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venerdì 29 febbraio 2008

di storie e sanremi

iersera, mentre aspettavo che paolino finisse la sua partitella a carte, che dovevamo parlare d'arci, comune e quant'altro, ho intravvisto un'oretta (forse meno) di sanremo.
Pochi pezzi (o almeno, quelli che ho notato).
Non che sia successo qualcosa, nel mezzo e questo è ancora più preoccupante.
Arrivo buon ultimo nello stroncaggio del festivalle, nella ristretta comunità dei linkati da Giovanni ho già letto cose piuttosto acute. Mi soffermerò su pochi particolari di ciò che ho visto.
Parto da qualcosa scritto in un altro blog. In effetti lo spirito è lo stesso, il vestito pure, la panza idem, non fosse per le orribili scarpe da ginnastica italiche penserei che al posto di Chiambretti ci fosse veramente Magalli con la maschera. Sarebbe una maschera quasi credibile, è abbastanza somigliante.
Chiambretti ci annoia ormai da anni, credo non ci fosse bisogno del festivalle per dimostrare che la sua verve era oramai esaurita.
Certo, la gag col bambino cinese (che mi si dice essere un pianista vero, pensate) dimostra che è ora passata che tutta la tv finisca nel cavo.
Meno onde ad inquinarci corpo e mente.
Non andrò per ordine, è il vantaggio che abbiamo rispetto ai pezzi scritti per i quotidiani. L'altro vantaggio è che possiamo sforzarci di essere intelligenti senza essere minacciati di licenziamento.
Riuscirci è un altro paio di maniche, ovvio.
Comunque Rino Gaetano è passato in tv, a sanremo con frack e cilindro e scarpe da tennis. Credo che dopo questo a sanremo se po' annà anche co la muta.
Certo, in freghino col cardigan sformato accompagnato dal babbino co la giacca rossa non riempiva lo schermo, meglio, era inascoltabile.
Frankie invece s'era messo la muta, vorrà di che legge i blog. Peccato che cristicchi steva meglio de lu co la muta bianca e che il siparietto della partita a scacchi, benché carino, c'entrava come i cavoli a merenda con la canzone.
Rispetto alla canzone dei tiromancino, ingenua oltre ogni dire ma che almeno parla de qualcosa, avrei un nanetto.
Me l'hanno raccontato, piamolo co le molle, La morale, in ogni caso, dato che si estrae dalla narrazione e non dalla realtà, è la stessa.
Tempo fa in una fabbrica in cui lavorava il narratore di questo nanetto c'era un dirigente che era un vero pezzo di merda (non che gli altri fossero dei santi, anzi, ma la storia attiene a lui), uno ce ha fatto piagne parecchia gente.
Mo, com'è come non è, in uno scontro di potere lo fonno fori e lo licenziano, csì come eva fatto lui ogni volta che gli era stato possibile.
A dimostrazione che oramai fare sindacalismo in Italia è un po' come essere conniventi col nemico dopo un po' quelli del consiglio di fabbrica decidono di andarlo a trovare, che so, sembrava brutto non dimostrargli il fatto che comunque, alla fine, avevano un nemico in comune o che so io.
Lo trovarono in stato di profonda prostrazione, mezzo sbronzo, villa in disordine, moglie fuggita co le pellicce. Gli fece proprio pena. Poi dicono perché il sindacato s'è rammollito. È che la lotta di classe non fa per loro. Quando vedi il nemico a terra non dico prendilo a calci in faccia, ma almeno sappi che quello è il suo posto. E se non sai goderne almeno fai il favore di restare indifferente.
Quindi la canzoncina gne gne dei tiromancino, beh, almeno parla di qualcosa.
Il pezzo della rassegna stampa era patetico come tutto il siparietto tra baudo e magalli travestito da chiambretti.
A proposito di chiambretti, mi raccontano un nanetto che, seppur non verificato, è gustoso.
Dal terrazzo di mio cognato si vede l'appartamento di chiambretti (questa è la parte non verificata).
Mo, quando l'ulivo vinse nel 96 si fece fare un coccione di cemento dove piantò un ulivo, sul terrazzo in cima al palazzo.
Mo, l'ulivo, al di la che piantato così soffre, lo devi adacquà e il cemento è una spugna idrovora. Fatto sta che ha dovuto rifà la facciata al palazzo.
Max Gazzè c'ha il simbolo della pace sulla chitarra. Apprezzabile. Woody Guthrie c'aveva scritto questa macchina uccide il fascismo.
Al di la della qualità del pezzo, invece, vorrei spezzare una lancia su Cammeriere. È un signore, ha presentato i musicisti.
Infine, o quasi. Ma chi è il cane che ha fatto i vestiti delle vallette? Ora, vabbè che loro li illustravano quasi fosse una televendita (cosa che, in effetti, è) ma restavano per lo più schifosi.
Non come il vestito di Pietra Montecorvino. Stupendi anche i tatuaggi e la voce.
Sette spanne sopra a chiunque. Peccato l'atteggiamento con baudo. Fatto da qualcun'altra mi sarebbe sembrata piaggeria. È rimasta forte l'impressione di trovarmi di fronte a spiriti di benni.
Comunque un'ultima considerazione, il resto non l'ho visto.
Riuscito o meno (o meno, a mio avviso) c'era il tentativo di portare a sanremo la musica d'autore.
Non è che fai uno spettacolo in prima serata con la musica d'autore e speri di fare share.
San scemo non lo passano neppure e il premio Tenco lo danno alle 23.35 il 15 d'agosto.
Non ci vole una scienza per capire che non è televisiva.



giovedì 28 febbraio 2008

acque e teiere

Sta volta me becco una denuncia.
Ma forse coi blog è più facile sfuggire.
Sto a vedè il filmato di un convegno sull'acqua. Diciamocelo, siamo un popolo di cojoni.
Però c'è un però. Va bene che non parlano di quale colossale truffa sia il mercato delle acque minerali. Quindi molti giornali non ne parlano.
Ma non è che non lo sappiamo, chi ha un'istruzione anche solo basilare sa di che si parla.
Quindi un giornalista, per lo più, i cojoni ci sono in ogni categoria, sa di che parla.
Quindi, e qui scendo anche nel personale, se racconta cazzate lo fa intenzionalmente, se ci racconta che l'acqua minerale è meglio, se ci racconta che le acque vanno privatizzate ci sta intenzionalmente truffando. Spero che nessuno di voi creda di avere un amico che fa 'ste cose.
Come diceva la pubblicità di un formaggio....
In ogni caso il filmato è uno di questi 147.

Veniamo al cd.
Avevo detto, un po' più in basso, l'assenza di Daevid Allen non si fa rimpiangere.
Sti cazzi, a volte bisognerebbe riflettere prima di scrivere, Poi riflettere ancora.
Flyng teapot è 45 spanne al di sopra del pur buon downwind.
La questione è proprio di qualità.
Non solo per la copertina, che comunque è splendida, ma sentite la differenza. Anche qui.

mercoledì 27 febbraio 2008

aida

Mitologia a parte stiamo parlando dell'album di Rino Gaetano.

Faccio due o tre digressioni, tanto per la chiacchiera.
Ho messo a bagno il contenitore di palissandro per il mate. Mi tocca farlo ogni volta, sennò si spacca.
Poco pratico. Intanto ho messo su lo yogi te, adesso all'equoesolidale lo chiamano infuso di spezie. Mi fa un sacco neolingua, ma nelle fasi iniziali. Speriamo bene.
Poi, visto che non è prescritto ma a me va, ho messo nella prima tazza un cucchiaino di miele. Sull'etichetta c'è scritto che coltivano la biodiversità, che garantiscono la tracciabilità del prodotto e che non ha subito procedimenti termici di conservazione. Sarà, a me, per essere febbraio, sembra troppo fluido.
Il miele dei miei, de 'sti tempi, ce voleva il piccone per inciderlo. Sarà l'effetto serra.

fine digressione.

Nei tardi tempi FGCI frequentavamo un tizio che sonava la chitarra, bene.
Diceva di essere stato musicista di studio con Rino Gaetano, durante le prime fasi dell'incisione del suo ultimo album, quello poco più che cominciato prima della morte.
Io, in realtà non ci ho mai creduto, un po' perché è troppo perfetta per essere creduta un po' perché ho delle remore verso la merda di riflesso.
Essere musicista di studio di Rino Gaetano appena prima che muoia è troppa merda. Per entrambi, in effetti. Però ha organizzato due o tre edizioni del festival rock mascianese, il che è più di quanto molti possano dire.

Fatto sta che, vera o falsa, sta cosa l'ho sempre considerata un mito. Fosse un aneddoto o una palla, la narrazione, come Ente, non può che godere di un evento del genere.
Fatto sta che anche Rino Gaetano, come credo per parecchi di quelli della mia generazione, era un mito.
Che Frankie sia andato a s.remo per me non è uno scandalo, perché un bel giullare della canzone, un giorno venne a prendere noi neo adolescenti postinfanti nell'orgia dell'iniquità musicale.
Fra i pupi e i cantori vari dell'amore adeguato alla bisogna (omodonnamissionariacornettoognitanto) piombò un tizio che cantò di Gianna.
Lo amai subito e per sempre.
Era intelligente, giocoso. Suonava robba bona e saltava sul palco, non faceva gesti ampi con le braccia attaccate ad un corpo immobile.
Insomma, era vivo.
Da allora in poi ogni volta che ho ascoltato un suo pezzo ho provato un brivido.
Quando, pochi anni fa, è stato riscoperto ho provato un sentimento ambiguo. Da una parte c'era un "stronzetti, da mo che lo ascolto", dall'altra un "ma come ho potuto permettere che venisse dimenticato?".
Punto.
L'album è grande. Non avrei ne potrei avere la freddezza di commentarlo oggettivamente.


amici

Visto che comunque:
1. l'emergenza democratica non è più un'emergenza, in Italia, ma un problema di lungo periodo.
2. io ascolto una marea di musica ogni giorno e per lo più non ascolto due volte lo stesso cd, a meno che non si tratti di un cd nuovo, che cade in un momento speciale o che non ascoltavo da parecchio.
3. varie ed eventuali

passo a parlare di qualche altro cd, che la pila si eleva e il disordine aumenta (ho poco contro il caos, ma il disordine mi disturba).
Friends in the can è l'ennesimo cd dei Canned Heat.
Si, in questi giorni sto ascoltando per lo più blues (et similia) e avanguardie europee a cavallo degli anni 70.
Bel disco.
E qui potrei finirla, mi piace, vi ho fatto avere degli assaggi, non ho nanetti collegati.
Però c'è un però, c'ho la chiacchiera.
Non che non abbia nulla da fare, magari, però...
Dunque il blues (e il boogie, che in questo album non manca).
Fin da quando facevo salina in biblioteca a masciano (ebbene si, ho fatto anche questo. Del resto a masciano fa salina senza una lira in tasca do vai?) e mi sono imbattuto in " la musica del diavolo" (non fate caso al sito, non ve lo volevo far comperare, è che non avendo le competenze della babi rispetto alle ricerche in rete mi devo accontentare dei siti che trovo) la ricerca maniacale di ogni autore del blues è un po' una costante, diciamo della modalità lenta, della mia vita.
Non tanto (poiché non era centrale in questo libro) per questo mito, ma perché la narrazione era interessante, avvincente, ti faceva sentire ciò di cui parlava, una musica viva e che nulla poteva uccidere.
Ok, ho trovato il nanetto.
che fare? passo al libro che sto leggendo ora. fine della pausa.

amichi

Stamattina mi sono svegliato con un'idea fissa.
Il piano di rinascita democratica.
Visto che però c'evo da fa, me so portata dietro per tutta la mattinata l'inquietudine che intere parti delle cose dette da berlusca e da veltroni me lo ricordavano. Ora, che nelle proposizioni politiche del polo si riscontrino abbastanza spesso riferimenti letterali o meno al piano non è una novità, ma che nella rincorsa ideologica del PD a destra non si è fatto caso ad evitare almeno queste parti mi inquietava.
Visto che ho un bel po' di cose da fare, ancora ora, mi sono limitato a dare un'occhiata alla scheda wiki e a un sito o due.
Rimanderò la lettura integrale del documento, ma così a una prima impressione il problema esiste. Non in quantità industriale (ma leggerò con più attenzione il programma del PD) ma almeno su due questioni, una delle quali il PD sostiene da tempo, l'altra è la ragione sia della sua esistenza che della caduta del governo Prodi.
E sti cazzi.
Intanto la riduzione del Senato a camera regionale di secondo livello (il cosiddetto Senato delle regioni) era strutturale al piano, poi il bipartitismo era conseguenza più o meno necessaria di una delle strategie di rimessa nel caso il piano avesse trovato ostacoli nella sua applicazione immediata.
Cazzo, non molto, ma di qualità.

Devo rifletterci su, infatti penso che rimanderò la recensione del prossimo cd a un altro post.

mandarini

L'album non è lo stesso, ma il nanetto può adattarsi alla perfezione.
Da qualche parte durante gli anni ottanta, quando ancora internet era una voce che atteneva pienamente alla mitologia e il nostro passatempo era sostanzialmente la sala giochi (e la domenica le partite dell'Italcable), in un periodo che posso situare abbastanza precisamente tra le giornate passate sopra il sinclair zx80 e il giorno in cui il mitico roberto volpi mi presentò la barbara (ovviamente sempre in sala giochi) quasi sicuramente dopo l'avvento del defender (che da noi a masciano non arrivò, ovviamente nell'ottanta, esattamente come il zx80) stavo, appunto in sala giochi.
Stavo, mi par di ricordare, a chiacchierà con alcuni mi compagni de classe, immagino de cazzate, tanto quanto si chiacchiera di cazzate in un pomeriggio in sala giochi che invece potesti passare a studiare o, vorresti passare, a pomiciare con la tipa che invece non ti si fila di pezzo.
C'era, non del tutto sovrastata dai rumori dei giochini, la mitica radio (subasio o aut, francamente non ricordo) dove facevano, di tanto in tanto (o forse regolarmente, non è che vi prestassi molta attenzione, avevo già allora una inspiegabile incapacità di soffermare l'attenzione sui riff troppo orecchiabili) facevano il quiz indovina il pezzo.
Parte sto pezzo, credo un 10 15 secondi. Cazzo, me fo,
Coldwater Canyon dei Tangerine Dream. Non è possibile.
Parto a razzo per cambiare i pochi spiccioli che avevo con un gettone, sperando dessero il numero.
Vi ricordate i gettoni?
Mente sono preso da questa fantastica operazione telefona un tizio.
Mi pare di riconoscere la voce. Dice il suo nome. È il mio compagno di banco della terza media e, merda delle merde, indovina il pezzo.
Ora, che dopo due anni di medie proprio in terza mi ha fregato il voto più alto della classe passi, ma cazzo, 100mila lire di dischi in quei anni li erano na cifra, con il mio gusto e la mia capacità di passare anche un'intera mattinata di salina da mipatrini potevano scapparci anche più di 10 dischi.
Ma lo smacco più grosso è stato che non stava in sala giochi, stava a casa a studiare, con la radio accesa.
Ma ok, veniamo al disco.
Come dicevo, non si tratta dello stesso, from dawn 'til dusk è un'antologia, piuttosto interessante, anche se non contiene i pezzi che preferisco.
È comunque buona elettronica, di uno dei gruppi più significativi della scena mondiale, che, come la gran parte di quelli che mi piacciono davvero, non è statunitense (in effetti, tolto il blues e un po' di jazz non so quanti gruppi statunitensi ascolto con un po' di interesse. Di certo qualche punkettaro, un po' di folk. No in effetti ce ne sono).
Scherzi a parte, dalla sconfinata discografia del gruppo, in effetti, scegliere proprio i pezzi che piacciono a me non era facilissimo (anche perché i miei album preferiti sono la lunga suite Zeit (un album doppio) e il live Encore (da cui appunto era presa quella versione di Coldwater canyon).
Dato che hanno fatto, altre a una sconfinata quantità di album, una quasi altrettanta sconfinata quantità di colonne sonore, vi sarà capitato di ascoltarli, magari nella loro ultima incarnazione niuaig.
Sennò ascolte qualcosa di quello che vi ho messo in link.

lunedì 25 febbraio 2008

ben poco

Mi so alzato alle 7.30, fatto il caffè. L'Ermi è partita alle 11.30. credo sia un record. Cmq svolgendo il mio ruolo di casalingo stanco due o tre cose so riuscito a metterle in fila anche oggi. Sccritte dieci righe del quarto episodio di K'lrt (Kl'rt, ci sono due grafie anche per un nome inventato. adoro la dispersività della specie).
Riparata una lampada di design con la quale stavo lottando da due anni. Ora il problema è solo dove la mettiamo.
Data un'occhiata a una cosa della babi, stampata annotata.
Mi restano, secondo la mia tabella di marcia, una volta messo in pentola il riso per il pranzo, un 5 minuti liberi.
Vediamo di sistemare un altro cd.
Per fare in fretta slitto il mucchio d'ascolto, il secondo è Canned Heat, Future blues.
Vediamo di capirci, del gruppo vi ho parlato, allegato link, non credo ci sia molto da aggiungere.
Il disco è caruccio, francamente speravo meglio.
Nella mia versione, una ristampa con dei pezzi aggiunti, come succede, visto che il cd permette molto più spazio del vinile, il pezzo meglio è una cose che è tipo una canzone natalizia, con vocina molto accelerata (tanto per capirci tipo il discolo degli Squallor) che viene redarguita dal cantante del gruppo che gli insegna che anche col jingle di natale si può fare un boogie.

A conti fatti, cmq, non male. Peccato la copertina.
Visto che ho appena sentito la valvola della pentola a pressione che cadeva. Buon appetito anche a voi.


ps avevo anche passato un 30 minuti in faccende di riciclaggio affaccendato.

chitarra

Big Bill Broonzy non è considerato un chitarrista particolarmente virtuoso. Almeno, non un chitarrista elettrico particolarmente virtuoso.
Però era un musicista molto interessante e ha fatto cose che voi um... ehm, volevo dire, che pochi o nessuno ha fatto prima di lui.
Per alcuni ascoltare blues vuol dire ascoltare una musica un po' vecchia.
Ascoltate qui e poi fatemi sapere.
Do that guitar rag è un signor album. Pulito, non nel senso di noioso, ed essenziale.
Le basi fondamentali di quasi tutto quello che ascoltiamo sono contenute in questi pezzi.
Pochi, incredibilmente, sono degli standard. In parte perché Bill non ha avuto una carriera di pochi anni come è successo a un sacco di miti del blues.
In parte boh.
In ogni caso trovo grande sta roba.
Ne voglio parecchio di più.
Per fortuna quasi tutta la sua opera è stata ristampata. Ci sarà da lavorarci.

venerdì 22 febbraio 2008

alcuni appunti

Dunque.
La babi mi ha fatto notare che le recensioni (vabbé siamo meno pretenziosi, i post di musica) senza aver ascoltato la musica non sono tutto sto sballo, alla fin fine.
Vedrò di aggiungere dei link. per l'ascolto.
Intanto, se ci si registra yahoo musica funziona, per l'acquisto. Che micragnosi, peccato che bill il malvagio non li abbia soppressi.
In ogni caso specificherò le note tecniche.
A sto punto vado a modificare anche i post passati.

giovedì 21 febbraio 2008

post

Splendido non trovare i titoli.

Beh, sto aspettando che si freddi il caffè prima di andare a una fetecchiosa riunione di partito.
Provo a scrivere altre due o tre amenità.
Perdonate se non le condirò con gustosi nanetti, ma non è che vengano ad ogni scoccar di dita.
In ogni caso, perché mettere il carro davanti ai buoi, gridare gatto se non l'ho nel sacco ecc?
(tra l'altro questa del gatto qualcuno dovrà spiegarmela, prima o poi).
Dei Canned Heat vi ho già parlato (scritto, in verità) più sotto. avendoci un nome così, il link è impreciso. Ma da caos nasce più arte che dall'ordine.
Questo è un live: Live at Topanga Corral per la precisione.
Con questa copertina, che merita uno sguardo. Immaginatevi i take that al loro posto.
Per il resto, il gruppo fa una signora musica onesta. A quei tempi, tra l'altro, ci si faceva meno pippe a suonare e a me i live piacciono molto.
Quindi meno pippe e buon ascolto (su yahoo musica, non so se funziona, in realtà)

gong

Visti i colori dei link? Mi sa che devo ritoccarli.
M'ha telefonato l'Ermi dicendomi che non torna stasera (cosa che avrebbe causato qualche problemino logistico a conti fatti rimediabile) ma sabato dopo il comitato politico.
Questo a causa di un problema logistico suo molto meno rimediabile.
Visto che da un paio di giorni sto in disintossicazione (frutto delle mie reazioni allergiche, ora posso dirlo con certezza) avere una crisi bulimica con mele insapori e pere peggio (che purtroppo è tutto ciò che mi è rimasto in casa) non fa un grande effetto.
Mi sono attaccato a canna alla teiera della tisana di rosa di bosco (peggio ancora).
Più tardi provo con sedano e carote, ma dubito seriamente che porti a qualcosa.
Quindi, benché abbia un po' di cose da fare (gia da un po' di giorni) mi consolo col blog.
Riprendiamo da dove avevo finito.
Della formazione dei Soft Machine, prima dell'uscita de primo album faceva parte Daevid Allen.
Dopo esserne uscito formò i Gong.
Semplifico, tagliando molto, ovviamente, ma parliamo di uno che c'ha 4 anni meno di mia mamma.
Raccontarla tutta si farebbe lunga.
Cmq dopo vari scazzi Allen se ne andò e il gruppo, dopo un paio di album, si chiamò Pierre Moerlen's Gong.
Ma facciamola breve, qui c'è una scheda sufficiente a dare un'idea.
Parliamo di questi e più precisamente di Downwind
Ovviamente la loro svolta più marcatamente jazz e le sonorità meno sperimentali (ma stiamo parlando dei Gong. C'è comunque più sperimentazione nei loro album più conformisti che in qualunque cosa si possa sentire per radio, tv o in qualsiasi mezzo unidirezionale) fanno si che il mio apprezzamento per loro cali.
L'album è comunque un signor album.
Se guardate la lista dei musicisti restate ammirati per un 10 minuti (più altri 15 a rendervi conto di quanti di loro siano già morti, purtroppo).
Per quanto suoni blasfemo, non si sente la mancanza di Allen, siamo comunque su livelli che pochi altri raggiungeranno mai. Non un capolavoro, questo no, solo un signor disco, suonato più che bene, di signora musica. Meglio, tra l'altro, dei due precedenti che molti e a ragione, considerano poco riusciti.
Che altro dirvi?
Vista la intricatissima storia dei Gong?
Vi chiederete, si ok, ma perché la tira tanto per le lunghe?
Cercavo un link con degli ascolti, ma ancora una volta nisba.

ennesima recen

Nella mia, a conti fatti ormai abbastanza lunga storia di ascoltatore, mi resi abbastanza presto conto che la cosiddetta scena di Canterbury avrebbe avuto per me un ruolo primario.
Credo fin da quando mi resi conto che tra le varie cassette di una fantomatica enciclopedia rock dalla quale mancavano la gran parte dei grandi nomi (e per fortuna) spiccava quella dei Soft Machine.
Va da se che, man mano, malgrado la mia straordinaria capacità di menare il can per l'aia, ad un certo punto mi sarei mosso oltre i primi 4 magnifici album di questo gruppo per esplorare le carriere soliste dei singoli componenti.
Cominciai da Robert Wyatt, un po' perché il suo pezzo in quella cassetta mi piaceva più degli altri un po' perché penso che sia una delle più grandi menti musicali del secolo scorso (e di questo).
Esplora che ti esplora arrivai agli Henry Cow e quindi, inevitabilmente (?) agli Slapp Happy.
Dopo sta lunga serie di link veniamo a noi.
Sti du ultimi gruppi hanno registrato più d'un album assieme, per lo più di notevole qualità.
Desperate Straight (che tra l'altro chiederei a quelli più ferrati di me in inglese che po volè ddì, perché dalle mie limitate conoscenze vengono fuori significati conflittuali, se non proprio contraddittori) è un album che solo un contrappasso mi consola dall'aver perso dal 75 a oggi:
è sempre bello fare nuove scoperte, è una delle certezze che mi tengono in vita.
L'album è buono, come dice la scheda che ho linkato più sopra, la fusione fra i due gruppi produce una roba ben più vicina alla mia sensibilità rispetto a quello che fanno gli Slapp Happy da soli (che considero, cmq, molto buoni. Accanto alle sonorità complesse e intellettuali dell'avanguardia inglese, la leggerezza (ma solo apparente) degli Slapp Happy crea spessore ma contemporaneamente alleggerisce le trame. Un po' come sta seduti sul ferro o sulla gommapiuma. Al di la delle preferenze, un giusto equilibrio supera i singoli elementi.
Aggiungerei un link a un assaggio dei pezzi, ma dubito esista. Cmq buona ricerca.
Ps lo so, sarebbe meglio una recensione più tecnica, ma a me da più gusto raccontarvi un po' di cose su, che fare una complessa disquisizione a proposito di

Che volete, l'album non è questo, ma cito lo stesso: l'arte è un martello.

mercoledì 20 febbraio 2008

acchiappato

Volevo parlare di un cd, mentre aspettavo di passare alla correzione del racconto che ho appena finito di ricopiare dalla carta.
Poi però, cercando un attacco per questo post mi sono venute in mente un paio di amenità, quindi comincio con quelle.
Intanto, rileggendo il post precedente mi par di capire che dovevo essere veramente cotto, nei giorni scorsi.
Spero sia dovuto al freddo preso sabato mattina e non a qualcosa che ho mangiato la sera.
Ci sono stato attento e scoprire una nuova allergia alimentare mi farebbe veramente incazzare.
Insomma, mi sono fatto un bel regalo di compleanno, tre giorni di idiozia (un incubo).
Fatto sta che per darmi una svegliata me so sfonnato de caffè, pessimo.
Ora, sarà anche la miscela, io però, per non sapé né legge né scrive un passaggio col bicarbonato gliel'ho dato.
Non vi dico.
Se non avessi dei veri pregiudizi verso le caffettiere nuove ci farei sopra un pensierino.
Ma veniamo al disco, che manco Lester Bangs la tirava così in lungo con le cazzate.
Durante l'adolescenza ascoltavo montagne di merda.
Non credo di dirvi nulla di nuovo, molti di voi sono cresciuti nei fecciosi anni 80. In quegli anni la semplice scelta di avere uno straccio di vita sociale equivaleva ad ascoltare merda in quantità industriale (non che ora vada meglio, semplicemente ho cambiato frequentazioni).
Ora, fra le cose che non dovevi rinchiuderti da te o fare scene da pazzo per ascoltare robba bona c'erano, a mio insindacabile giudizio, i Depeche Mode.
Scene da matto. Facciamo un passo indietro.
Una volta, a una festa, in cui sostanzialmente la roba meglio ascoltata era qualche pezzo dei Duran Duran (un vecchio matto d'un fumetto degli anni 60, mi pare), già bello sbronzetto (ma manco tanto, che gli alcolici di quei tempi bisognava lottarseli) so uscito in macchina e ho preso na cassetta dei Black Sabbath. Poi so rientrato e ho fatto: "ragà, qui se non sento un paio de pezzi da sta cassetta do fori de matto" e l'ho messa su.
Incredibilmente questo non ha incrinato la mia vita sociale (vabbé che eravamo sempre la stessa dozzina di persone. Ridurre sarebbe stato peggio. Il paesotto è veramente una gabbia. Rischi di restarci dentro coi tuoi nemici assetati di sangue. Come l'poro Alien).
Beh, non l'ha incrinata a patto che la tipa della festa mi avesse già rifiutato ai tempi di sto pezzo. Ma tant'è.
Insomma, volevo partire con una recensione di Catching up with depeche mode, in cui magari facevo qualche motto di spirito su questo o quel pezzo (che so, padrone e servo?) invece l'ho tirata per le lunghe con i miei tiramenti su un'altra cosa che m'ha salvato la vita negli anni 80.
A sto punto per sapere almeno di che sto parlando wiki

martedì 19 febbraio 2008

la cuccia del cane

In fretta che devo finire un racconto.
I Canned Heat sono una delle prime band blues bianche, si sente.
Si sente anche in questo album.
Un bel blues ricco e corposo, forse solo un po' troppo pulito (ma li sto ascoltando in parallelo con Big Bill Broonzy e questo può pesare).
Visto che stiamo parlando di gente che, pur essendo in giro da più o meno lo stesso tempo dei (tanto per fare un esempio) Rolling Stones non sembra la parodia che potrebbero farne i vecchietti dell'ospizio di Abe Simpson, il mestiere non gli manca.
In più c'è il fatto che suonano blues, non stanno dietro alle possibili evoluzioni di mercato producendo, di tanto in tanto, qualche pezzo decente.
Un buon gruppo di un genere che segue un'evoluzione ritmata secondo i tempi dell'uomo, non quelli della macchina.
Ma la sto tirando per le lunghe. Un buon album, dicevo, ben scritto e ben suonato. Per niente freddo.
Magari non è il mio gruppo preferito (e se lo è, lo è con un altro nome) però avercene.

lunedì 18 febbraio 2008

rocco

Dovrei trovare il modo di vedermi lo spettacolo teatrale, perché questo album de il parto delle nuvole pesanti in cui è contenuta la musica dello spettacolo è, si piuttosto bello, ma manca qualcosa. È molto segnato da ciò che manca, cioè una buona parte del testo.
Questo rovina un po' la potenza antimilitarista del tutto.
Un peccato, dovrò cercarmi lo spettacolo.

venerdì 15 febbraio 2008

angeli strani

Tra il 1988 e il 1989 ho fatto il milite a Spoleto. Un inferno, mediato, ma neppure tanto, dalla vicinanza a casa e agli amici.
Impiegai la penultima diaria nell'acquisto di un costoso biglietto per vedere il concerto di Laurie Anderson, che si sarebbe tenuto in quel di Spoleto, al suo famoso festival, pochi giorni dopo il mio congedo.
Doppia festa, immaginai.
Ovviamente il concerto venne annullato, non ricordo più nemmeno la ragione innescando una dinamica negativa.
Non so se capita anche a voi di avere situazioni del genere.
Io ho ricorrenze di questo tipo. Film che non riesco a vedere, concerti a cui non riesco ad andare, roba del genere.
Per fare due esempi. Qualcuno volò sul nido del cuculo. L'avrò visto 50 volte. Ma c'è sempre una ragione per cui o è iniziato o non riesco a vederlo fino alla fine.
Non sono mai ragioni chissà quanto catastrofiche. Però ci sono.
I concerti di Laurie Anderson si muovono, nella mia vita, secondo lo stesso schema.
Già non è che ne faccia milioni (che so, fosse un gruppetto rock del cazzo potrei pensare di dargli la caccia per mezza europa. Corri che ti ricorri una data la beccherei) se poi, per una ragione o per l'altra io ho sempre già da fare per quel giorno...
In ogni caso, la tizia ha segnato tre o quattro punti di snodo nella mia vita di fruitore dell'arte e quindi continuo a darle la caccia.
Quando, agli albori del video musicale, vedevo Mr. Fantasy il suo O Superman svettava in quell'arte nascente (continuo a pensare che sia tutt'ora meglio del 99,9 periodico dei video prodotti) eguagliato solo dalla roba di Peter Gabriel (un altro 45 spanne sopra la media.
Sempre Massarini, in una sua intervista a Mediamente (a proposito: ma che fine ha fatto) le tirava fuori la sua teoria sull'opera d'arte nell'epoca della sua modificabilità tecnica (scusate se lo scrivo così) che era più o meno quello su cui mi stavo arrovellando in quel periodo. Una delle tante cose su cui mi arrovellavo.
Bando alle ciance. Volevo parlare velocemente di Strange Angels, l'album della nostra del 1989 (come vedete la mia abissale follia non è l'unica ragione del delirio iniziale.)
Un signor album, che mi consolò non poco della perdita del concerto. Quando il nastro si spezzò per l'uso eccessivo coniai ben 6 nuove bestemmie, almeno una la uso ancora.
Averci rimesso le mani dopo tanti anni, in cui mi sono perso dietro altri ascolti (che volete, sia il tempo che le risorse economiche sono limitate) è stato un piacere quasi fisico. Ragion per cui ve ne metto a parte.

tempestosa

Sono un uomo pieno di pregiudizi. La cosa più fastidiosa di questo affastellarsi e stratificarsi di partiti presi e di a priori molto poco filosofici è che spesso si rivelano fondati.
Beh, tre cose, cominciamo dalla prima.
Dopo che tipo ogni volta che avviavo iTunes quando ero connesso mi ricordava che c'era una nuova, sfavillante, versione disponibile e che io ero tipo l'unico sul pianeta che non aveva ancora approfittato di questa stupenda occasione mi sono deciso e ho scaricato e istallato, dicendo tra me e me -e che cazzo, ormai i buchi più rilevanti li avranno tappati-
probabilmente ero ubriaco oppure molto stanco (poi viene la parte due) e mi sono dimenticato che oramai la differenza fra la microsoft e la apple sta nel fatto che la seconda ha oggettivamente un logo molto più bello.
Per il resto fanno a gara a chi distribuisce software più ingombrante e difettoso e infatti sta nuova versione, a differenza della vecchia, funziona poco e male, entra in conflitto con più o meno tutto quello che ho nel computer ecc.
Cosa che la precedente aveva smesso di fare da poco, tra l'altro.
Visto che il programma ha, più o meno, le funzioni che mi servono di più ed è, almeno dal mio punto di vista, il più adatto ai miei bisogni sto prendendo in considerazione la possibilità di non rimpiazzarlo con qualche cosa presa in rete, che magari legge anche i 20.000 formati audio che questo non sa neppure che esistono e che mi costerà qualche ora ad apprendere come farci tutte le cose che faccio con questo.
Ci penso ancora su, fino al prossimo conflitto software.
Ero stanco, dicevo.
È un po' di giorni che dormo poco e male, quindi ieri sera, approfittando del fatto che avevo un po' di tempo, mi sono fatto un paio di bicchieri di vino in più (si chiama uso responsabile delle sostanze) e sono andato a letto verso mezzanotte, senza aver guardato né telegiornali né altre puttanate del genere fin dal tg3.
Le otto ore successive, con più d'un risveglio, le ho passate ad elaborare una complessa trama fantasy (il fantasy è uno dei medi narrativi più colmi di simbolico), sufficiente ad almeno 3 romanzi, in cui ho sviscerato un bel po' di roba seppellita nel mio inconscio (o quello che è, secondo le teorie del momento).
Mi ha lasciato molto su cui riflettere, compreso il fatto che se fossi uno scrittore vero passerei i prossimi 4 o 5 giorni a sgrossare la trama.
Visto che invece non sono uno scrittore vero penso che riparerò lo sciacquone, organizzerò la logistica per l'iniziativa politica di stasera e scorrazzerò per l'Umbria mia moglie.
Che è più o meno quello che mi rimproverava ilo mio inconscio, ad una prima analisi superficiale.
Spero che scavando più a fondo ci sia dell'altro.
Cmq stamattina, svegliandomi ancora una volta, deciso che stavolta era inutile riaddormentarmi, poiché uno sbocco nella trama c'era e adesso mi serviva più rifletterci sopra che andare avanti ho messo su Stormbringer, dei Deep Purple.
Avete presente quando sentite un album che ogni due per tre vi vene in mente -cazzo, sto riff è tra i più abusati delle storia- oppure -sto attacco l'avrò sentito in almeno 15.000 pezzi-?
Beh, peccato che tutta sta robba de pantere, vergini di norimberga, metallica e pippe varie non è che se le sono inventate loro.
Le copiano (o reinterpretano, scegliete voi) proprio da 5 o 6 album dei Deep Purple che sono fra i più saccheggiati che io conosca. ovviamente non è che loro non l'avessero preso da nessuna parte, la storia del blues e del rock 'n' roll è piena di cose saccheggiate.
Sarà per questo che Stormbringer lo riascolto, di tanto in tanto, mentre con un sacco di metal ho un'iperproduzione di latte ai cojoni che la metà basta?
Boh, chiudiamola co' 'sta domanda. Vado a riparare lo sciacquone e magari anche a buttar giù la trama.

giovedì 14 febbraio 2008

vol 8

altra bella copertina
mi chiedo quanto suoni, di questi pezzi, de gregori in concerto.
io un tre o quattro li userei, di tanto in tanto.
o forse no, visto che alla fin fine i pezzi meglio sono quelli in cui de andrè lavora da solo (giugno 73 e amico fragile, incidentalmente)
La chiudo in fretta, che mi sta montando l'invidia per gli anni 70.

Degli assaggini qui.

orgasmo


lo so, non tutti potete capire

pippe

Preso dalle varie iniziative e da altre pippe di politica (compreso il fatto che un'altra volta si va alle elezioni tanto per farsi male) mi era passato di mente di commentare un po' di roba che mi è passata per le mani 'sti giorni.
Vediamo di rimediare più o meno.
Che David Bowie fosse, oltre che bono oltre il decentemente accettabile, anche un notevole musicista è un po' l'ennesima lapalissianata.
Però Pin Ups è un grande album. Nel link ci sono degli assaggi, per chi volesse sentirli. Qui trovate anche altre risorse. E qui iutiub
Ci vole un musicista veramente tosto per fare un album di cover che abbia veramente senso all'interno della propria carriera.
Ci sono, qui dentro, un paio di chicche piuttosto notevoli. Intanto see Emily play. Che volete, io Syd Barrett lo idolatro, mi piace che piaccia anche a qualcun'altro. Da un senso al fatto che ho capito come si piega lo spazio oltre le tre dimensioni ordinarie solo per ricavare un altarino da dedicargli tutto per me.
Si vede che gli sono piaciuti gli Who, ci sono ben due pezzi a firma Townshend (no, ma questo un nome d'arte non poteva sceglierselo?). Poi c'è Sorrow, dei Merseys (che è il meglio pezzo dell'album, a dimostrazione che il mercato è merda, visto che questi lo sanno in 5 chi sono).
Cmq se a qualcuno frega qualcosa qui

Incidentalmente anche una delle copertine più belle della storia.

Altra copertina notevole (allego quella del cassettone il cui formato al momento non ricordo) considerate che, almeno a mio avviso, la copertina del vinile è almeno 5 spanne sopra, graficamente parlando.
Storia di un impiegato è un romanzo.
Uno dei più riusciti concept album mai scritti, fuor di dubbio.
Dato che il refosco mi favorisce l'eloquio (non esattamente) rimarcherei il fatto che il pezzo che preferisco è "la bomba in testa" un perfetto spaccato del periodo, fotografato da un'intelligenza particolarmente vivida.
Uno dei migliori album di De Andrè, anche se, probabilmente, uno dei più difficili ed imbarazzanti da suonare fuor di contesto, essendo calato pienamente nel momento storico.



il libro di Ferrero

Presentazione interessante, un libro sicuramente da leggere.
Parliamo di ciò che cresce e ciò che cade.
Intanto il prete è stato radicalissimo, credo sia l'unico in Umbria.
Rispetto al resto voglio buttar giù tre parole che non ho detto, in parte perché Ferrero nel suo primo intervento aveva già detto un po' delle cose e non credo che ripetere le cose che ha detto il tuo interlocutore tanto per fare un intervento serva a qualcosa. Parli chi ha da aggiungere qualcosa.
Un po' perché davanti a tanta gente mi caco sotto.
Comunque.
Sta gente viene qua su guscetti sul mare anche in tempesta. Il Mediterraneo è pieno dei loro cadaveri. Vengono chiusi in celle frigorifere dove spesso soffocano. Qualcuno legato anche sotto ai cami.
Vengono uccisi per strada, nelle galere, nei CPT.
Scappano dalla guerra, dalla persecuzione e dalla miseria più nera. Se non fuggissero da una condizione infame tutto ciò che gli costa stare qui e venirci sarebbe insostenibile.
È un fenomeno strutturale da affrontare con la ragione.
La Bossi Fini e le varie politiche repressive non sembrano farlo.
La repressione, qui come più o meno ovunque non funziona.
Viene da chiedersi se sono privi di intelligenza.
Oppure le ragioni della loro azioni sono altre. Creare un corposo esercito occupazionale di riserva, privo di diritti, facile da sfruttare e sotto lo scacco di situazioni emergenziali, tenuti in profonda povertà.
Allora la questione immigrazione (non dico niente di nuovo) attiene alla questione della ricomposizione della classe.

lunedì 11 febbraio 2008

ghost in the shell l'attacco dei cyborg

buono
bel film, buona l'animazione una storia abbastanza carina.
Ovviamente manca il maggiore e l'intreccio è un po' troppo semplificato ma ci sono due o tre chicche notevoli.
In fin dei conti, poi, il maggiore alla fine compare, con le sue solite moine.
La stizzatina d'occhio a "ma gli androidi sognano pecore elettriche?" era quasi d'obbligo, immagino, considerando che appunto di androidi ribelli si parlava.
Buono, confermo

la cosa di Roma

Francamente, malgrado il fatto che c'era più d'un intervento interessante (e altrettanti tanto per fare la presenza) non sono molto soddisfatto.
Troppo fate fate, troppo movimento romano (per una riunione nazionale, ovviamente. Altrimenti troppo non sarebbe stato).
Chiaramente io credo che per fare veramente un'aggregazione reale, che non sia solo la fusione a freddo di gruppi dirigenti ma un corpo vivo c'è bisogno di tempo.
Ma questa accelerazione elettorale, con la necessaria riformulazione delle liste elettorali ecc rischia di costruire una frattura, un po' più di costruttività non avrebbe guastato.

Insomma un lungo cammino, lo sapevamo e questa non è stata una scorciatoia.
Un ultimo appunto. Possibile che si continua a fare 'ste assemblee in 'ste salette microscopiche in centro?
Scommetto che un megacapannone in periferia in grado di far entrare tutti si trovava

altra iniziativa



domenica 10 febbraio 2008

resistiamo

Iniziativa di Torino.
Forse devo preoccuparmi.
Non che non sia stata interessante e il colossale tendone che era stato approntato davanti alla Thyssen era a malapena sufficiente per contenere l'afflusso.
Però la relazione di Zipponi ha stentato ad elevarsi sopra al banale sindacalismo (st'omo, come altri prima di lui, non riesce proprio a fare il salto) e un operaismo abbastanza cieco e le conclusioni di Giordano sono state abbastanza inadeguate (più che altro perché non analizzano la prospettiva oltre le elezioni, cosa che, malgrado l'urgenza per il breve termine in un comunista è un po' pochino e perché dopo la quinta volta che porti la tua solidarietà a qualcuno in 15 minuti hai stufato e fai pensare alla piaggeria. Un po' di misura, per Giove).
In mezzo molte testimonianze (ma che il lavoro è per lo più lavoro di merda in condizioni di merda, tolti quattro ragazzini cresciuti nel funzionariato che non hanno lavorato un giorno in vita loro, lo sappiamo, Ci servirebbe un surplus di analisi, fatta dagli sfruttati invece che da soloni e analisti da scrivania), un po' di chiacchiere abbastanza vuote, analisi di qualche sindacalista (per lo più Fiom e SdL) piuttosto buone per quanto riguarda la fase e Ferrero che ha riconnesso la necessità di ricostruire la coscienza della classe nella situazione data, superando il contraccolpo della sconfitta operaia, insistendo sulla lotta allo sfruttamento a partire dagli immigrati (ricomporre la classe, appunto) e combattendo la trasformazione di ogni cosa in merce, a partire dalle persone e dall'ambiente.
Si è dimenticato uno dei grossi nodi dello sfruttamento, quello dato dal rapporto produzione riproduzione (le donne, incidentalmente) ma rispetto a campane che si sentono su altre parti sull'equidistanza tra capitale e lavoro o sull'eguaglianza delle opportunità (tra diseguali, incidentalmente) e altro corporativismo di bassa lega segna un bello iato.
Mo toccherebbe fasse un po' il culo.

venerdì 8 febbraio 2008

Roma

Ho trovato questo link, ma nessuna immagine

http://www.sinistrasociale.it/?p=189

buona lettura

Torino


Arrivo in macchina a Torino (che palle) poiché domani c'è questa iniziativa.
Poi, alla fine a Roma
poi vi linko anche l'immagine della cosa di Roma

giovedì 7 febbraio 2008

gigli plays for you

Un tizio, che incidentalmente è anche un vicino di casa, un componente importante di un'associazione con cui dividiamo la sede e un potenziale aderente de la sinistra (potenza del paesello) m'ha smollato sto cd di Beniamino Gigli (lui ha la passione per le voci storiche).
Ora, fatta la tara che io c'ho il problema del significato (e qui tra mamme, mogli e pippe varie qualche problema c'è) e la musichetta è un po' troppo da romanza da operetta o marcetta risorgimentale sto tizio c'aveva una voce notevole, sarò banale.
Fatta una selezione che viene più incontro alle mie esigenze potrei anche ascoltarlo più volte.

fo anche questa

mercoledì 6 febbraio 2008

ghost in the shell stand alone complex

Giornata di recensioni.
Si, insomma, vi fo sape' un po' de cazzi mii.
Visto anche l'ultimo episodio di questa serie animata, a conti fatti un episodio di raccordo tra questa e una eventuale serie futura, tira le fila e poco altro, nulla a che fare con la profonda tensione che pervadeva gli altri episodi, con la serrata caccia all'uomo finale ecc.
Visto che sarebbe poi finita in questo modo l'avevano già annunciato in un dialogo qualche episodio fa quasi quasi sarebbe stato meglio finirla col 25.
Ovviamente tutta la trama dell'uomo che ride (un hacker piuttosto abile) sarebbe stata in piedi lo stesso.
Stupendo l'episodio coi carri armati senzienti che parlano di filosofia, anche se è uno dei più drammatici.
Di certo merita di essere vista sia per le tematiche (delle componenti cyberpunk della serie ho già parlato altrove) che per l'azione, indiscutibilmente grande.
Un po' più profonda della media, ma ovviamente l'autore è una garanzia.
È oltretutto una garanzia il fatto che è un anime. Sono rimasti gli unici cartoni non profondamente infantili sul pianeta (ok, tra quelli che conosco io, ovviamente)
Cmq 26 episodi, si guarda in un paio di giorni e l'effetto è sicuramente notevole.
Mo vo a produrre qualcosa anche io, altrimenti poi a che serve tutta 'sta roba che mi guardo?

Maledetta morale utilitarista.

dragonball z

Veniamo al sodo.
È una serie gradevole, una parodia abbastanza ben congegnata degli anime di arti marziali che sfocia, molto presto, nella fantascienza super-eroica più spinta.
Francamente, malgrado la mia passione per la serie e la mia adorazione per alcuni dei personaggi, 291 puntate sono un tantino troppe, anche perché, a ben vedere, lavorando un tantino di forbice, tagliando qua e la i punti in cui si mena eccessivamente il can per l'aia, la serie funzionerebbe meglio.
Diciamo che a conti fatti un centinaio di puntate in meno.

fanteria dello spazio

Ho rivisto il film.
Che Paul Verhoeven non sia un gran regista non ci voglio io a scoprirlo e il film un po' ne soffre.
Su questo film e sul romanzo al quale è ispirato se ne sono dette di tutti i colori.
Visto che
Robert Heinlein è stato di volta in volta tacciato di fascismo, comunismo, fanatismo religioso, ateismo e pippe varie tagliamo corto. Era un autore interessato a dipingere società credibili e coerenti nelle quali far muovere i suoi personaggi per parlare delle tematiche che l'interessavano. Per far agire degli individui in condizioni estreme nelle quali potessero tirar fuori il meglio di loro stessi. Il meglio nella situazione data, certo.
Ora, Rico, ancor più nel film che nel romanzo, è un ragazzo indeciso, che prende decisioni socialmente determinate per ragioni piuttosto sciocche (conflitto generazionale, desiderio di seguire l'amata, roba così) e non è mosso da nessuno spirito bellicista o fanatismo, almeno fino a quando le condizioni della guerra non portano allo sterminio della sua famiglia.
Il romanzo era stato scritto prima dell'intervento statunitense nel Vietnam ed è sorprendente il fatto che sia il casus belli (abbastanza discutibile e per niente accertato, anzi, ancor più nel romanzo che nel film quasi sicuramente un incidente) che la situazione di sostanziale dominio delle gerarchie militari sulla società (negli Stati Uniti per lo più ideologica, in clima di guerra fredda, sulla Terra del romanzo un dominio vero e proprio con tanto di cittadinanza piena acquisita solo prestando servizio militare) rispecchino fortemente la verità storica.
Sorprendente almeno per chi considera la fantascienza come un genere d'evasione col quale svagarsi per qualche minuto, confondendolo di fatto con l'intimismo d'accatto dei vari romanzetti rosa.
Ora, l'autore invece è uno dei primi e più significativi esponenti di quella che è stata etichettata come la scuola sociologica e benché le etichette servano, per lo più, a mascherare la sostanziale superficialità di chi le usa nascondono anche, spesso, qualcosa d'altro.
In questo caso nascondono il fatto che in quel periodo c'era un numero cospicuo di autori che scrivevano fantascienza scrivendo della società del loro tempo, puntando lenti su singoli aspetti, su contraddizioni, pericoli ecc.
La società fortemente militarizzata della guerra fredda, le gerarchie militari convinte che la soluzione ad ogni problema sia un attacco deciso contro il nemico, il comunismo, facilmente individuabile sotto la struttura sociale ad alveare degli "scarafaggi".
Di questo parla il romanzo, non di un'utopia militarista auspicabile per il futuro. Questa è una cosa di cui parla spesso anche certo romanzo "realista", qualche "fiction" pseudo-storica su questo o quel presidente, non è una novità. Lo era al tempo, però.
Quanto al film, non è che sia sta gran cosa, anche la propaganda bellica sa un po' troppo di spot della coca cola, ma il regista afferma che il film è una critica all'attuale società americana e alla politica degli Stati Uniti, che «hanno la tendenza a usare il potere e la violenza contro tutti gli obiettivi». Le dinamiche individuali sono ben delineate, gli effetti speciali piuttosto buoni, in fin dei conti un'occhiata se la merita.

domenica 3 febbraio 2008

V

Quando siamo su un altro livello, si vede.
Mi sono riletto V for vendetta di Alan Moore e David Lloyd.
A parte, si fa per dire, i disegni che sono splendidi (e nel bianco e nero originale la cosa spicca ancora di più) la storia è dirompente.
Molto meglio di come la ricordavo, al punto che invece che in archivio 'sto albo lo metto ad un certo punto, non troppo in basso, nella mia purtroppo sconfinata lista di lettura.
La storia è, udite udite, un racconto distopico post nucleare.
Più o meno il sottogenere fantascientifico che odio di più.
Ora, una delle ragioni per cui cui io non sopporto 'sti romanzi è che il sottogenere post apocalittico, qualunque sia la causa del crollo della civiltà, per lo più indulge nell'intimistica dinamica autoreferenziale del protagonista che si guarda l'ombelico per tre quarti della storia.
In un racconto breve potrebbe anche starci, ma da un intero romanzo, per lo più, pretendo anche che succeda qualcosa.
I restanti post apocalittici sono dei deliri fascisteggianti sulla naturale bestialità umana tenuta a freno, per fortuna, dai leader naturali che la società borghese teneva schiacciati in ruoli marginali. Che so, garzone di bottega, impiegato alle poste ecc.
Anche questo racconto parla della società che ci tiene prigionieri, ma ribalta completamente i pezzi sulla scacchiera.
Quando Finch capisce che a rendere V quello che è non è stata né la prigionia, né le torture né le droghe, cose che hanno devastato i suoi compagni di prigionia fino ad ucciderli, ma la presa di coscienza semplice e funzionante che in qualsiasi situazione sociale, malgrado i lacci materiali, in ultima analisi "Chi è che controlla e vincola la mia vita, tranne me?".
Ora, in questo piccolo passaggio c'è la differenza tra il sapere e la comprensione, l'illuminazione, se preferite.
Altro tratto saliente della narrazione è il passaggio in cui V illustra a Evey le funzioni sociali del distruttore e del costruttore in una rivoluzione e la consapevolezza che nessuno può veramente incarnare i due ruoli, poiché il distruttore, alla fin fine, sempre distruttore resterà.
È un po' quello che dice Marcos rispetto al fatto che i militari non possono partecipare alla costruzione della società nuova e all'esigenza che in ultima istanza non sia possibile che in loro risieda alcun organismo decisionale che non attenga strettamente alle strategie belliche.
Se pensiamo al preciso ingranaggio che V costruisce nell'istruzione di Finch comprendiamo fino in fondo la sua consapevolezza del problema.
Potrei parlare per ore dell'intricato intreccio, delle citazioni, dei rimandi da una parte all'altra della storia per cui, quando si ripresenta, una situazione cambia di senso.
Ciò che distingue le grandi opere è il fatto che non le esaurisci con una recensione, vanno lette e rilette.
V for vendetta rientra in questa categoria, accanto a poca altra roba. Molto meno di quanta ne venga osannata.
Ora, è arte anche il resto, malgrado non sia grande arte (ieri sera, sentendo Bocelli che aborro parlare della musica con estrema arguzia godevo. Peccato che poi, a conti fatti, a me faccia schifo comunque la gran parte della roba che fa) e nessuno cresce introiettando le forme della grande arte o leggendo ecc solo le opere approvate dal grande indice della critica (tanto per capirci, attenendoci alla scrittura che comunque è il campo da gioco che più mi interessa, per imparare a scrivere di merda bisogna leggerne a secchiate) però ogni tanto un'opera di questo tipo da veramente gusto leggersela.
È per questo che intendo rileggermela presto.
Chiudo con una citazione, che è perfettamente in tema con il dibattito sulla magistratura che ci ammorba dai primi anni 90. "La giustizia nulla significa senza la libertà".
Essendo quest'opera piena di citazioni chiudo qui, che è meglio.