ai giurati di raggiungere l'unanimità per cercare eventuali attenuanti. Anche allora si davano 180 giorni alle parti per fare ricorso. Cosa puntualmente avvenuta, rimettendo in pista l'opzione della pena capitale.
Ieri, con la decisione della corte d'appello, la storia si è ripetuta. Anche dal complicato linguaggio che contraddistingue le pagine redatte dal giudice capo, Anthony J. Scirica, traspare che qualcosa, nel processo del 1982, è andato storto: «Le disposizioni della giuria e la forma del verdetto - si legge - hanno creato la ragionevole probabilità che alla giuria fosse preclusa la possibilità di trovare una circostanza attenuante, sulla quale non c'era stata l'unanimità». Un magistrato della corte d'appello, Thomas Ambro, si spinge più in là degli altri due colleghi, accogliendo la posizione di Abu-Jamal: secondo il giudice, l'esclusione di neri nella selezione della giuria va contro una decisione presa dalla corte suprema nel 1986, la cosiddetta Batson v. Kentucky. Ambro scrive di non voler «aprire le porte della prigione e capovolgere la condanna di Abu-Jamal», ma soltanto di capire se il fattore razza ha giocato un ruolo nella composizione della giuria. L'avvocato dell'ex pantera nera, Robert Bryan, ha espresso soddisfazione, ma ha precisato: «Non sono felice che due dei tre giudici siano rimasti sordi al razzismo che ha permeato questo caso».
Anche altri sostenitori di Mumia hanno reagito con cautela, organizzando manifestazioni di protesta. «Non è stata una vittoria, in nessun modo», ha dichiarato Pam Africa, membro del gruppo radicale Move. «Quella di oggi è stata la parodia della giustizia», ha detto Jeff Mackler, del gruppo «Mumia Abu-Jamal libero», che sperava in un processo tutto nuovo. Negli ultimi mesi, comunque, gli Usa sono entrati in una feae di moratoria «di fatto» sulla pena di morte, in attesa della decisione della Corte Suprema, che dovrà dichiarare se l'uso dell'iniezione letale è costituzionale o meno.

venerdì 28 marzo 2008

Brooklyn sessions

Adam Yauch, meglio conosciuto con lo pseudonimo di MCA, è uno dei tre musicisti che compongono il gruppo dei Beastie Boys.
Questo album fa sentire le sessioni di registrazione di un progetto, denominato "Brooklyn" che non è andato in porto (fino alla pubblicazione di questo album, in realtà).
È un ascolto interessante, in cui si sentono molto bene gli apporti di Yauch al sound del gruppo.
Consigliato.

giovedì 27 marzo 2008

Annullata condanna a morte per Mumia Abu Jamal

con questi tempi di magra anche le mezze vittorie sono benvenute
dal sito di Repubblica:

La decisione della corte federale d'appello di Philadelphia.
L'accusa potrà presentare un nuovo caso, o sarà ergastolo

Annullata condanna a morte per Mumia Abu Jamal

Membro delle Pantere Nere, ex giornalista radio, il detenuto è stato per anni il simbolo delle campagne contro la pena capitale





WASHINGTON - Un tribunale d'appello federale ha annullato oggi la condanna a morte contro Mumia Abu-Jamal. Il detenuto, condannato alla pena capitale nel 1982 per l'uccisione di un poliziotto, è stato per anni un simbolo delle campagne internazionali contro la pena di morte. I suoi sostenitori - da Amnesty International all'arcivescovo Desmond Tutu - sono convinti che abbia subito un processo ingiusto e razzista.

Un passato da giornalista radiofonico, militante delle Black Panthers, Abu Jamal - oggi cinquantatreenne - è nel braccio della morte da 26 anni. La decisione odierna della Corte d'appello di Philadelphia significa che l'accusa dovrà presentare nuovamente il proprio caso davanti ad una giuria per chiedere nuovamente la pena di morte entro 180 giorni, altrimenti la pena per Abu Jamal verrà automaticamente commutata in ergastolo. Secondo il Philadelphia Inquirer, è quasi certo che lo Stato ricorrerà in appello.

La corte ha tuttavia respinto la richiesta di annullare la condanna per omicidio di primo grado presentata da Mumia Abu Jamal, che aveva chiesto di avere un nuovo processo per poter provare la propria innocenza.

(27 marzo 2008)

lo speciale di repubblica tv

segue

mercoledì 26 marzo 2008

Terje Rypdal

Come questo chitarrista norvegese sia capitato fra i miei dischi è del tutto inspiegabile.
Probabilmente era in qualche lista d'ascolto casuale (adoro i generatori di liste randomizzate).
Di certo ha pesato lo sciovinismo che muove la mia ricerca se non i miei gusti (mi rifiuto di ascoltare solo artisti anglofoni).
In ogni caso una scelta azzeccata anche se questo bleak house, del 68, risente forse un po' troppo dell'inesperienza, di troppe influenze rock poco mediate e di una sostanziale dipendenza dalla musica anglosassone.
Comunque un bell'album, che merita un ascolto o due, prima di essere giudicato (se siete di quelli che giudicano).

nera celebrazione

diaciamocelo, sto perdendo tempo.
Avendo pubblicato il numero 3 del super skrull dovrei affrettarmi a buttar giù il numero 4.
Ho da plottare una serie comica: howard il papero (oppure Orestolo il papero, come era stato tradotto sul finire degli anni 70. Apro un referendum) fare un salto al centro studi del teatro stabile dell'umbria (che voi sappiate hanno anche televisione?) e in generale trovare materiale su Saturnino Farandola.
In più c'ho sempre un romanzo da finire e una campagna elettorale da fare.
Però...
Black Celebration è il primo album dei Depeche Mode che ho acquistato.
Non era quella la mia intenzione, quel giorno ero andato per acquistare
Some Great Reward (sempre il mio sguardo retroriflesso) e non l'album appena uscito, ma da Mipatrini non c'era e io, pur facendo serie resistenze ad acquistare un album nuovo invece che due nice price, oramai avevo fatto la bocca ai Depeche Mode.
Da allora lo riascolto abbastanza regolarmente e sempre con un certo gusto. Buffo quante siano le metafore gustative.
Lo consiglio anche a voi. (a quei 3 che non lo hanno già ascoltato fino a stufarsi, ovviamente)

domenica 23 marzo 2008

varie

Considerando gli accessi al mio profilo e le risposte che ricevo ai post mi chiedo se ha senso continuare a scrivere.
In ogni caso, visto che non lo faccio solo per essere letto...
Gira da un po' in rete una serie di antologie dei gruppi di canterbury.
Non riesco a trovare notizie affidabili rispetto a queste antologie in rete, in ogni caso mi è capitato tra le mani il volume 12, quello degli Hatfield and the north.
Il gruppo è notevole e si sente, infatti l'antologia, pur essendo un'accozzaglia abbastanza disordinata, è un'accozzaglia disordinata di robba notevole.
Sostanzialmente la comparsa al john peel show più un po' di roba da vivo.
Ora, il gruppo è il classico gruppo di passaggio di quella scena, in cui nomi e gruppi bascevano e morivano in continuazione.
Di fatto dopo appena due album il gruppo divenne National Healt mentre Sinclair che veniva dai Caravan passò ai Camel.
Interessante.

sabato 22 marzo 2008

bestie

I Beastie Boys sono tre tizi piuttosto creativi, quindi vi ammorberò spesso con le loro gesta, almeno le più particolari.
Intanto beccatevi 'sto live in Sydney.
Questo era solo un avviso.

nuova puntata del super skrull

nel nuovo aggiornamento della fanfiction

venerdì 21 marzo 2008

la traversata del diavolo

e in generale Devil di Brubacker (la parte che ho letto, ovviamente). Credo di aver già accennato quanto considerassi insoddisfacente il Devil di Bendis. Lunghe e incasinate storie in cui dialogo si succedeva a dialogo inconcludente. La trama non si risolveva mai stratificandosi di stronzata in stronzata. Ovviamente i disegni, seppur magnifici, non migliorano la cosa, soprattutto non per me che sono, ne sono cosciente, molto spostato sul lato "scrittura".
Poi arriva Brubacker, fa precipitare una situazione che vivacchiava da tempo e con tre storie magistrali la risolve, logicamente, senza ricorrere a deus ex machina di nessun tipo.
La soluzione della storia è la storia stessa.
Ovviamente la parte più gustosa è il precipitare della situazione in prigione. La dinamica dei personaggi è stupenda.
Dialoghi secchi e veloci di gran lunga più pieni di senso che le interminabili, inconcludenti, schermaglie verbali di Bendis.
Il resto, che è una conseguenza ed insieme un tirare le fila in una storia on the road per l'Europa, è un precipitarsi, nei piani di Vanessa Fisk e in quelli dell'autore, verso il confronto finale. Confronto verbale (ma non senza vittime) in cui la violenza fra i due sta solo nelle parole.
Ma la violenza sta nelle azioni che queste parole provocano.
Stupendo.
Bella poi la chiusura col dialogo interiore di Milla. Nulla a che spartire, però, con la storia che precede. Quasi una pausa.
Quindi il passaggio a Brubacker (basta che non scrive troppe storie contemporaneamente, ho visto troppe stelle appannarsi in questo modo) è più che apprezzabile. Dovrò decidermi a recuperare anche altre cose sue.
Un solo appunto. Brubacker ha detto di aver usato Tarantula Nera perché non era disponibile Tarantula.
Beh, ma Tarantula era solo un militare, fascista, al soldo di non ricordo più bene quale dittatura dell'America del sud (o centrale?).
Al massimo un buon acrobata.
Tarantula Nera, invece, oltre ad essere un boss del crimine, è un tizio alto due metri, iperforte, invulnerabile, che lancia raggi distruttivi dagli occhi. Non esattamente intercambiabili, mi pare.
Invece un magistrale uso del Punitore.
Frank Castle è un personaggio che male incontra le mie corde. Il perfetto vigilante, con una morale rispetto al crimine che non potrò mai condividere.
Ma soprattutto scritto di merda. Io credo che per lo più, coloro che lo hanno scritto condividessero quella filosofia, non rendendosi conto che scrivevano di un idiota, per la società, del grosso delle sue vittime.
Qui no. Qui Brubacker ne fa un uso splendido. C'è un confronto con Matt in prigione, saranno meno di sette parole a testa. È stupendo. Si dicono tutto il necessario. Nulla di più, nulla di meno.
E Elektra? E la Mano? Potrei andare avanti per ore.

ho imparato a mettere i video

figurine del manifesto

tra l'altro
mi mancano 5 figurine per finire l'album

non è che qualcuno c'ha l'1, la 42, la 138, la 144 e la w?


Dr. Djembè

Vi racconto un flash.
La mattina del 19 (du giorni fa, prima di partire per Roma) sono andato col compagno Paolo a fa il giro de attacchinaggio.
Passa il tempo e mi ascolto, tra una sosta e l'altra, il Dr. Djembè.
Tra una battuta e l'altra, la presentazione di gustosi giochi musicali, battutacce e battitine, Bollani e Riondino fanno una (vera) intervista a non ricordo più quale filosofo (so un cazzo, io non riesco mai a trovare nulla sul sito della Rai) sulla canzone "dimmi bel giovane" e il tizio vola, ben aiutato dai due conduttori, a vette stupende del pensiero con dissertazioni interessanti sulla canzone anarchica (Riondino ha fatto una citazione che mi spinge a cercare il file del programma. Mai sentito quel testo) del rapporto tra tempo e filosofi (in opposizione al tempo in mano a preti e re).
Poi mi sono fermato a pranzo al bar e mi sono fatto un panino ascoltando radio DJ.
Signori e signore, so di essere elitario, ma è raro traovare tali conferme del fatto che è una scelta GIUSTA.

stupidi

A seguire i dibattiti televisivi, in particolar modo quando si tratta di giornalisti notoriamente vicini al PD, viene da chiedersi: "ma sono stupidi o faziosi fino all'indecenza?"
Perché sostituire alle domande gli slogan elettorali e le parole d'ordine del partito è un comportamento di merda. Certo, da Fede uno se lo aspetta, ma da Fede.
Ho visto Corradino Mineo che parlava di ambientalismo del no rispetto all'inceneritore di Acerra.
Ora sembra che l'emergenza rifiuti sia colpa di Pecoraro Scanio e del blocco dell'inceneritore di Acerra.
Allora, pur non provando particolare simpatia per Pecoraro Scanio mi sento di dover precisare alcune cose.
Perché di fronte al servilismo tipico dei giornalisti italiani io, che pur faccio parte della categoria del tutto di straforo e che quindi potrei fregarmene, poiché non è certo un tesserino a pagamento che determina un pezzetto della mia identità, mi sento in qualche modo diminuito. Un po' sporco.
posto che gli inceneritori non costituiscono una soluzione del problema rifiuti (caso mai una dilazione), l'inceneritore di Acerra è stato bloccato dalla MAGISTRATURA per tre questioni, non certo indipendenti l'una dall'altra.
Intanto è sbagliata la collocazione, non è da oggi che si sa, in una zona già pesantemente inquinata e per nulla sicura.
Poi è mal progettato. La tecnologia arretrata è di poco migliore di quella che ha fatto si che l'inceneritore di Terni aprisse la lunga teoria (ma non ci vuole la palla di vetro per predirlo) delle chiusure per inquinamento. Ci vorrebbero, già adesso, 25 milioni per aggiornarlo.
Inoltre il cantiere era pesantemente inquinato dalla CAMORRA.
Pecoraro Scanio, ma in realtà tutta la sinistra (non la Sinistra l'Arcobaleno e basta) e molti comitati cittadini che di sinistra probabilmente hanno poco, hanno la colpa, quella dell'ambientalismo del no, di averlo detto e dimostrato prima di qualsiasi altro. La MAGISTRATURA lo conferma. Viene da chiedersi: l'ambientalismo del fare consiste nel tacere e nel fare pressioni per insabbiare le indagini, così che la CAMORRA continui a fare i suoi affari lucrosi sui rifiuti inquinando la Campania (ma non solo)?
Certo, partisse la raccolta differenziata a Napoli, poi chi la produce abbastanza monnezza da far funzionare a regime il colossale inceneritore di Acerra? (
circa 750.000 tonnellate all’anno. Tanto per capirci tutti gli inceneritori tedeschi bruciano in totale 240.000 tonnellate l'anno).
Uno di questi giorni butto giù anche un post sul ciclo dei rifiuti. Anzi, a sto punto ci scrivo un articolo sano e lo mando ai giornali. Mi incuriosisce vedere se il titolo sarà uno slogan del PD o del più completo PDl.

buona primavera a tutti/i

Anche se sembra una presa pel culo.

francamente c'ho i cojoni gonfi, praticamente ho sputtanato un giorno e mezzo per andare a Roma a vedere una cosa con l'Ermi in un particolare negozio che fa gli sconti.
La sera abbiamo fatto tardi, anche piacevolmente, in ogni caso non c'è stata possibilità, quindi abbiamo rinviato alla mattina. Nella notte si è abbattuta sulla città una tempesta di fulmini. Ci hanno svegliato, tremavano vetri e pareti.
Segno che erano potenti (capirai, so fulmini, no?) e vicini.
Ho pensato: e che cazzo, tanto ci sono i parafulmini.
Insomma, in sto posto hanno il magazzino con la serratura elettronica che è saltata.
Un giorno e mezzo fottuto.
In cambio ho svariate paginette di cose da scrivere.

Mikey Dread, la leggenda se ne va

da il manifesto 18/03/2008

Jamaican Reggae
Flaviano De Luca

Una malattia terribile si è portato via Mikey Dread -leggendario personaggio della musica giamaicana, cantante e produttore discografico- morto in Connecticut, a casa della sorella, all'età di 54 anni. All'anagrafe Michael Campbell, nato a Porto Antonio, cominciò come tecnico del suono a JBC(Jamaican Broadcasting Company),la radio pubblica dell'isola,e rivoluzionò, a metà degli anni settanta, l'universo dell'etere con una trasmissione, Dread at the Controls (il titolo che diventerà un po' il suo logo e poi il suo inno) dove, approfittando del suo enrome bagaglio di conoscenze, programmava i successi reggae più recenti spesso raccontando aneddoti e storia produttiva e svelando le origini dei classici più in voga del dancehall.
Fino ad allora, spinte (e ispirate) anche dalla pubblicità, le radio giamaicane mandavano principalmente musica importata dagli Stati Uniti e la svolta fu radicale. Ma la genialità di Dread era totale, anche gli spot pubblicitari nella sua trasmissione erano profondamente innovativi con rumorismo, echi, giochi di parole e le voci di due ragazze, Althea Forrest e Donna Reid, che col nome di battaglia the Mighty Two incideranno Uptown Top Ranking, grande hit delle classifiche 1977 sia in Giamaica che in Gran Bretagna. E anche altri brani del potente deejay, Homeguard e Schoolgirls, seguirono il successo di Dread at the controls.
Proprio a Londra e dintorni, il cantante dal tono nasale e basso sbarcò all'inizio degli anni '80, stringendo un'amicizia duratura coi Clash, da sempre attenti ai gruppi di rasta e natty rebels che si univano alle orde punk. La collaborazione tra il deejay/produttore e la band londinese portò dapprima ai singoli Bank Robber (e Robber Dub) per sfociare nel lavoro collettivo in almeno sei brani del triplo Sandinista (dove Mikey canta in Living in Fame, One More Time e If Music Could Talk). Proprio le scelte musicali di Mikey Dread, bravissimo nello scaldare il pubblico coi suoi brani dancehall e roots reggae prima dei concerti di Strummer e compagni, amplieranno la sua fama leggendaria anche in Europa e Usa (sebbene Dread, nero e coi dreadlocks, racconti un episodio di razzismo avvenuto a Los Angeles, superato grazie all'aiuto di Joe Strummer, del quale sarà autentica guida nello sfavillante universo dei ritmi giamaicani). Mikey Dread sarà anche l'autore e il conduttore di un programma tv, Deep Roots (su Channel Four), dedicato alla muisca dell'isola e continuerà a incidere e produrre dischi fino al 1996

liberazione 18/03/2008
Mikey Dread, addio al mito del reggae

Non è un percorso artistico comune quello seguito da Mikey Dread - al secolo Micheal Campbell - scomparso sabato scorso all'età di 54 anni per un tumore al cervello. Giamaicano di nascita, da giovane tecnico del suono era passato all'attività di cantante e di produttore discografico, fino a diventare vera e propria leggenda del reggae prima in patria e poi in Inghilterra, dove aveva collaborato con i punk-rockers Clash.
Tutto ha inizio negli anni 70, l'epoca d'oro del reggae. Mikey Dread, con un diploma da tecnico elettronico, viene assunto presso l'emittente radiofonica Jamaica Broadcasting Corporation, che all'epoca non trasmetteva musica reggae, ritenuta del «ghetto» e perciò sconveniente per gli ascoltatori di target medio-alto dell'emittente. Mickey Dread convinse però i responsabili del palinsesto a concedergli la fascia notturna per mandare sonorità "roots and culture" e dub. Il leggendario programma "The Dread At The Controls" fu un successo di ascolti, anche grazie alle novità apportate da Mikey Dread, quali nuovi suoni, effetti e jingles. La sua popolarità cresceva proporzionalmente alle invidie e alle gelosie da parte dei colleghi, tali da provocare alla fine la soppressione della trasmissione radiofonica. Ma la strada era ormai battuta: da sound engineer Mikey Dread era andato affinando le capacità di deejay, e il suo stile fresco si combinava perfettamente con gli sviluppi della scena di allora. La sintesi avvenne nel 1979 con l'uscita del primo lp Evolutionary rockers , stampato anche in Inghilterra con il titolo The dread at the control (dall'amicizia con King Tubby seguì poi The Dread at the control dubwise ). Contemporaneamente in Inghilterra si andava aprendo un altro importante capitolo della sua carriera: per i Clash produsse "Bank robber" e molte delle tracce contenute nel memorabile triplo album Sandinista del 1980.
Gli anni d'oro da produttore proseguirono per tutto il decennio degli 80 (curò artisti quali Earl Sixteen e Junior Murvin); mentre nel 1982 la sua voce presenta la serie televisiva di documentari sul reggae Deep Roots (anche in America negli anni successivi si occuperà di progetti televisivi di diffusione del reggae). Nel tempo la qualità della sua musica è andata via via scemando e il suo carattere difficile gli procura qualche problema contrattuale con varie etichette. Trasferitosi definitivamente negli Stati Uniti, nel 2002 dà alle stampe il suo ultimo cd Rasta in control . La sua vita e la sua discografia è consultabile online al sito ufficiale http://www.mikeydread.com

latrine

io adoro Daniele Luttazzi.
Però se vi leggete il suo pezzo sul manifesto del 19 (che riporto in fondo) vi rendete conto sia di come costruisce i pezzi (non è che sia una novità) sia del fatto che è il secondo miglior satirico italiano, dopo Ferrara. In ogni caso il primo consapevole.
Ringrazio Ferrara perché, dopo avermi suggerito il titolo per un programma alla radio (racconterò anche questa) ha coniato il sottotitolo del mio blog.
Quando schiatterà (e se continua ad abbuffarsi così non sarà tanto in la) dovrò trovare un altro muso (o anche una musa, non sono sessista)

dal manifesto del 19

l'orco
Daniele Luttazzi

Dalla premessa che l'embrione è vita umana, l'Orco inferisce che l'aborto è omicidio e quindi va sospeso in tutto il mondo. A nulla vale ricordargli che l'aborto è moralmente giustificato quando in gioco c'è la salute della madre o l'embrione è gravemente malato; e che comunque spetta alla madre decidere: l'Orco si dice d'accordo con la 194, ma insiste (ci sono le elezioni) con gli effetti truculenti di cui è maestro. Per persuadere il lettore che la guerra in Iraq era giusta non esitò a pubblicare sul suo Foglio quattro pagine a colori di foto di ostaggi decapitati dai terroristi di Al Qaeda, anche se Saddam e l'Iraq non c'entravano nulla con Al Qaeda, e i terroristi che tagliavano teste erano la conseguenza di quella guerra. Grand Guignol retorico: dice che le donne non sono assassine (e intanto lo implica); accosta la pena di morte all'aborto (un deja vu che ha una sua ironia tragica: all'Onu, questa strumentalizzazione fu usata da sei stati per opporsi alla moratoria della pena di morte. Erano Egitto, Libia, Iran, Sudan, Usa e Vaticano! ); si augura di avere la sindrome di Klinefelter (e chiede a sua moglie di pregare affinchè gli esami clinici lo confermino, una richiesta che è tutta una poetica); invoca che tale sindrome sia cancellata dalla lista delle malattie che giustificano l'aborto (non c'è mai stata nessuna lista del genere); vuole seppellire i feti abortiti (che però non sono persone, e infatti la Chiesa non li battezza); affigge in tutt'Italia manifesti con la scritta «Abortisce per un reality» (notizia falsa ); si atteggia a convertito (ma un convertito senza carità è solo un inquisitore che sorveglia e punisce); fa una similitudine impropria fra libertà delle donne e demografia coatta in Cina (in realtà questa è contro quella); si supera col paragone osceno fra aborto e Shoah. Insomma una provocazione continua, un insistente marchiare con infamia. Poi si offende se lo contestano ai comizi, che sono il suo piccolo teatro dell'atroce (l'obbrobrio come anatomia politica: frugare nel corpo delle donne, disarticolarlo, ricomporlo, è al contempo un rituale di supplizio e una tecnica di potere). Infine trabocca: «Sulle porte delle cliniche abortiste dovrebbe esserci lo slogan 'Abort macht frei' così come all'ingresso di Auschwitz c'era scritto 'Arbeit macht frei'». E qui un lettore gli dà del fesso: aborto in tedesco si dice abtreibung. «Abort macht frei» significa «La latrina rende liberi». Lo ritrovo dove l'avevo lasciato.

mercoledì 19 marzo 2008

È Morto Arthur Clarke

Aveva 90 anni, ce lo aspettavamo da un momento all'altro, ma è sempre e comunque una grande perdita per la Fantascienza. E per la letteratura tutta.
Era conosciuto più che altro per la sceneggiatura di 2001 odissea nello spazio di Stanley Kubrik.
Ne trasse poi un romanzo (e dei sequel) molto bello.
La storia che ispirò il tutto è un racconto, relativamente breve, "la Sentinella" che si svolge, in realtà, prima del film.
Vediamo, arrivati nel lontano, oramai nel passato, 2001, il monolite sulla Luna la cui scoperta è il fulcro del film.
Il monolite viene scoperto nel racconto. È un allarme. Sta li a dire "sono arrivati sulla Luna."
Ovviamente la sua produzione è ben più ampia, quasi sconfinata, ed è, per lo più, di alto valore letterario.
Ma illustrare la varietà dei temi sarebbe lungo e già mi rimproverano per la lunghezza dei miei post.
Mi limiterò, quindi, a quelli che io considero i temi centrali di questo libro e film.
Intanto la cura per l'attendibilità scientifica che Clarke metteva nei suoi romanzi. Fin dove possiamo spingerci? Quali sono i nostri limiti, se limiti abbiamo?
Lo sviluppo intrapreso dalla nostra cultura è connaturato in noi? È indirizzabile, controllabile?
C'è qualcuno la fuori? Ha qualche interesse per noi? Siamo in grado di capirlo?
Qual'è il limite dell'intelligenza? Cosa possiamo chiamare "vita"?
Per un solo libro mi pare molto.
Quindi: è morto Arthur Clarke. Ci mancherà.

ps incidentalmente era anche uno scienziato e propose, in un articolo intitolato
"Possono le stazioni razzo fornire una copertura radio mondiale?", pubblicato su Wireless World nel 1945, l'idea che ha dato vita al fatto che la fascia orbitale che, non a caso, abbiamo denominato fascia di Clarke sia piena di satelliti che rimpallano da una parte all'altra del mondo le nostre telecomunicazioni.
Io continuo a credere, comunque, che il suo contributo maggiore allo sviluppo della specie siano le sue opere letterarie e non Sky.

pps riapro il post per una citazione "Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia".

martedì 18 marzo 2008

danze

Chissà perché non vi ho ancora mai parlato di Klaus Schulze?
Non ci sarà stata l'occasione.
Ho però parlato dei Tangerine Dream.
Schulze è uno dei musicisti europei più significativi, forse uno dei più significativi in assoluto della sua generazione. Ha segnato la musica, in particolare quella elettronica.
È anche per questo che ho allegato anche una scheda critica oltre alla solita pagina di you tube.
Non ho molto da dire in più. Solo che non ho ancora ascoltato tutta la sua sconfinata discografia. Dal mio punto di vista questo è un bene. Se potessi, infatti, ascolterei almeno un cd nuovo al giorno. Diventa sempre più difficile.
Blackdance è uno degli album che ho scaricato con i 50 mp3 gratis che mi hanno rifilato per provare la nuova versione di winamp. Visto che è diventato quasi inutilizzabile nella versione con le skin moderne almeno serve a qualcosa. Backdance è anche il primo dei suoi dischi che mi sono trovato fra le mani la prima volta che sono andato da Musica Musica a PonteSGiovanni. Non era il 74 ma poco ci manca.
A proposito, guardate la copertina.
Insomma, è un po' che ci sto girando intorno, ma sto tizio mi ricorda il protagonista di Heimat II. A voi no?
Si, lo so che in effetti non è che ha molto senso. In realtà è solo che il panorama musicale tedesco all'inizio degli anni 70 è veramente ben delineato nel film.

storie

Ry Cooder, che qualcuno magari conosce per la colonna sonora di alcuni film di Wender, è un pregevole musicista i cui meriti sono quasi certamente maggiori della sua fama.
Intanto è poliedrico nel suo studio delle radici della musica moderna. Non si ferma alle soglie degli Stati Uniti, collabora con musicisti da tutto il mondo (o quasi) e, per quello che valgono le liste, è considerato da una classifica di Rolling Stone all'ottavo posto nella classifica dei cento migliori chitarristi di tutti i tempi.
Beh, in effetti è un chitarrista di tutto pregio, autodidatta è considerato un virtuoso della tecnica "slide". Al punto che fu la sua chitarra ad essere usata nel film su Robert Johnson.
È stato il promotore, uno dei promotori del "buena vista social club".
Insomma un tizio che non è facile liquidare con poche parole per lo più confuse.
Se vi capita l'occasione ascoltate qualche suo album. Magari questo boomer's story oppure bop til you drop (che copertina). In realtà uno qualunque, non faccio preferenze o quasi.
Anche se talking Timbuktu, con Ali Farka Toure fa riflettere come potrebbe essere stato un ipotetico pre-blues prima dell'avvento dei registratori (a disco di cera). Ma magari sono solo palle mie.
Buon ascolto.

lunedì 17 marzo 2008

eccolo

uomini vuoti

Boh, sarà che io non ho capito qualcosa, ma il titolo di 'sto romanzo, al di la che è un riferimento ai versi che si trovano verso la fine, attribuiti forse a Yeats, e che sono un po' la sintesi delle deduzioni del personaggio sulla struttura dell'universo, a me sembra sostanzialmente gratuito.
Ora, io Dan Simmons lo apprezzo. È già da tempo un autore che affronto senza patemi, quando ho bisogno di leggere qualcosa che so già in partenza che non mi deluderà.
Ha iniziato con l'horror. Il suo primo romanzo, che strizzava fin troppo l'occhio al romanzo d'avventura esotica del tardo ottocento (il tizio è un autore abile e colto), mi aveva in un primo momento molto infastidito.
In realtà era adorabile (soprattutto perché invece che far inseguire i personaggi per tutto il tempo da un simil super-villain che fuori contesto sarebbe un clown inserisce i personaggi in un'atmosfera che è orrorifica di per se. I suoi personaggi sono spesso prof universitari. Ora, piate uno di questi, del più profondo midwest e sbattetelo a Calcutta.).
La saga di Hyperion è uno dei più lucidi affreschi di un lontano futuro che ho letto, oltre che dei più complessi.
Ma andiamo per ordine. Questa è (dovrei dire era, ma il libro l'ho finito un paio di giorni fa) la settimana delle teorie probabilistiche dell'universo.
Prima il video di Guzzanti, ora sto libro.
Visto che io teorizzo la sincronicità non posso che goderne.
Da piccolo (ma neanche tanto) volevo fare l'astrofisico. Poi mi accorsi che la fisica quantistica incontrava più le mie corde.
Ma la mia matematica si è andata sempre più imbarbarendo e in seguito fui attratto dalla caotica complessità delle società umane. Quindi non se ne fece nulla. Fatto sta che a 15 anni capivo meglio le implicazioni della teoria della relatività generale di quanto non faccia ora.
Quindi, magari, tutto quello che sta scritto in questo libro sono solo tecnobubbole.
Ma Simmons, in "gli uomini vuoti", parte dagli ultimi sviluppi delle teorie quantistiche, infarcisce tutto con tecnobubbole più o meno credibili e un po' di gergo matematico fornitogli dalle sue letture (e dalla supervisione del suo amico matematico). Aggiunge una delle poche realizzazioni credibili della telepatia (che all'interno della teoria del campo unificato, in effetti, perde alcune delle sue contraddizioni logiche. Non per questo è provato che funzioni) per imbastire una trama d'avventura. Un viaggio, sulle strade di un'America dura e terribile, in cui si passa da un negozio di eremiti persi tra le paludi della florida alla caotica folla di Disneyworld. Dalle grinfie di un mafiosetto da quattro soldi alla steimbeckiana desolazione di un villaggio di senzatetto sotto il cavalcavia dell'autostrada di Denver (a 1700 metri sul livello del mare, tanto per capirci) fino al deserto del Texas. Dalla padella di un vicesceriffo stupido e crudele alla brace di una serialkiller razzista e in fondo sciocca. Dal purgatorio costantemente illuminato di Las Vegas all'universo tascabile che può generare una mente senza o quasi input sensoriali.
È la storia di un uomo ferito dalla perdita dell'unica persona che abbia mai veramente amato e dall'intollerabile violenza della capacità che avevano in comune. La telepatia usata per gettare uno sguardo crudele nell'animo umano. Ce n'è per 20 romanzi, ho letto saghe intere basate su uno solo di questi aspetti (ricordate al teoria della merda?).
Beh, qui in più c'è una scrittura abbastanza semplice, in partenza, che poi si snoda nell'alternanza fra due piani narrativi, il presente disperato del personaggio (la metafora che usa Simmons è un ricordo di Jeremy. Raggiunse il fondo della piscina e vi restò fino a quando senti mancare il fiato. Resistette ancora, fino a che le bolle d'aria sfuggirono dalla sua bocca e poi, dopo un'altra breve esitazione si rassegnò a tornare a galla. Lentamente.) e i continui flashback.
All'inizio si narra l'inizio e lo svolgersi della sua storia con Gail. Lo straordinario e terribile dono che condividono, le sue ricerche matematiche e l'applicazione che trovano nella ricerca di uno scienziato (ebreo scampato ai forni) rispetto allo studio delle onde mentali come fronti d'onda probabilistici.
Il parallelismo che trovano tra questa teoria e le teorie quantistiche (qui interviene il potere performativo della parola. Bergonzoni docet) e la deduzione che ne traggono di come l'universo si struttura in relazione all'osservatore. Una specie di olograma che prende forma dal caos probabilistico. Il fronte d'onda collassa in un frammento di realtà in relazione al fatto che è osservato.
Vedete, Simmons è più bravo di me a spiegarlo.
In pratica è la trasposizione narrativa del principio quantistico per cui, se osservi un oggetto a livello subatomico, il semplice atto di osservarlo lo influenza e ne cambia lo stato.
L'esperimento delle due fessure ne è la dimostrazione.
Simmons lo fa trasporre al suo personaggio sul piano macroscopico, con un salto logico mica male.
Il risultato è però piuttosto gradevole, la narrazione scorre via molto bene, grazie al gioco delle citazioni esplicite e soprattutto a un pesante ricorso al dialogo anche con funzioni narrative.
Poi il secondo piano inizia a narrare un'altra storia, quella delle disgrazie di un bambino sostanzialmente privo di input sensoriali e tu ti dici: che c'entra mo questo? In seguito, ti accorgi che, con un altro salto narrativo, il narratore del secondo piano (e ti resta il dubbio, anche del primo) non è lo scrittore, ma un qualche tipo di coscienza, forse addirittura disincarnata, che è quella del bambino. E ti chiedi si, ok, ma come cazzettino fa a sapere tutte 'ste cose? Sorge il dubbio che sia lui la "coscienza" che con la sua visione da una forma al mondo, sorta di Demiurgo che è parte del mondo che crea.
Insomma, un romanzo infarcito di tutta 'sta roba e che riesce a gestirla piuttosto bene merita un piccolo sforzo.
Il racconto aggiunto al volume, invece, malgrado l'ipernarcisista scheda dell'autore (sia ben chiaro, io considero l'ipernarcisismo un pregio) non è molto soddisfacente.
Carina l'idea e anche ben scritto, ma Morrison ha scritto, rispetto all'effrazione del quarto muro, cose molto più profonde.
Ok, in coda a qualsiasi altro urania o quasi avrebbe fatto un figurone. Diciamocelo.

sabato 15 marzo 2008

alieni

Sarò un alieno, ma nulla mi toglie dalla testa che nella nostra realtà, foss'anche il nostro un universo completamente probabilistico, il principio d'autorità non dimostra nulla.
Mi rendo conto che per svariati secoli è servito a strappare il consenso sulle più incredibili teorie, ma io ero rimasto che erano già svariati secoli che le cose per essere vere dovevi dimostrarle, non bastava che l'avesse detto tizio o caio.
In circoli piuttosto ristretti, evidentemente.
Quello che è certo è che dietro il riaffermarsi del principio di autorità ci sarà anche un disegno intelligente, ma non è sull'intelligenza che fa presa.
Ma bando alle ciance. Non è per annoiarvi con i fondamenti della conoscenza che sto qui.
Sto qui per annoiarvi con qualche aneddoto e qualche considerazione sulla musica (e poco più)
Riprendo più o meno da dove avevo lasciato.
A me, invece, il funk non è che abbia mai preso più di tanto. O meglio, non è che fosse il "genere!" che andavo a cercare.
Quindi, quando ho visto una bella stesa di album di Bobby Bland ho pensato "e a me...?".
Però il tizio non è funk (qualsiasi cosa voglia dire) e questo anche un cervello svalvolato come il mio non dovrebbe metterci tanto a ricordarselo.
Inoltre con copertine come questa, oltre che farti venire voglia di fregargli la camicia, come fai a non prenderlo?
Incidentalmente però, in biblioteca non te la danno la copertina. Se la tengono loro.
Inoltre io mi sono preso Ask me 'bout nothing (but the blues), che comunque ha una signora copertina, per altri sensi e oltre tutto dimostra, per lo meno che: 1. se qualcosa ti incuriosisce, qualunque sia la ragione, è una buona ragione; 2. la miglior sanzione per un giudizio affrettato è che si punisce da se; 3. non c'è un cazzo da fare, di gente che suona da dio ce n'è sempre svariati stai.
Perché questo (e altri, non vi annoierò coi titoli) è un signor album.


mercoledì 12 marzo 2008

divisione

Non so se vi ricordate i Wham.
Non ricordo bene l'anno (potrei guardarlo su internet ma ai fini del mio discorso è indifferente) comunque eravamo alla cena di Capodanno. Al tennis club di masciano.
Sti due, coi quali a conti fatti avevo un buon rapporto, poiché condividevamo la passione per la musica, seppur non la stessa musica, tornano da Londra.
Ora, il loro gruppo preferito erano gli Steely Dan e la loro passione era molto spostata verso il funk.
Tornarono co' sta cassettina registrata de un gruppo nuovo ed entusiasmante ascoltato in Inghilterra.
I Wham. Ora, il primo album di questo gruppo arrivò tardi e in sordina in Italia, però già si sentiva per radio.
Per noi più proletari fu un momento imbarazzante, per fortuna ce ne stemmo zitti, perché loro erano belli gasati. Invece capii subito qualcosa della borghesia. Anche quella di estrema provincia come più essere masciano.
Non fecero un frizzo. Una tipa con la quale avevo commentato un pezzo loro 5 giorni prima (non di più) si sperticò addirittura in apprezzamenti sorpresi per la novità.
Fu un'illuminazione.
Dal mio punto di vista, ovviamente, sarebbe stato meglio che avessero riportato i Joy Division.
È vero che si erano sciolti anni prima (alla morte di Ian Curtis, uno dei tanti morti violenti del rock. Ci si potrebbe scrivere un libro del tipo "teoria del complotto") più o meno nel periodo del mio ingresso al liceo, ma tanto a masciano non li conosceva nessuno e io non li avrei scoperti anni dopo (non avendo guardato la data di pubblicazione dell'album degli Wham posso solo ipotizzare. Due o tre.)
Visto che stiamo parlando di un gruppo che ha pubblicato due album striminziti e che è durato circa tre anni una compilation di quattro cd sembra esagerata. Invece, sarà che questa è una delle musiche che coglie meglio le mie corde, la ascolterei per mesi.
Sto parlando di Heart and soul.
Visto che c'è poco da aggiungere vi consiglio di ascoltarlo (si, lo so che ormai li conoscono tutti, però io scrivo per i miei dieci lettori, quindi, fatta la tara di quelli che conosco già, è possibile che ci sia uno nuovo, magari abbastanza giovane da essere ancora alla ricerca di cose nuove. Nel senso di mai sentite. Che poi è l'unico modo intelligente di usare la parola "nuovo".)
In fonoteca, almeno tra i cd subito disponibili per il prestito non c'è, ma ci sono altri due album.

lunedì 10 marzo 2008

uffa

Prendo l'occasione perché ho visto (anzi, rivisto, l'ero andato a vedere al cinema) Aeon Flux.
Del film vi parlerò marginalmente, bellino, almeno dal punto di vista dell'immagine.
Io ero andato a vederlo sostanzialmente perché avevo visto e rivisto la breve serie a cartoni animati mandata in onda da MTv. (il link rimanda a video che riguardano sia la serie che il film)
La serie, o meglio, le serie di questo autore sono affascinanti perché evocative. Giocano su una narrazione a volte anche minimale e su evocazioni di concetti, anche complessi, esposti (e a volte purtroppo anche piegati alle esigenze narrative) nella loro interezza, fregandosene delle pippe sui tempi televisivi e creando un effetto tra il tempo del dialogo e il tempo dell'azione che è ipnotico.
Questa serie, almeno in alcuni episodi, gioca inoltre su una frammentarietà narrativa per cui scopri scena dopo scena i confini della narrazione.
Ma non volevo farla lunga con la serie.
Uffa era perché alla fin fine il film affronta una tematica che, trattata così, mi sembra profondamente superficiale.
O meglio, due tematiche che, non solo qui, se è per questo, vengono spesso affastellate con il risultato che si fa un sacco di confusione.
In due parole, per non rovinare niente del film a chi non l'ha visto, il tema della clonazione e il tema dell'immortalità.
Adesso, al di la di ogni pippa, è tematica diffusa l'idea che se prendo alcune mie cellule e ne ricavo un clone questo è la prosecuzione di me.
Sia ben chiaro, c'è gente che ha una simile concezione proprietaria anche rispetto ai figli.
Il fatto è che, comunque concepito, il nuovo nato è un individuo a se. Non prosegue nulla di me, non ha i miei ricordi, la mia personalità, più semplicemente non è me, non impedisce la mia morte.
Che quindi si affronti la questione clonazione da questo punto di vista è pura superficialità, dettata, è vero, spesso da profonda ignoranza della questione.
Ovviamente un pensiero che non ha contatti con la realtà, qualunque cosa intendiamo per realtà, merita a malapena il nome di pensiero, ciò non toglie che confrontarsi con posizioni del genere è più difficile rispetto che confrontarsi con posizioni fondate. Poiché si basano su pure e semplici istanze di "fede".
Altro problema è che è visto di cattivo occhio dai più che si risponda a qualcuno con una frase del tipo: studia. Come faccio a confrontarmi con qualcuno che non sa neppure di che cosa sta parlando?
Viviamo in una società in cui scienza e opinione hanno la stessa dignità. Quella dell'opinione.
Ecco, questa è la cosa che proprio mi ha infastidito di questo film.

sabato 8 marzo 2008

quasi


Però c'ho provato.
Purtroppo ho i dischi pieni, perché l'Ermi me ne ha suggerito uno. Mi servirebbe però un buono scontornatore.
Ci devo pensare su.
Intanto proseguiamo con le cose serie.
Intanto, se proprio di cose serie si deve parlare, esco a fa' la spesa, che è ora.
Voi non vi accorgerete della pausa, ma essa è esistita.
Un po' come molte delle cose della politica italiana.
Chissà se era di questo che parlava chi diceva che la realtà è più complessa di quello che appare?
Fatto. Mentre ero fuori il computer ha deciso di andare a vedere se c'erano aggiornamenti da java da fare (non preoccupatevi, lo fa anche sul vostro, se non vi chiede niente, è perché questa è la modalità standard di winzozz). Al comparire della mascherina di istallazione c'era la pubblicità della nuova versione Open Office. Mi spiace, cara Sun, ma l'ho giusto istallata ieri. La precedente non era più tanto stabile.
Comunque, appena dopo l'occupazione della Pantera, sembrava che il tempo non finisse mai.
Non so a voi, ma io avevo una energia e una voglia di fare enorme e niente da fare. All'inizio provammo a occupare l'ex-saffa. A dir la verità provarono, io arrivai a cose già fatte.
Però le dinamiche dell'occupazione una cosa è reggerle come mezzo e una cosa come fine. Scoprii presto che come fine non mi si confacevano più di tanto. Inoltre l'Exxaffah durò lo spazio di un mattino e dopo restava solo di girare di casa in casa.
A casa di Giampiero ascoltai per la prima volta gli
Einstürzende Neubauten. Per lo meno, era la prima volta che li ascoltavo sapendo chi fossero.
Bravo, direte voi, erano in giro da almeno 10 anni, avevano fatto 4 album e Blixa Bargeld suonava coi Bad Seeds da più di 5. Ok, che volete, sparatemi contro. L'avevo ascoltati, mi erano anche piaciuti ma non avevo mai indagato su chi fossero. Prima di internet per ascoltare la musica, almeno quella che non va ogni due per tre sulla radio, o conoscevi qualcuno che ascoltava quella robba li o passavi le giornate in un negozio di dischi ad ascoltare.
Mica facile.
In ogni caso quel gruppo mi prese, forse ero in un momento buono.
Di questo Halber Mensch (1985) voglio solo consigliarvi l'ascolto, io lo trovo buono.
A si, una citazione o due:
"Mezzo uomo, vai avanti, in ogni direzione. Abbiamo stabilito noi le tue verità.
Nelle loro crepe scintillano i nostri trasmettitori.
Di ora in ora trasmettiamo noi i tuoi valori
Vai avanti, ci prendiamo noi cura di te …

"Noi azioniamo i tuoi pensieri. Noi percepiamo per te. Noi ci preoccupiamo per te, così che la tua seconda metà non ti incontri mai…" "Mezzo uomo, guarda la tua seconda metà, che senza alcun motivo si sveglia urlando, si avvicina urlando. Tu non la vedi, completamente rapito dal programma serale". "Mezzo uomo, niente a me, niente a te. Laggiù c’è la Mietitrice, va’ avanti."

rettifico

sul sito di repubblica ho trovato un sacco di manifesti taroccati, molti del Berlusca.
Francamente la qualità non è alta, veramente pochi, inoltre, sono d'umorismo puro.
Questo è uno
.

cavallette

J.J.Cale è un cantautore statunitense.
Malgrado abbia fama di essere profondamente asociale è piuttosto conosciuto. Molto più conosciute sono le sue canzoni, reinterpretate da un botto di gente. Le più famose sono sicuramente Cocaine e After midnight fatte da Eric Clapton, ma vi invito a guardare la lunga lista che costituisce, sostanzialmente, la scheda wiki. Testi, invece, li trovo solo in inglese e solo pochi dell'album di cui vi parlo: Grasshopper, appunto.
Il suo stile chitarristico ha influenzato sia Clapton che Knopfler, che tra l'altro non ha mai nascosto questa filiazione, ma Cale non è un virtuoso. La sua musica si distingue proprio per una sorta di tono medio (so che così sembra un difetto) in cui nessun elemento dell'orchestrazione prevale sul resto.
Ovviamente scrive per lo più ballate lente.
Per quello che può fregare a qualcuno, questo è uno degli artisti che ha contribuito a mantenermi in vita nei rutilanti anni 80.
Buon ascolto.

venerdì 7 marzo 2008

rientriamo nei ranghi

Visto che da me si vuole che resti ancorato al passato, faccio qualcosa in cui mi riesce.
Musica.
Perigeo è stato uno dei migliori gruppi musicali italiani degli anni 70.
A cavallo tra il jazz rock e il progressive sono spesso stati accostati ai Soft Machine.
Ovviamente non è facile dire: no, ma manco...
Però sono per lo meno originali, il che, in un paese esterofilo all'eccesso è tutt'altro che facile.
Che altro dire, che non sia già detto, peggio, nei vari link?
Che la musica mi riesce meglio ascoltarla che ricamarci sopra l'ho già detto svariate altre volte, però almeno guardate che gente ha sonato in 'sto gruppo.
Questo Genealogia, loro terzo album merita certamente l'ascolto, altro che consigliarvelo non saprei fare.

scusate pe la pubblicità

Ma c'ha ragione Giovanni.
Sto pezzo de Corrado Guzzanti va diffuso.
Stranamente non se incazzato nessuno.

pensavo


Ma quest'anno sul Berlusca non si infierisce?
Che è, diamo per scontato che tanto è sotto gli occhi di tutti?
Come l'assurdità del milione di posti di lavoro?
io, cmq, per adesso ho trovato questo sui suoi alleati
appena trovo il tempo: libero un po' di spazio sul computer, istallo un buon programma di grafica e inizio a scontornare il manifesto di berlusca.


giovedì 6 marzo 2008

lamentatio manifesta

Spero che la parafrasi non sia troppo sbagliata.
Tanto sono di corsa, che sta campagna elettorale mi sta a tirà matto già da ora.
L'Ermi è candidata in Lombardia. un buon modo per non vedersi per un mese o per non fare io la campagna elettorale.
3 righe in 4 volte. Mi trasferisco su OOo. Così non sono più di corsa.
Me so già fatto 3 caffettiere di caffè a stomaco voto e è si e no la mezza. Per chi, poi?
Per combattere contro Berlusconi o il PD?
Berlusconi vorrei tacerlo. Tanto che fai, lo insulti? Sta coi fascisti, motivo sufficiente per non votarlo.
Motivo sufficiente anche per non votare il PD, visto che dopo le elezioni ci faranno il Governo assieme. Veltroni non perde occasione di dirlo, anche quando prova a negarlo.
Manco le bucie riesce a dì, tranne quando spala merda su di noi.
L'ho sentito l'altro ieri da Vespa che diceva che vogliamo uscire dalla Nato.
La metteva tra le cose "vecchie", assieme alla contrapposizione di classe.
Intanto, Veltroni, studia.
Mi rendo conto che hai smesso nel 76 per entrare nelle istituzioni, dalle quali non sei mai più uscito, ma c'è tutto un mondo intorno.
Quello che ci divide sulla Nato è tutt'altro.
Intanto, con la fine della guerra fredda, se proprio volessimo fare un discorso di nuovo e vecchio, è restare ancorati al vecchio tenere in piedi un'alleanza militare che alla Guerra Fredda e ai suoi equilibri era legata.
Il problema, però, ciò che ci separa è un altro. Anzi, due.
Cercherò di essere breve.
È che siamo pacifisti. Visto che pensiamo che la guerra (comunque la chiamiate) non sia lo strumento adatto alla risoluzione delle controversie internazionali pensiamo altresì che lo strumento adatto non sia un'alleanza militare fra pochi paesi ma l'ONU.
Si, lo so che non va di moda.
Però questo significa che quando c'è un conflitto tra queste due alleanze di cui si fa parte si lavori a che il conflitto sia risolto a favore dell'ONU.
Ci vorrà un genio?
Ovvio che non candidare fior fiore di militari nelle liste aiuta a mantenere questa posizione.
Altra cosa che aiuta a mantenere una posizione del genere è l'idea che l'Italia è un paese sovrano.
Mi correggo, visto che ho il senso della realtà.
Che l'Italia potrebbe essere un paese sovrano. Basterebbe che la sua politica estera la decidesse il Parlamento Italiano e non il Dipartimento di Stato degli USA. Anche qui non ci vuole un genio, c'ha provato anche D'alema.
Prima non lo so, ma dopo la fine della Guerra Fredda è certamente possibile.
Ma ovviamente, quando non hai argomenti preferisci spalare merda sull'avversario piuttosto che argomentare.
Ieri sera, invece, ho capito, buttando un occhio sull'Infedele, che l'infamità è connaturata all'essere un elettore del PD.
Magari però sto facendo una generalizzazione a partire da una profonda delusione. Che io Lella Costa fino a ieri sera l'avevo sempre stimata.
Ora non più.
In ogni caso ho capito che anche Lella Costa, come già era successo a Staino anni fa, di fronte al partito perde ogni lucidità di giudizio e capacità argomentativa.
Poi mi dicono perché sto in Rifondazione.
Beh, con tutto che siamo un'armata Brancaleone e ci scanniamo l'uno con l'altro per delle cazzate, almeno le palle più colossali non siamo tenuti a dirle. Ci sarà anche chi lo fa ma non lo consideriamo un dovere.
Si stava parlando delle donne in Parlamento (della crisi della politica più in generale, ma li si era arrivati) e Bertinotti le ha obiettato che comunque nel nostro gruppo al Senato le donne elette erano quasi il 50% e che complessivamente superavamo il 40.
Prima ha obiettato che le buone intenzioni le sentiamo tutte le volte ma poi alla conta dei fatti non vengono elette.
Prima obiezione. Non pretendiamo che sai dire qualcosa di intelligente senza che sia scritto da Gino e Michele.
Però ci speravamo, almeno ne avevi la fama.
Alla replica che si stava parlando dei gruppi parlamentari ancora in carica, prima ha obiettato che chi le ha viste (tutti quelli che seguono le questioni femminili, tutti quelli che NON pagano i ticket che NOI abbiamo fatto togliere e VOI invece volevate aumentare, tanto per fare due esempi fra molti) poi che questa cosa dovrebbe essere la norma invece che una cosa di cui andare fieri.
Vero, ma visto che norma non è, quando si fa il discorso sulla rappresentanza di genere che non viene garantita, per favore, si fa anche la postilla "tranne che da Rifondazione".
A patto, è vero, che questo resti vero anche per la prossima delegazione.
Intanto, però, noi l'abbiamo già fatto, mentre invece il PD lo promette da quando proclamarono, ancora nel PCI, che la questione dell'uguaglianza era esaurita perché erano riusciti a mettere una donna in segreteria.
Persa la stima di Lella Costa sono andato a vedere se avevano pubblicato il mio manifesto taroccato su Clarence. Una sorta di contrappasso.
Ma visto che come ipotizzavo, li c'è meno vita che su Marte, lo pubblicherò qui.
Spero che non finisca in cima come l'altra immagine.
Avevo sentito, appena prima di Veltroni il loro candidato di punta, ex presidente della Federmeccanica, quello che, tanto per capirci, agli operai invece che il rinnovo contrattuale voleva dare le banane. Sto tizio ci chiamava, cazzarola in testa, tutti uniti per perseguire l'interesse comune del capitalismo italiano in guerra contro i capitalismi degli altri paesi. Guerra economica, se non ho capito male. Quindi che cazzi di diritti, sicurezza e stipendi. Interesse nazionale.
Sarà, ma a me pare che dopo la Prima Guerra mondiale sta cosa non era stata più affermata. Non c'era la globalizzazione?
In ogni caso, visto che questa sparata fa la coppia con le loro politiche securitarie per cui, visto che 15 omicidi su 16 avvengono nella stretta cerchia delle conoscenze e 12 su 13 (mi pare) in famiglia noi diamo dietro ai Rom li liquiderò con due citazioni.
Una è del sempreverde Bertolt Brecht
"Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare."
Bertold Brecht, sentieri di verità
l'altra è stata attribuita a Goering. Io non ho alcuna stima della merda nazista (chi legge le mie storie, Timewalker in particolare, lo sa) quindi, essendo abbastanza lucida la notazione, dubito seriamente che sia autentica.
"certo, la gente non vuole la guerra. Dovete semplicemente dire a tutti che stanno per essere attaccati e intanto denunciare i pacifisti per scarso patriottismo e per la volontà di mettere in pericolo il proprio paese. Funziona allo stesso modo in tutte le nazioni"
Hermann Göring

Ma magari sono io che sono pessimista e qui ci troviamo davanti a un mucchio di cojoni.
Non sarebbe una novità. Cojoni col potere, però. Muore un sacco di gente ogni giorni per quel potere.
Ma veniamo a cose più serie, che di spazio a sta cosa ne ho dedicato anche troppo.
Sono finalmente riuscito a finire (se riesco a riportarlo in tempo in biblioteca magari non mi sospendono dal prestito, come mi capita solo in campagna elettorale e in un'altra serie di casi che non indagherò qui) un volume, scritto, ma non a quattro mani, da tal Giulia Sissa e da Marcel Detienne.
Se ho capito bene la fumosa introduzione Detienne ha scritto solo la parte finale.
Beh, tolta la campagna elettorale, la ragione principale del fatto che la lettura è andata avanti così lentamente è che "La vita quotidiana degli dei greci" è un libro profondamente ininteressante in tutta la prima parte, che ci racconta, rigirandola da tutte le parti, una serie di episodi dell'Iliade (sostanzialmente) in cui compaiono gli dei dell'Olimpo. Alcuni appunti, niente di più, su alcune diatribe filosofiche sullo scorrere del tempo per gli dei e su quali sarebbero le azioni di loro degne.
Francamente potevo farne a meno.
Poi arrivano i capitoli finali.
Abitare le città. Più che altro di notazioni politiche. Come dei e uomini dividono il tempo e lo spazio della città. Come e quando gli uomini partecipano nelle assemblee sulle cose degli dei e degli uomini. Come questo ne determina i limiti della cittadinanza, il tutto intrecciando miti, testi poetici, rilevamenti archeologici, elenchi rituali e contabilità dei templi. Un godimento del metodo.
Come il simbolico penetra una società.
Poi analizza, fin nel dettaglio, due versioni di uno dei miti fondativi di Atene (non solo, ma qui ci interessa per lo più quello) così da affermare l'autoctonia femminile, mentre molti studiosi, in passato, sostenevano che solo i maschi erano considerati veramente ateniesi.
Infine una, a conti fatti lunga analisi sul fallo di Dioniso.
Un rito in cui, durante le Grandi Dionisie, per lo più Ateniesi (o per lo meno Attiche) se ho capito bene, veniva portato in processione un colossale fallo.
Vi siete mai chiesti/e perché il fallo si chiama uccello?
Credo questa non sia la risposta, ma il carro non trasportava un organo perfettamente riprodotto né una statua con un fallo eretto, di dimensioni normali, come nell'Hermes matrimoniale, o di dimensioni gigantesche come per l'impotente Priapo. Trasportava un colossale uccello con un membro maschile al posto del collo e della testa, con un occhio aperto sul glande.
Una lunga analisi, appunto, perché Dioniso non viene mai rappresentato nudo con il fallo eretto ne il delirio sessuale è fra le innumerevoli forme di delirio che elargisce a piene mani.
Insomma, alla fine giunge alla conclusione che è un simbolo di forza vitale, ma non nel senso "fallocratico".
Dioniso, altre che al vino sovrintende al sangue.
Ora, nella medicina della Grecia classica, il cuore è l'organo che più di ogni altro è connesso col sangue e il cuore è considerato un corpo autonomo, poiché funziona al di fuori della volontà, dell'intenzionalità. Non è un pensiero cosciente ad azionarlo ma possiede vita propria.
Questo è vero anche per il fallo.
E visto che è un simbolo di vitalità e non di potenza maschile viene rappresentato come un oggetto senza corpo.
Convincente.
Mo l'ho fatta veramente lunga quindi continuo poi.
Sta storia de OOo mi sta a prende la mano. Quindi mi sa che passo.

ps oltre tutto l'oggetto del contendere è l'operazione enduring freedom che non è un'operazione Nato, come giornalisti probabilmente più ignoranti che codini millantano, ma un'operazione unilaterale degli USA con l'appoggio di alcuni governi servili. Noi vorremmo sfilarcene per consegnare tutte le operazioni alle truppe ONU in una strategia complessiva di ritiro. Qualcuno pensa di stare li fino a che l'affare occupazione non comincia a rendere?

la fiera del ridicolo

devo linkarlo anche io

martedì 4 marzo 2008

una questione di eterni


Lo ricordo come se fossi stato piccolo ma in realtà era già il 79.
Andammo a Roma, a non so che fare (ma di certo anche a trovare gli zii) e con mio zio andammo al Vaticano. Bei muri, non c'è che dire, ma l'episodio che fu per me centrale fu l'acquisto del numero 18 degli Eterni.
Mio zio, che aveva notato il mio sguardo fisso sull'edicola, mi chiese se volevo qualcosa. Io, che ero indeciso fra due albi ma che ero già da allora (e da prima ancora) sia avido, che curioso scelsi il fumetto che non avevo mai visto, che era anche più grosso e che aveva la copertina più invitante.
Fu così che mi trovai tra le mani un albo male impaginato, con pagine doppie e una delle storia non conclusa. A punizione dell'avidità. Dentro c'erano quattro storie sulle quali mi soffermerò brevemente.
La storia degli Eterni era quella non conclusa. Era splendida, rutilante, con Jack Kirby all'apice della sua bravura (in realtà ci sono una decina di fantastici 4 di più di dieci anni prima in cui è anche meglio) con personaggi affascinanti e che promettevano un universo narrativo tutto nuovo.
I Guardiani della Galassia idem, anche se i disegni erano meno belli (ma ancora più che dignitosi).
Nova, disegnato da Carmine Infantino, era allora per me meno interessante. Il personaggio però mi sembrava bello. In seguito lo avrei amato, come Infantino, del resto.
Infine Torpedo, mezza storia non straordinariamente scritta né disegnata. È sempre stato un personaggio sfigato (e scusate la reificazione).
Beh, con quell'albo iniziò un amore (anzi, più d'uno).
Il nanetto successivo salta svariati anni.
Non ricordo più se era il tardo '90 o il primo '91. Insomma era quando Giorgino c'aveva casa vicino al tempietto (non mi ricordo come si chiama la porta). I riferimenti in rete non mi aiutano.
Comunque stavamo da Giacomo, che stava a legge un numero di Horror della comic art. Me fa: - Guarda qua sto fumetto quanto è bello. - Si riferiva a Swamp Thing di Alan Moore e non ricordo più chi disegnava quell'episodio, ma quasi certamente Bissette e Totleben. Io, voi che ero in uno dei rari deliri per il segno netto (credo che dopo i 15 anni solo quei sei mesi la), voi che forse aveva fumato del puzzone e a me, me sa, il puzzone non pia affatto bene, voi che c'avevo già i buffi dall'edicolante e che quindi interessarmi a una serie nuova era un momento sbagliato, diedi un'occhiata, anche distratta, e via.
Fatto sta che poi due delle serie contenute in quell'albo divennero le mie preferite di sempre.
Comunque la cosa mi era del tutto estranea, quindi un'altra volta che stavo a aspettà a casa di Giacomo decisi di leggermi un po' di numeri di Horror. Ritardarono, me li lessi tutti (non erano molti, mi pare 13) e tra le cose che scoprii c'era un autore nuovo, tal Neil Gaiman, (li c'era una sola storia, la prima di una lunga serie) che è proprio quello a cui questa lunga introduzione vuol arrivare.
Come conobbi il disegnatore (John Romita Jr) invece non lo ricordo.
Verrà buona per un altro post.
L'albo di cui vi parlerò è il 100% Marvel che pubblica in Italia la mini degli Eterni (esatto) di Neil Gaiman e John Romita Jr.
Sul disegnatore, uno dei miei preferiti, ci sono un bel po' di link ad immagini (non tutte riferite a questo albo, a dir la verità).
Trovo che ha un bel segno, molto diverso da quello del padre, che essendo un'altra icona (ben più grossa, vorrei sottolineare) del fumetto statunitense e avendo cercato in tutti i modi di castrarlo (ricordo ancora i numeri dell'Uomo Ragno disegnati da Jr e inchiostrati dal padre) poteva tranquillamente schiacciarlo.
Un commento tecnico non è nelle mie corde e forse non saprei farlo. Trovo che quando è pressato dalle scadenze tenda a tirar via un po' troppo, qui la cosa non si avverte.
Rispetto a Gaiman, quelli che hanno partecipato alla breve esperienza del nostro reading club lo sanno, lo adoro.
È un buon narratore e sa che cosa racconta.
Il problema quando narri le storie di dei, elfi, supereroi, o se è per questo quasi qualsiasi personaggio che non sia un piccolo borghese di provincia con problemi relazionali, è che nella maggior parte dei casi sembrano piccolo borghesi di provincia con problemi relazionali.
Come ho più volte specificato, per imparare a scrivere di merda ne devi leggere a balle.
Gaiman racconta, con una prosa piuttosto buona, storie di dei, elfi ecc nel loro ambiente, che per lo più, è un ambiente contemporaneo, reale o realistico.
Ora, gli Eterni, per chi non si è letto la scheda wiki, hanno un contesto.
Svariate centinaia di migliaia di anni fa, una specie di dei galattici (o alieni pandimensionali, non si sa bene) visitarono la Terra e compirono esperimenti genetici sulla nascente specie umana.
Ora, gli statunitensi chiamano la specie e la sottospecie indifferenziatamante razza umana (almeno per quello che attiene alla letteratura popolare) quindi qui la cosa si fa incasinata.
Comunque, spannometricamente parlando, il prodotto della loro ricerca (i cui scopi ignoriamo completamente) furono tre specie (o sottospecie, sempre li stiamo): gli Eterni, gli Umani e i Devianti.
La prima è costituita da pochi individui, geneticamente stabili e virtualmente immortali. La seconda l'incontriamo tutti i giorni, ha una limitata tendenza mutagena e una vita relativamente breve. La terza ha vita altrettanto relativamente breve (di media, ma ovviamente la questione ha maggiore variabilità) ed è così instabile geneticamente che nessuno degli individui sembra appartenere alla stessa specie. A volte neppure alla stessa famiglia.
Beh, raccontare una cosa del genere è un macello.
Gaiman ci riesce alla grande, prende una storia che alla fin fine è abbastanza già vista per struttura e la sviluppa riflettendo su cosa può voler dire essere parte di questa o quella specie, quali sono le credenze che scaturiscono dalla storia e dalla sua rilettura religiosa (i Devianti, essendo un popolo che ne ha passate parecchie e parecchie ne ha fatte passare agli altri, è tenuto assieme sostanzialmente da una teocrazia), che nome possono usare per se stessi i Devianti, visto che questo nome è chiaramente spregiativo. Insomma, tutta sta roba e in più quali sono le conseguenze sui personaggi delle traversie di questa storia.
Purtroppo, nella caotica ignavia della Marvel di quel periodo, commette qualche errore di continuity che neppure la parziale riscrittura delle realtà che sta all'origine di questa storia può giustificare.
Beh, notevole. L'avevo già letto in inglese, ho approfittato del fatto che c'era nella Libreria delle Nuvole per rileggermelo in italiano (dico, con orgoglio, che non mi ero perso nulla di notevole, però lo sforzo nettamente minore che mi costa leggere nella mia lingua mi ha permesso di soffermarmi di più sui personaggi) e penso di rileggerlo prima di riportarlo.
Quindi lo consiglio.
Un'ultima notazione.
A volte a riportare voci non verificate si fanno veramente delle figure di merda.
È girata, in maniera insistente, in rete la bufala che Gaiman si fosse ispirato agli dei del suo libro American Gods per delineare gli Eterni. Chiunque conosca entrambe le opere sa che sarebbe saggio parlare solo di cose che si è letto davvero. Cosa che chi ha scritto le note del volume non ha fatto. Ha anche evitato di firmarsi, per sua fortuna.
Aggiungo un paio di citazioni, sostanzialmente fuori contesto.

Thena – Che sciocchezza. Come dire che è nella natura delle foche vivere nel mare.
Ikaris – Beh. È così.
Thena – Gli antenati delle foche camminavano sulla Terra e sapevano a malapena pescare, simili a lontre marine. Sei un uomo gentile, Ikaris, e un favoloso compagno di letto. Ma non ragioni.

È sospeso a mezz'aria in una perfezione impossibile e nel vederlo Thena comprende perché gli umani scambiarono la sua gente per delle divinità.
Cos'altro potrebbero essere?
Niente di umano.
Niente di umano avrebbe quell'aspetto.

notarella

Vorrei segnalarvi questo cofanetto con tutte le incisioni tra il 1928 e il 1937 di Big Bill Broonzy.
Intanto perché ha una foto di copertina ultranotevole, poi perché è una serie di brani molto belli.
Oggi, oltre ad aver perso sostanzialmente la giornata dietro a una vagonata di stronzate, fatta una riunione co la sinistra in cui abbiamo deciso in 2 ore cose che 10 minuti bastavano e pippe varie, so anche riuscito a impostare il blog del giornale di Corciano.
C'ho messo du link e la ripubblicazione di un pezzo uscito sul sito del gruppo al Senato ma almeno ho iniziato.
Mo finalmente sono qui.
Big Bill Broonzy, dicevamo. Ho già linkato parecchio su di lui, stò ascoltando molto dei suoi dischi (soprattutto dei dischi fatti su di lui, a dir la verità) e francamente questo mi fa godere di suoni un po' più semplici del mio solito. Non è una cosa negativa, tutt'altro.
Volevo aggiungere altro ma sono quasi incoerente. Vedrò di continuare domani.

sabato 1 marzo 2008

un altro giorno d'amore

Ma andiamo per ordine.
La Barbara mi ha sollecitato a far più caso alla punteggiatura.
Vorrà dire che rileggerò alcuni post, così da fare delle correzioni.
Per scriverli, però, ho bisogno di OOo. Che volete, con una finestrella così piccola mi perdo. Mi perdo anche nella giungla delle revisioni. Quindi se vedo che va per le lunghe tornate a beccarvi un italiano da prima rilettura, che il perfezionismo non è mai stato tra le mie priorità.
Intanto veniamo agli argomenti odierni: sanremo, intanto.
È ovvio che non ha funzionato qualcosa.
Magalli non era al meglio di se, oltre ad avere brutte scarpe.
Lo spettacolo ha funzionato poco ecc.
Però non è che è proprio uguale fare la critica di uno spettacolo mal riuscito e prendersela perché prova, o almeno dice di provare, a fare qualcosa di qualità
Quindi, lo spettacolo è bruttino. Chiaro. C'è un mio amico che ascolta il commento della gialappas. Secondo lui anche loro sono un po' in calo, sarà che in realtà c'è meno spazzatura?
Però, riuscito o meno, il tentativo di portare un po' di cultura in televisione, di parlare di problemi veri e non dei corni della principessa di turno, è da notare, almeno da notare.
Al di la della riuscita, un po' di attenzione di più al lavoro, allo sfruttamento, alla pace invece che chi scopa con chi in una casa finta o in un'isola di vacanze non è un pessimo messaggio. Non è cosa su cui spalare merda un po' tanto per fare. Che sennò, in confronto a noi i personaggi di albanese diventano dei signori, con le loro speculazioni ciniche e di malaffare.
Però, a parte provare a veicolare un messaggio di impegno, non farebbe male impegnarsi perché il messaggio passi, invece che allontanare la gente.
Dopo di che, al tg ho visto Faso (mi pare) che commentava il premio come miglior dopofestival. (da raccontare è lunga)
Ha detto che era un pensiero stupendo e come ogni pensiero stupendo nasce un poco strisciando.
Non ho ben capito se gli ha dato dei vermi o dei serpenti, in ogni caso è un genio della parola.

Invece se volgiamo parlare di impegno e partire da chi non è un neofita...
La Banda Bassotti si era presa un periodo di pausa a partire dalla determinazione a non suonare più e a dedicarsi alla politica attiva fino a che un gruppo basco, con cui avevano stretti legami, i Negu Gorriak, che erano
accusati dal potere spagnolo per alcuni brani troppo polemici nei confronti del "regime", non fossero prosciolti.
Questo album è la registrazione del concerto di addio al pubblico romano, un favoloso spettacolo al Villaggio Globale (mi pare). Un signor album, di un signor gruppo che fa politica e che vive anche la musica come un impegno.
Non è poco.
Da ascoltare.
Durante un tour, visto che al tempo la sua compagna lavorava con l'Ermi, lei e Scopa sono stati un paio di giorni da noi. Un bel tipo.
Infine, ma quasi, venerdì sera siamo stati al concerto degli Offlaga Disco Pax (e qui) (qui pure) al feedback di Foligno.
Gran gruppo, ne consiglio l'ascolto, ma c'è un ma.
Quel posto dovrebbe essere sgombrato.
Non che esista, in Umbria, un'attenzione alla musica così che i concerti si facciano in sale con un'acustica accettabile (andate a sentire i concerti alla sala dei notari, tanto per capirci. È il resto è sostanzialmente peggiore) però c'è, ci deve essere un limite. Li tranne che proprio di fronte era sostanzialmente impossibile sentire le parole.
In un gruppo in cui i testi sono fondanti non è un difetto da poco.
Dopo di che il feedback è la chiara dimostrazione che di luoghi per la musica c'è un bisogno disperato, visto che , malgrado 'sto evidente difetto, era pieno.
Infine una valutazione. Nicoletta Caponi comandante dei vigili di Perugia.
Mi sono detto, ma stava in classe con me?
Quando sono tornato al liceo di Marsciano mi hanno schiaffato in una Vb che era il risultato di una frammentazione. Questi, fino a du' anni prima, erano stati insieme e per alcuni la simbiosi era ancora notevolmente evidente. Quindi so che a volte faccio confusione tra una sezione e l'altra. Cazzo, però, così è esagerato. Anche perché in realtà di lei ho ricordi abbastanza vividi, però non sono sicuro se stavamo in classe assieme. Gelante.