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mercoledì 30 aprile 2008

monoliti o poliliti?

Il fatto è che se vuoi scrivere letteratura di genere devi documentarti, studiare, rischi di specializzarti. Leggere è sempre il primo consiglio che si da agli scrittori. Per scrivere fantasy, come per l'horror, devi leggere un sacco di testi storici, mitologici (oddio, anche fantasy ma non è che sia indispensabile), antropologici. Per la fantascienza una buona conoscenza almeno dei principali testi di divulgazione scientifica, oltre che ancora antropologia e sociologia è, a mio avviso, il minimo. E così via. Altrimenti scrivi intimismo. Per di più in ambientazioni grottesche. Non dico che non vendi, Wilbur Smith dimostra che se ti dai quel target puoi mettere un protagonista alto e biondo anche nell'antico Egitto e vendere comunque milioni di copie.
Io però sono elitario, l'intimismo mi da sui nervi anche in ambientazioni realistiche e un errore di traduzione mi getta nello sconforto per una giornata intera. Figurarsi errori pacchiani nell'ambientazione.
Quindi questa lunga storia di John Costantine è per me una boccata d'aria.
Vi si affrontano argomenti vari, alcuni topos intramontabili del genere, il tutto calato in uno spaccato della situazione sociale dell'inghilterra del tramonto tatcheriano.
Bello, forse la storia di Costantine che più ho amato (anche se un pezzo del fandom ha criticato il tentativo di sfaccettare il personaggio, segno che i cojoni stanno ovunque. Sto ascoltando una ballata romantica di Sam Cooke inserita in un'antologia rockabilly, tanto per fare un esempio, ed un altro pezzo, cui purtroppo è stato dato più credito non ha digerito una svolta più magica e atmosfere meno urbane).
Cercherò di non farla lunga, tanto non devo raccontarvi la storia, al massimo inserire le tematiche.
Basti dire che Costantine in fuga si ritrova, più o meno casualmente in una comunità di neo-nomadi (dei tizi che sfuggono alla disoccupazione dilagante creando delle comunità viaggianti, fatto reale nell'Inghilterra di quegli anni, anche se ne ignoro le efettive dimenzioni) "I ragazzi si rendono conto che non devono restare intrappolati nei violenti campi di prigionia di cemento solo perché sono disoccupati". Ha bisogno di nascondersi, dato che la sua foto è uscita sui giornali* in degli articoli di classica costruzione del mostro rispetto agli omicidi a casa sua, quindi ben venga, almeno per l'estate.
Inizia una storia di comunità alternative, uso di svariate droghe (che sarà abbastanza costante, nelle storie del nostro), magia neo-pagana legata ai rinascenti culti della dea, monumenti monolitici (la dice lunga quando un paese racchiude i suoi più antichi luoghi sacri e bastona la gente che si raccoglie la in adorazione, no?) visti come una grande macchina che cerca di imbrigliare nelle linee di Ley le energie della terra, conflitto tra magia della terra e culto del dio solare, cospirazioni politico-massoniche e tecnologia magica a uso militare nella logica della guerra fredda.

Serve di più? Ok, c'è, perché il tutto è sviluppato in una trama complessa in cui si muovono molti interessanti personaggi.
Ed il ritorno di Zed. La ritroviamo come "sacerdotessa" in una comunità neo-pagana in Scozia.
Dimenticavo, squadroni della morte. Serve sempre ricordare che anche nelle democrazie occidentali ci sono le tracce che fanno sospettare il ricorso, di tanto in tanto, a squadre più o meno segrete, di polizia deviata.
Dimenticavo. Come già nella prima storia, ci sono un sacco di personaggi omosessuali. Un sacco di gente dalla sessualità libera. Un sacco di gente che usa liberamente una o pù droghe.
In soldoni sono storie che parlano d una società vera, come quella che viviamo tutti i giorni. Più vera di quella che rappresentano, non dico i vari moccia, ma anche la gente che scrive letteratura più che buona (del cinema non parlo, non credo di aver visto un film che da uno spaccato credibile della società girato dopo gli anni 60). Per lo meno, parla di una società credibili per come la vedo io, per quel settore che non riesce a chiudere gli occhi alla realtà e a credere che i reality show contengano elementi di verità. Potrei anche annoiarvi con una serie di citazioni, ma perché mai?

* il sun, in maniera chiara e dichiarata, ma anche altri solo citati.

martedì 29 aprile 2008

bombe

Mentre stavamo nella FGCI il clima culturale, in Europa, era interessante, rispetto ad ora.
Guerra fredda, pericolo nucleare, sovra-popolazione e disastro ambientale.
Adesso sembra quasi che quelle discussioni siano passate di moda. Quasi non fossero reali.
Il crollo dei sistemi del socialismo reale (ricordate questa definizione?) ha cambiato tutto questo. Ma non ha eliminato i problemi.
Passata una fase di conflitti di ridislocazione nello scacchiere globale (che nei giornali, ma anche nel dibattito superficiale sono stati definiti etnici, come se l'etnos fosse un oggetto reale e non una invenzione ideologica utile a fomentare o forse a descrivere i conflitti) si è ricostruito l'equilibrio grazie all'individuazione di un nuovo nemico. Niente di più facile che individuare un nemico. Il difficile è discutere.
Negli ultimi 15 anni c'è stata una crisi nucleare all'anno. Minimo. Alcune, come quella Iraniana, sembrano inventate a un osservatore esterno. Il fatto che sistematicamente l'ignoriamo è invece preoccupante, poiché la quantità di bombe è quasi invariata, comunque sufficiente a sterminare la specie più volte e tutti i trattati di non proliferazione sono praticamente inutili, poiché nessuno ne tiene conto. In più le potenze nucleari aumentano.
Di sovra-popolazione non si parla più. Bene che vada si parla di miseria, per dire che non ci stiamo mettendo le mani (cosa falsa, tra l'altro, la quasi totalità delle politiche globali la provoca attivamente, già come conseguenza teoricamente preventivata di cui tutti se ne fregano).
Del disastro ambientale, veramente, parlano tutti.
Ne parlano, veramente. Più che altro quando non fanno nulla, nei salotti, anche sui giornali.
Poi costruiscono inceneritori, l'alta velocità piena di gallerie, il mose, autostrade ovunque, un aeroporto ogni 50 kilometri. Centrali a carbone e centrali nucleari.
Poi paghiamo 63 euri al secondo perché non rispettiamo il protocollo di kyoto, non so quanto perché ce ne freghiamo del ciclo dei rifiuti.
Quando si tratta di 'ste cose l'Europa non sovradetermina più le nostre scelte. Questi soldi non incidono negativamente sul debito pubblico come le pensioni.
Vabbè, voleva essere un post su Costantine.
John sta scappando (ricordate? è l'unico sopravvissuto di casa sua. Nella realtà la sconfitta del nemico non porta direttamente alla fine dei sospetti) e nello scappare passa per il luogo di villeggiatura in cui andava da bambino. Lì hanno costruito una centrale nucleare, direttamente sulla spiaggia (quasi) vi ricorda qualcosa?
Si addormenta sulla spiaggia e un incidente alla centrale si trasforma in un incubo post atomico. La contraddizione, evidente a posteriori, nella trama viene completamente ignorata durante la lettura. Segno che è scritto almeno decentemente.
In quegli anni era un problema aperto. Ancora fresco.
A Chernobyl si muore ancora e da allora a qua ci sono stati altri 50 incidenti (ovviamente di tutt'altra entità). Ma il nucleare è sicuro, fidatevi di chi vi rassicura.
La storia è bella, tocca tematiche ed è un classico episodio di passaggio.
continua

lunedì 28 aprile 2008

country

Nel parlare di Country Mike's greatest hits credo di aver poco da aggiungere a questo se non il fatto che in effetti l'album mi è piaciuto (e che non è country, visto che ci sono interi pezzi che strizzano l'occhio alla scena newyorchese degli anni 70, ai Velvet Undreground, tanto per capirci).
Che i Beastie Boys usino la loro smisurata fama e le pieghe del mercato discografico per "divertirsi" di tanto in tanto con progetti più o meno solisti che spaziano i generi non è una novità.
Che quando lo fanno mantengono intatta tutta la verve dissacrante che il mercato gli permette (che nel loro caso è ancora piuttosto grande, fate il parallelo con come si è ridotto Mike Myers).
Ora, non sarà John Cage, cmq un ascolto o due li merita di sicuro. Poi giudicate.

sabato 26 aprile 2008

schianti

Finita la disastrosa campagna elettorale con l'istaurazione di fatto del pezzo che mancava del piano di rinascita democratica della loggia p2 (il bipartitismo. andate a rileggervelo, se non ci credete) ho il tempo anche per ritornare in fonoteca (anche perché, contrariamente a come pianificato, l'ermi non torna a casa definitivamente. a volte neppure distruggere il partito serve a realizzare i miei piani. ci sarà un dio più potente di me all'opera in questo universo?).
Riparto lentamente. Skiantologia vol 1 è un'antologia che ripercorre la carriera di questo gruppo, per molti versi sui generis (i loro testi non si limitano al caccaficacazzate tipico di buona parte dei gruppi cosiddetti demenziali).
A parte che spignono de brutto e quindi anche musicalmente da gusto ascoltalli, riscoprire che non bisogna per forza essere dei perfetti dementi per far musica in Italia, checché se ne dica (e ovviamente questo evidenzia sia la disarmante esterofilia che pervade il nostro paese che la nostra strutturale tendenza a costruirci degli alibi) è sempre una boccata d'aria salutare.
Ovviamente grazie alla compressione allucinante dei salari del nostro paese (che infatti si contraddistingue per l'offerta di manodopera specializzata a basso prezzo per le esternalizzazioni della parte più produttiva dell'Europa) si riesce ad accedere a quantità decenti di musica solo grazie alle biblioteche e quindi la presenza di una fonoteca ben fornita, nella nostra ridente cittadina è un lusso.
Ovviamente, se invece che nella pletora delle copie vendute entriamo nell'abbondanza dei titoli usciti ci accorgiamo che alla fin fine la musica di merda non è poi così tanta. Gli Skiantos, cmq, continuano a svettare.
Buon ascolto.

venerdì 25 aprile 2008

eva

Quando so andato a riportà la bussola d'oro il seguito era fuori, in prestito.
Così ho preso il romanzo di graves e l'audiolibro il diario di Eva, di Mark Twain letto da Angela Finocchiaro sulle musiche di Bebo Ferra.
Bellino, non credo debba parlarvi troppo del testo. Scritto da un maschio, ai primi del secolo scorso ma di gran lunga meglio di buona parte della letteratura del genere.
Angela Finocchiaro, ovviamente, è perfetta nella parte, non dovrei dirlo io, sono innamorato fin dai tempi di Ratataplan e le musiche sono piuttosto buone.
Perché l'ho preso, invece, è meno comprensibile visto che l'unico altro che avevo sentito (per altro della stessa collana del 2005) su un testo di Benni era stato abbastanza deludente, immagino pura voracità.

giovedì 24 aprile 2008

nergal

Tanto per capirci: il demone Nergal è di pessimo umore, i suoi ingegnosi artifizi ingannatori sono stati ridicolizzati dal colpo di mano di Costantine, l'orgoglio dell'inferno è stato offeso, la faccia dev'essere salvata, la scottatura dell'umiliazione lenita con l'unguento della vendetta o dovrà rispondere del suo errore.
Quasta è la situazione in cui si apre il numero in questione.
Fossi io capirei perché non mi riesce di riaccendere la caldaia, come al solito appena prima di una festa.
Invece le mie torture sono peggiori. Hanno a che fare nel constatare di essere un alieno su un pianeta malvagio.
Stasera ho visto una puntata adorabile di Futurama.
Qualla in cui Bender viene investito da un'auto nella brughiera e si trasforma ogni notte in un'auto.
Splendido. Peccato che la abissale ignoranza del mortale che ha fatto la traduzione, unita a quella della lunga pletora di mediocrità che ha curato la produzione dell'edizione italiana ha fatto si che ogni volta, ogni singola volta che veniva fatto riferimento alla cosa si parlasse de "l'auto che era".
Mi sforzo di pensare che nella orrida mente che ha compiuto questo misfatto c'è stato il tentativo di rendere l'idea di un possibile gioco di parole inglese tra were-car e werewolf.
Sarebbe patetico, visti i risultati, ma almeno ci sarebbe una scusa.
Non fermerebbe la mia mano se potessi mettere i dito sul sistema nucleare americano, ovviamente.
Were-car è auto mannara, in italiano. Tradurre è tradire, ma c'è tradimento e tradimento.
Passiamo a qualcosa di meglio. Nergal, dicevamo.
Constantine sta scappando, e ci credo, se Nergal lo pija, dopo il tiro che gli ha giocato... mentre viene contattato da Ritchie. Vi ho già parlato di Ritchie? No, non il fesso coi capelli rossi che da grande vol fa il regista.
Un altro incidente delle storie passate. Un intero episodio a fumetti, ma poco più di un incidente nel riassunto, quando Costantine cercava informazioni sul culto che aveva rapito Zed contatta sto so amico, Ritchie. Un mago quantistico (la sapete sta storia che di fronte alla fisica quantistica Heinstein arretrò dicendo "cazzo, sembra magia"?).
Nonché mago dei computer. Insomma, infiltrandosi nella rete informatica del culto incappa nei motori magici che lo connettono al "paradiso" (su sta storia, cioè sul terribile campo di concentramento che è la città d'argento nei fumetti vertigo ci tornerò) e il suo corpo subisce un processo di combustione spontanea.
Pericolosa, la pratica della magia, nell'horror.
La mente, però, era dispersa nella grande rete globale e li permane.
Poi riesce a contattare Costantine.
In quel momento (narrativamente parlando) Nergal è nella merda, i demoni gemeli agonia e estasi gli comunicano che o si sbriga a vendicarsi o lo fregano.
Parte una storia, che dal mio punto di vista è di pura azione in cui Costantine si leva dalla merda e rifrega Nergal.
Ho lasciato sta storia da parte perché è la dimostrazione che Delano sa scrivere.
Non c'è un solo secondo di pausa, la storia è serratissima.
I finali dei film horror, per lo più, sono deboli, troppo lunghi, indulgono nel più banale splatter e annoiano.
Qui no. La storia si chiude. Restano aperti degli strascichi? Ok. Verranno boni in seguito. Ma la storia si chiude.
Stupenda.
Però ora tocca cambiare pagina.
Lo vediamo nel prox episodio.

newcastle

E qui giungiamo a uno dei topoi. Che cazzo era veramente successo da far sbroccare Costantine? L'annual precedente, infatti, si collocava, per le parti del presente, nel momento in cui John viene dimesso, per l'ennesima volta, dal manicomio.
Gettato nella Londra dei primi anni 80, appena prima della guerra delle Falkland (che sarebbe scoppiata li a pochi giorni).
Ora, facciamo un passo indietro, tanto per capirci.
Nella primissima storia John è costretto, insieme a un potente stregone voodoo, a imprigionare nel corpo di un suo amico un demone che questi aveva liberato.
Li afferma: è l'ultimo ancora in vita del grupo diNewcastle.
Che cosa è successo a newcastle?
Beh, in due parole. Lui e il suo gruppo si trovano in una situazione drammatica, nella quale un tizio, con il quale per altro avevano contatti, essendo il gestore di un locale, che faceva festini e filmini porno, nei quali coinvolgeva anche la figlia, che credo avesse poteri medianici si trovano massacrati da una entità demoniaca in forma di lupo.
John, che si improvvisa grande mago, evoca un demone più potente per cacciare quello che infesta il locale.
Visto che sbaglia il nome, sto tizio (che poi è Nergal) si diverte. Arriva infestando il corpo della ragazzina, incasina la testa a tutto il gruppo e poi si porta via la ragazzina in pagamento del favore.
John, ovviamente sbrocca.
Qui, in piena epoca del punk, siamo nell'horror più classico. Anche la tematica degki abusi sui minori è un classico del genere, a conti fatti.
Mette però le fave a mollo per il prox episodio, in cui, finalmente, vediamo come si regolano i conti con Nergal.

mercoledì 23 aprile 2008

Artù

Stasera cena presto, che poi c'ho il comitato regionale.
Prima però, nuovo post.
Nel primo gruppo di storie c'era un piccolo stacco tra la risoluzione del rapimento della nipote di John (ritroveremo la ragazza in seguito) e la storia di Zed vera e propria.
In quella storia John doveva contrastare gli interessi terreni di un gruppo di affiliati alla coorte di Mammone, demone piuttosto rognoso.
Divertentissimo. Risolve la cosa provocando il crolo delle quotazioni delle anime londinesi.
Gustosa satira sui mercati proprio al culmine del loro successo.
Ma non è di quella storia che volevo parlarvi, prima di arrivare al finale della storia che abbiamo lasciato in sospeso.
Facciamo alcuni passi indietro. Succederà altre volte. Climax e poi pausa. Si cambia apparentemente argomento.
Mentre vediamo Costantine che riflette (con l'aiuto della bottiglia, in effetti) inquadriamo il personaggio. Meglio, inquadriamo il suo primo antenato di cui abbiamo notizia.
Sappiamo ben poco dell'Inghilterra tra l'abbandono dell'impero e l'invasione sassone.
Quello che sappiamo è che quando se ne sono andati i romani la religiosità dei celti ha ripreso piede. Non che l'avesse mai veramente perso.
A quei tempi il cristianesimo non era particolarmente affermato e i politeismi sono, per lo più, meno totalizzanti.
Sappiamo anche che deve esserci stato un condottiero importante nella lotta contro le incursioni dei sassoni. Forse anche nel tentativo di non riprecipitare nelle guerre fra clan.
Così importante che ha ispirato molta letteratura e che su di lui sono stati sovrapposti buona parte dei miti celtici di cui abbiamo traccia.
Ovviamente parlo del tizio che i più conoscono come re Artù.
Una nota, prima. I fumetti della Vertigo delle origini (che poi sarebbero la fine degli anni 80, primi 90) erano molto orientati sula scrittura.
Non è che i disegnatori fossero dei cani, tutt'altro, erano e sono dei signori disegnatori, ma niente superstar, di quelli che segneranno gli anni successivi (francamente un po' senza meriti).
In questo annual, invece, alle matite c'è Brian Talbot, uno dei migliori disegnatori inglesi di quella generazione (e di sempre, a mio avviso).
Perché siamo in piena invasione inglese. Gli statunitensi leggono buon fumetto scritto da scrittori inglesi e disegnato da disegnatori inglesi. Intanto la Tatcher distrugge l'Inghiltera e Regan gli USA.
Ma vabbè, torniamo alla storia. Ovviamnte non è una storia di Artù. Vi compare marginalmente. Ma dopo la terra desolata, dopo la guerra escatologica, cos'è accaduto? Chi ha contrastato, se lo ha fatto, l'assalto del cristianesimo?
Sostanzialmente è questa la storia.
L'antenato di John, il nuovo allievo di Merlino, colui che utilizzerà anche il suo maestro come uno strumento per il suo piano.
Segnare profondamente il dilagante cristianesimo inglese dei riti e dei luoghi del culto della dea.
Un culto dentro un culto.
Magnifico. La storia della dea bianca è un topos strutturale nelle storie di quella generazione formatasi sulle pagine di 2000ad. Sia Delano che Talbot appartengono a quella non tanto ristretta cerchia. Come quasi tutti i migliori autori che poi segneranno e segnano il fumetto USA.
La storia è inutile che la racconto nei dettagli.
Basti dire che quando la testa mozzata di Merlino rianimata si lamenta dei vermi che lo rodono abbiamo un dialogo splendido. E' tutto dire.

martedì 22 aprile 2008

delano

Ovviamente non ho fatto nulla di quello che avevo detto. Però ho fatto altro. Un po' di cose per il partito, sistemato il problema che avevo al computer (e approfittato anche del tempo che passavo in rete a cercare informazioni per scaricare un programma che permette di leggere i file flac, che sono un formato sempre più usato per la musica gratuita in rete. Anche per quella non gratuita, a dire il vero).
Inoltre ho aggiunto dati su questa edizione de La bussola d'oro al catalogo Vegetti, col quale mi vanto di collaborare di tanto in tanto. In effetti di tanto in tanto collaboro. Rispetto a questo poi devo chiedere un favore ai miei amici che lavorano nell'editoria.
Ma divago. L'argomento di questo post era un altro.
Divagare per divagare...
Mi è successa una cosa, iersera, che mi fa riconsiderare il mio rapporto col vino.
Ho preso una bottiglia di un vinello non molto costoso (pensate che l'imbottigliano apposta per la catena di supermercati) negramaro e malvasia nera.
Fulminante. Al che mi sono chiesto: ma a me piace il vino?
Cioè, è una generalizzazione. Per lo più, quando non sono particolarmente depresso o incazzato (o in situazioni conviviali) un bicchiere a pasto mi basta e avanza. Due.
Ierasera non riuscivo a fermarmi, ho dovuto forzarmi e a conti fatti l'ho fatto solo perché voglio rettificare il modo disordinato in cui ho mangiato in questi ultimi mesi.
In effetti, tolti alcuni bianchi, un vino per piacermi deve avere un bel corpo. Lo so che esistono altri vini ultrabuoni. Ma che devo farci?
Niente.
Torniamo al tema del post che ho già allungato il brodo oltre misura.
Hellblazer di Jamie Delano. E manco tutto, diciamo fino al 24. È una serie di già oltre 230 numeri, permettetemi di parlarne un po' per volta.
Questa è una delle mie serie preferite, dovrei averne accennato in un post in cui raccontavo come ho scoperto Sandman (e Swamp Thing).
In entrambe le serie compare John Costantine. Viene creato da Alan Moore per fare da mentore ( e sfruttatore) all'elementare che è il protagonista di Swamp Thing.
È un personaggio enigmatico, un po' mago e un po' truffatore. Affascinante.
Così affascinante che la DC vuole una serie regolare. Affidata, in un primo tempo, a Jamie Delano.
Di Delano ho inserito la scheda. Passa le prime storie a sfaccettare il personaggio. Il fumetto è un horror, quindi è d'obbligo il contatto con l'inferno. Con un inferno che in qualche modo faccia riferimento alle storie che conosciamo tutti, più folklore che bibbia (ma non ditelo a razzinga, che sennò si offende).
Costantine torna a Londra, dopo l'affare che si è srotolato per gran parte della trama di Swamp Thing. Gran parte dei suoi amici sono morti in quella storia. E si trova immediatamente coinvolto in un conflitto. Viene rapita sua nipote, la figlia della sorella. Una bella storia di morti, fantasmi, serial killer demoni e sette religiose. In quattro parole, c'è una setta che vuole produrre in "laboratorio" il secondo avvento. Incidentalmente, proprio appena prima che questa storia parta, John ha incontrato quella che è stata scelta per fare da Maria.
Il demone che ha prodotto tutte le turbe di John, in una storia che poi vedremo è in prima linea per impedirlo.
Fatto sta che il secondo avvento prodotto da quella setta assomiglia ad un campo di concentramento quasi quanto l'inferno. Fatto sta che se lo lascia avvenire siamo tutti condannati ad un'eternità di prigionia, se lo ostacola siamo condannati all'inferno in terra. Bulo, no?
Ovviamente John, grazie anche all'interferenza dell'elementale e di un po' di sangue di demone che si ritroverà in circolo riesce a fregare tutti. Zed (la sua fidanzata, maga e sensitiva) sembra morire nell'evento.
Direte, ma che palle. Soprattutto se non vi piace l'horror.
In realtà il grosso della storia narra di John che si muove nella società inglese della Tatcher, fra sottoproletariato urbano e piccola borghesia che sta andando velocemente a fondo. Bulissimo.
Delano è di Northampton (come Alan Moore, i Bauhaus) prima o poi dovrò andare a vederla. Ma da ciò che mi dicono ciò che ha portato sta città a dare origine a un sacco di gente che apprezzo parecchio è il fatto che è una città sostanzialmente industriale. O meglio, lo era.
Fatto sta che quando scrivono, per quanto fantasiosa sia la storia, tengono sempre presente che le società umane vanno rappresentate in maniera credibile e quanto più realistica.
Ma mi accorgo che è meglio spezzare ulteriormente, sennò la faccio troppo lunga.
Tiro via, in pratica sta storia finisce in formato aperto. John torna a casa e trova che i suoi vicini e la padrona di casa so stati ammazzati, in maniera assolutamente brutale. Da Nergal che poi sarebbe sto demone.
Fine della prima parte.

bussole

L'ermi si è cacciata in un'altra rogna. Sta nel comitato che traghetterà il partito al congresso.
Avremo se possibile meno tempo di prima per litigare (ma anche per ogni altra cosa) almeno fino a Luglio.
Quasi non glielo dicevano, prima di proporla.
Alla fin fine, di tutte le cazzate e le perdite di tempo nei partiti questa è una di quelle che odio di più.
C'è gente, per lo più quelli a cui sei più legato (ma non solo), che dispongono della tua vita senza quasi interpellarti.
Non dico che sia questa la ragione della nostra inadeguatezza. È vero che non puoi che sfastidiare coloro che militano nella galassia di microassociazioni con le quali abbiamo rapporti quando fai così.
È pur vero che per la maggior parte della gente, dentro e fuori il partito, un buon pastore, al massimo un maschio alfa (e in ristretti circoli un individuo alfa) è esattamente quello a cui si aspira.
Non dico che dopo averlo ottenuto non ci si renda conto che non era poi sto sballo. Questo no.
Però prima vi si aspira.
Beh, ho le mie metafore animali, quando parlo della società umana, un po' come tutti.
Visto che gli uomini non sono pecore, cani, formiche o altro esse fanno riferimento di volta in volta ad animali diversi. Non a tutti, immagino.
Ma veniamo al dunque, che mi dicono sempre che faccio post troppo lunghi.
Quando ho riportato in biblioteca saturnino farandola (su ebay si trovano in continuazione i fumetti e niente del libro. Bestemmierei ma credo che vada contro la politica di blogger) c'era in bella mostra La Bussola d'Oro.
Visto che i loro clienti abituali sono bimbi lettori (e quindi destinati ad una sottile sensazione di infelicità nella vita, poiché non sempre riusciranno a dire, di fronte agli eventi: non l'avevo visto arrivare) e adolescenti che vanno là per usare internet gratis (c'è la fila) una parte significativa degli acquisti riguarda la letteratura per bambini e il fantasy (ma non solo. acquistano un sacco di roba interessante nella biblio di corciano. a volte mi spiace andare la per il prestito interbibliotecario).
Insomma mi sono preso e letto la Bussola d'Oro.
M'ero perso il film dietro al delirio da uomo solo che ci volevo andare con l'ermi (stessa cosa è successa per l'ultimo burton).
Cominciamo con le note dolenti.
Sulla copertina è riportato questo commento. Davanti, che tutti possano leggerlo.
"Da un'altezza incomparabilmente più alta rispetto a ciò che volenterosamente è definito fantasy, Philip Pullman riesce a vedere. Quirino Principe"
Ora, per chi gli fregasse qualcosa, questa è la sua scarna scheda wiki.
Che si tratti di stupidità, voglia di stupire o semplicemente estrapolazione di senso di una frase fuori contesto vorrei capire a che scopo mettere in copertina una frase che palesemente non vuol dire una emerita pippa.
Il libro, invece, non merita un trattamento così brutale.
Ovviamente, come il miglior fantasy (ma un giorno parlerò della spada e stregoneria) è un viaggio di formazione. La protagonista è una bambina.
Ora lo scandalo.
Nel mondo in cui si svolge il primo libro tutti gli umani sono accompagnati da un familiare. Una specie di manifestazione materiale della loro essenza spirituale. Alcuni cercano di separare questo familiare dall'individuo.
La società è fortemente influenzata dalla chiesa, che ha avuto uno sviluppo diverso dalla nostra e custodisce, fra le verità teologiche anche le scoperte scientifiche ammissibili.
Il comportamento dei personaggi non è facilmente leggibile, tranne che per due categorie. I gyziani, che poi sarebbero nomadi fluviali in tutto e per tutto simili ai nostri nomadi con le roulotte e gli orsi. Si, perché su questo mondo c'è una specie di orsi guerrieri intelligenti (per quanto intelligenti possa essere una parola dotata di senso).
Essi sono diretti, moralmente retti (tranne quando vengono sviati).
Tra i malvagi, gli agenti della chiesa (si è parlato molto di questo ruolo della chiesa. Ora, Pullman è inglese. Nei fumetti, il cui target è forse meno adolescenziale, la religione viene trattata in maniera ben più violenta da autori inglesi. Penso ai fumetti Vertigo o alle opere di Alan Moore, tanto per fare degli esempi) e (spoiler) i genitori della bambina.
Non male, di certo inusuale rispetto al solito fantasy legge e ordine.
La trama si srotola in maniera abbastanza lineare, ci si concentra molto sui personaggi e sulle loro relazioni. La bambina è centrale, per scelta poetica e per il suo ruolo nell'equilibrio degli eventi.
Per il resto non un solo popolo è buono, non un solo popolo è malvagio. Sono i poteri e gli individui a schierarsi, per scelta morale o di convenienza.
Una lettura buona, divertente, con il giusto livello di suspance ma che non cerca di stupire a tutti i costi. Unico neo: è il primo di tre libri, nel "finale" questa cosa pesa. Tra oggi e domani vado a prendere il secondo.

Intanto, visto che devo scrivere ma che c'ho anche un po' di roba da raccontarvi, più tardi farò un altro post.

domenica 20 aprile 2008

invisibili

È un po' di giorni che sono depresso.
E ci credo, direte voi.
Fatto sta che dopo giorni e giorni di cose lasciate li ad attendere i risultati sono stati più che deludenti.
Il fatto è che ce lo aspettavamo, c'è poco da girarci intorno. È fin da Venezia che ce lo aspettavamo.
Troppi strappi, troppe accelerazioni, troppa gente lasciata per strada alla rincorsa di chissà quale scorciatoia risolutiva.
Credo sia giunto il momento di sedersi un attimo a riflettere.
Io, intanto, per recuperare un po' ricomincio a scrivere di cose mie.
Tra le poche cose che sono riuscito a leggere in questi giorni c'è la miniserie (o meglio, le tre miniserie) degli invisibili, una delle opere più interessanti di Grant Morrison.
Il pretesto narrativo, la domanda da cui parte la storia è semplice: Immagina se... tutte le fantasie paranoiche, tutte le teorie del complotto, tutte le presunte coperture e i depistaggi del governo, ogni singola incredibile storia dei giornali scandalistici... fosse tutto vero.
Ovviamente non alla lettera.
Come sarebbe? La risposta, per niente scontata è: un gioco.
Ovviamente non vi svelo di più, la lettura e la scoperta meritano.
C'è una grande lotta sotterranea nel mondo, tra due gruppi.
L'ordine e il caos. Gli agenti terreni della chiesa esteriore e dell'accademia invisibile.
La storia, per altro con passaggi abbastanza cupi, si srotola attorno a un gruppo di personaggi.
Dalle loro azioni, spesso estreme, e dai loro dialoghi, per lo più sul senso profondo della loro azioni prende corpo e, per come la vedo io, si disvela poco a poco. Dipende dalla familiarità che si ha con questo tipo di trame.
I testi passano pian piano da una modulazione sloganistica (dalla quale ho preso maree di citazioni, ovvio) a una maggior complessità che si interroga, in fondo, sulle tematiche classiche di Morrison, Cos'è la realtà che ci circonda, cosa guida le nostre vite, quali sono i nostri spazi di libertà nel mondo.
Non malaccio.
I personaggi. Gli Invisibili, sostanzialmente, perché gli altri, con poche eccezioni, nella logica della loro stessa fede, sono formiche, fuchi, ingranaggi.
Allora, dicevamo, la scelta è chiara: libertà senza confini o eterno controllo. Invece è: non hai nessuna scelta: libertà senza confini oppure eterno controllo.
A posteriori un indizio.
Allora: gli invisibili.
Ve li presento così come sono presentati, la storia vuole che non tocchi gli intermezzi, che saranno chiari solo dopo 10, 20 episodi.
Dane McGowan: adolescente sottoproletario di Liverpool, avviato a passi da gigante lungo la china che dal teppismo porta alla galera e alla morte, magari passando per la droga.
Dotato psichicamente è,a sentire alcuni, il budda del nostro tempo, a patto che sopravviva fino a quel momento. Vedremo come. La prima parte della storia riguarda la sua iniziazione come Jack Frost.
King Mob. Scoprire il suo nome sarà interessante. In un primo tempo si penserà che è Gideon Stargrave, personaggio di alcuni bestsellers e avventuriero multi-dimensionale. Più credibilmente, anche per quell'universo li (e malgrado sappiamo che può passare da un universo all'altro) Kirk Morrison, lo scrittore che con quei libri ha fatto buoni soldi.
Ma Kirk Morrison è uno pseudonimo e alcuni chiamano King Mob Gideon. Scoprite la verità.
Mago quantistico, assassino (di quella che sembrerebbe una setta derivante dagli asciscian) è forse il personaggio principale della storia, il riflesso dell'autore e che con la storia cambia, almeno esteriormente.
Tom O'Bedlam, pazzo, barbone e mago più potente del nostro tempo. Tornerà qua e la nella storia.
Ragger Robin, telepate, pazza, viaggiatrice del tempo. Altro personaggio centrale.
Dire di più rivelerebbe il contenuto di almeno 2 albi.
Boy, ex poliziotta newyorkese. Nessun potere. Anche qui dire di più rivelerebbe un intero volume.
Lord Fanny. Travestito brasiliano, erede di una lunga dinastia di Bruje (ma di naualli, le sue origini sono messicane. Sta parola non lo so neppure se è vera, l'ho trovata li. L'unico errore che ho ritrovato nella storia è che hanno messo una piramide di Tikal a Teotihuacan. Errore tipico del fumetto americano, ma non solo.) La storia della sua formazione è forse la parte più bella dell'intera opera.
Il fantasma temporale del marchese DeSade. Aggiungere altro sarebbe inutile, no?
Jim Crow, rapper pagano, cavallo e avatar terreno di PapaGuadhe. La morte.
Stupendo.
Mason, multimiliardario, inventore, la sua intuizione è stata sviluppata da un'esperienza di illuminazione nella preadolescenza (i personaggi a volte citano le sue descrizioni dei film come metafore dell'azione che stanno per compiere).

Mr Six e la sua squadra. Mr Six è uno dei maestri di King Mob, è anche un agente sempre vestito come un fanatico degli anni 70, di una squadra paranormale. Un po' a metà tra mr Steele e Jerry Cornelius (Moorkock è un'influenza riconoscibilissima dell'opera)
Edit, aristocratica inglese che incarna lo spirito dei primi del secolo xx (un po' alla Edith Warton)
scoperta sessuale e libertà. Amore segreto (almeno a quanto pensa lui, di Tom O'Bedlam). Ce ne sarebbero altri.
Cattivi di una qualche importanza.
Orlando, uno dei demoni senza carne fuggito dal mictlan. Assassino di una qualche potenza.
Sir Miles, agente terreno per quello che riguarda l'Inghilterra della chiesa esteriore. Per il resto sembra il personaggio classico dei complotti massonici.
Il resto lo lascio alla lettura. Sempre che ne abbiate voglia.

giovedì 10 aprile 2008

mate

Non so se l'ho già raccontato. Il primo computer con cui ho lavorato aveva un k di memoria ram e le informazioni si registravano sul nastro magnetico col registratore di casa. Quando lavoravo in federazione 20mega era un disco rigido di tutto rispetto.
Oggi, solo per aggiornare il firmware della porta bluetooth che con certi vecchi computer non funziona bene (e il mio è un vecchio computer più volte riassemblato) ho scaricato 67mega di aggiornamento. Quisquiglie.
La ragione era che dovevo scaricare dal cellulare nuovo sta foto.
Per istallare il software e settare la porta ho dovuto rilasciare 18 autorizzazioni (ma per converso, sono 8 mesi che il mio firewall non permette a virus e dialer di istallarsi. Non permette a nulla di istallarsi se io non gli dico che può. Sembra un fottuto campo di concentramento.)
La foto, invece, è del bicchiere di Pacman che mi ha portato la babi dall'impero del male una delle volte che è andata.
Con dentro la cannuccia del mate.
È da ieri che bevo mate da questo bicchiere e questo mi ha portato fuori da una spossatezza da stress che mi stava a ammazzà.
Odio la campagna elettorale. Ma la foto volevo farvela vedere, è un'ottima scusa per riprendere a scrivere. A scattare le foto, come noterete, non ho ancora imparato.

Saturnino Farandola

Ovviamente odio la campagna elettorale.
Mi sono fatto arrivare Saturnino Farandola con il prestito interbibliotecario da Imola (mi pare) e ne ho letto solo 68 pagine.
Chi cazzo me lo fa fare? Me ne viene qualcosa se eleggiamo brutti?
Boh. So che la bibliotecaria, però, non mi parlerà più, una volta letto questo post (rischio minimo, lo riconosco).
Le pagine che ho letto, in ogni caso, erano interessanti. Molto meno parodia del romanzo d'avventura ottocentesco di quanto credessi. Più che altro strizza molto l'occhio ai racconti di viaggi fantastici (alla Gulliver, tanto per capirci).
Ho messo un annuncio su ebay per Farandola. Fino adesso mi è capitato solo un romanzo di Liala.

mercoledì 2 aprile 2008

Bone

È un po' che non faccio un post lungo. Non avevo letto nulla che lo meritasse.
Anche questa è una rilettura, è un po' che malgrado il metro e mezzo di fumetti arretrati che svettano in camera faccio per lo più riletture.
Sarà l'età.
In ogni caso Bone è un signor fumetto, un fantasy di altissimo livello e un'opera d'arte come poche.
La cosa che adoro di più di questa storia sono i silenzi.
I silenzi hanno senso solo nel fumetto e, in forma minore, nel cinema.
O meglio, nel cinema hanno lo stesso senso, ma le facce stilizzate nel disegno hanno il vantaggio di riportare solo i segni necessari a sottolineare i sentimenti, le impressioni del personaggio.
Per questo che nel fumetto una faccia inespressiva o con una sola emozione è devastante.
In questo fumetto i silenzi sono rilevanti.
La faccia si ferma, rimane immobile per tutto il tempo in cui il personaggio riflette, per lo più sulla dichiarazione dell'interlocutore. È una sola vignetta, ma spesso sembra durare un tempo infinito.
Poi ricomincia a muoversi.
E la reazione non è scontata. Ha pensato, ha valutato, reagisce al contesto, non alla tesi narrativa dell'autore (in realtà non è così, da questa parte del quarto muro lo sappiamo, ma non ci sono forzature).
Cambiano idea. La differenza non è minima.
Chi legge sa che i personaggio granitici fanno spesso il perno del fantasy, ma il troppo stroppia.
Altra cosa splendida sono le dinamiche di gruppo.
Si capiscono, seppur tratteggiate con pochi rapidi schizzi.
La reazione al pericolo, la ricerca di un capo espiatorio, la tendenza ad assecondare la risposta facile.
La presa di coscienza.
Avevo qui solo alcuni volumi quindi ho preso quelli mancanti alla Biblioteca delle Nuvole, questo vi eviterà una lunga serie di citazioni (poiché li ho già riportati a favore dell'ennesima rilettura) ma ho il volumone in inglese.
Ho però notato che non ho ben contestualizzato la storia.
È un fantasy, per molti versi classico.
In realtà, se vediamo bene, di classico non c'è quasi nulla.
Solo la principessa nascosta.
Solo il grande nemico.
Intanto i protagonisti. La storia inizia nel pieno dell'azione, i Bone sono stati cacciati da Boneville e si sono persi nel deserto.
Ora, i Bone non sono i soliti contadini o paesani che diventano i protagonisti del fantasy che io chiamo di crescita.
Difficile descriverli, ma ci viene in aiuto l'immagine, per la precisione questa. Non è il disegno della storia, è la copertina del gioco, ma ci sono tutti e tre.
In tutta la storia si cacceranno in situazioni da personaggi come loro. Sempre.
Eppure sono il centro della narrazione, di una narrazione che più volte diventa veramente drammatica. In fondo è un fantasy. Chiaramente questo è un mondo narrativo che strabocca di intelligenza, tanto quanto il fantasy, ma di più. Perché in questo mondo tutti parlano e chi non parla è strano che non lo faccia. Le specie più diverse sono intelligenti, hanno sentimenti, sono vive. Poche cose assecondano il razzismo e solo per gli idioti.
Poi Nonna Ben e Thorn.
Nonna e nipote, abitano in una piccola fattoria nella foresta.
Scopriremo man mano quanto sono importanti.
Ma nonna Ben, vediamo di capirci, ha una forza e una capacità combattiva straordinarie.
Chiunque ce l'avrebbe mostrato facendola combattere e vincere una battaglia impossibile.
E infatti tiene testa a una banda di Rattodonti a suon di pugni.
Sui Rattodonti tornerò poi.
La successiva impresa di nonna Ben riguarda la corsa delle mucche.
Nel villaggio la festa di primavera è caratterizzata da un rito. Si lasciano libere le mucche lungo un tracciato e le si incita a correre. Poi si scommette su chi vincerà.
Partecipano alla corsa solo le mucche più forti. E nonna Ben. Che vince sistematicamente.
In realtà è una vecchietta simpatica. Tutti la considerano una vecchietta simpatica e tutti temono la sua ira (e ci credo, vince sempre la corsa delle mucche.).
Poi c'è Lucius. La dinamica di Lucius, l'oste, è splendida. Raccontarla per sommi capi sarebbe rovinarla.
Basti dire, però, che intelligenza, diffidenza dalle risposte facili e evidentemente sbagliate (ogni problema ha una risposta facile e lineare. Quella sbagliata. Disse quello) coraggio e abnegazione ne fanno l'eroe perfetto. Con un peso d'errori che lo segnano. Non è nato perfetto, ha costruito la sua conoscenza. Molti personaggi fondamentali sono vecchi. D'età e d'esperienza.
Poi Ted.
Ted è una cimice. È il primo personaggio che Fone Bone incontra.
Apparentemente per una gag quasi gratuita.
Sarà fondamentale come consigliere per quasi tutta la storia.
Grazie alla sua conoscenza del mondo e la sua amicizia col drago rosso.
Poi, appunto, ci sono i draghi.
I draghi sono i vecchi dominatori del mondo, al tempo in cui la magia era viva e l'evo dei sogni perfettamente attiva.
L'evo dei sogni è una cosa a metà fra il tempo del sogno e il canto della terra del culto arturiano.
E infatti è connessa al drago. Non a caso, credo.
È la fonte di tutta la magia del mondo e contemporaneamente è il mondo. Solo che noi non lo percepiamo più.

Non a caso, inoltre, questa è una società per molti versi matriarcale. La casa regnante si trasmette per via matrilineare, la regina esercita il potere. Le dinamiche sociali della Dea sono ancora forti.

Un classico, chiaramente.
Ora, il drago rosso è stupendo, essenziale, agisce solo quando serve.
Risponde alle dinamiche della società dei draghi e trasgredisce solo quando è veramente necessario.
Ma la sto facendo troppo lunga e tanto, senza leggerlo, non si capisce fino in fondo.
Anche perché più o meno ogni personaggio è fondamentale e quindi dovrei parlare degli animali, dei Rattodonti, dei contadini, dei preti guerrieri ecc ecc.
Solo due cose ancora.
I Rattodonti. I Rattodonti sono l'antagonista storico degli umani (e di più o meno qualsiasi altra cosa di carne). Mostri carnivori che rispondono a strette dinamiche di branco.
Tre di essi hanno un ruolo centrale nella narrazione. Anzi 4. Non vi tedietò con tutte le loro avventure. Due sono sfigati che cercano di sfuggire alla dinamica della guerra. Uno è un cucciolo ribelle e uno è il capo dei branchi.
Quando il capo dei Rattodonti, Kingdok si trova nel confronto finale con Thorn, pronto a fermarla nell'ultimo metro dall'oggetto sacro che li salverà tutti, invece che 14 pagine di battaglia all'ultimo sangue e in conseguenza della storia questa è la scena.
Thorn: Fammi passare, Kingdok
Kingdok: (che fino ad ora era sempre saltato al collo di chiunque) Devi uccidermi se vuoi prendere la corona. È l'unico modo.
Thorn: La valle è distrutta. La locusta ha distrutto entrambi i nostri popoli. Perché vuoi fermarmi?
Kingdok: Guardami. Ero un re potente. Ora sono uno schiavo. Una marionetta che non è più padrona neppure di se stessa. Quindi uccidimi o io ucciderò te.
E Thorn rinfodera la spada.
Thorn: Non ti ucciderò. Ora, per il bene di entrambi i nostri popoli, stai fermo.
Kingdok: Uccidimi. Io sono quello che ha sbranato i tuoi genitori. Ho divorato tua madre che era ancora viva.
Thorn si infuria. Ma riprende il controllo.
Thorn: Devo toccare la corona di corni.
Ovviamente Kingdok non può accettare questo rifiuto, la battaglia ci sarà lo stesso e, come prevedibile, rischierà di compromettere l'esito della storia.
Ma cambia completamente di senso.
Contrariamente al fantasy classico i buoni sono quelli che fanno di tutto per evitare il conflitto inutile, distruttivo. Ci si ribella all'oppressione, allo sfruttatore, a chi cerca di ucciderti. Non al diverso.
Con questo credo di aver finito. Leggetelo, ne vale veramente la pena. Io, dopo la quarta volta, non sono ancora per niente sazio.