Post in evidenza

licenze

  [Commons Deed] [Legal Code]

giovedì 29 maggio 2008

doni?

Bella domanda.
Non perché sia l'ultimo, ma è probabilmente il miglior libro della serie.
Tutti, compreso questo, soffrono del fatto che la necessità di adeguare la narrazione ad un anno scolastico fa si che almeno fino alle vacanze di Natale si gira a vuoto.
Il risultato è che di Harry Potter si da una figura di un ragazzetto un po' scemo e ossessivo, più vicino alla visione che ne da Piton che a ogni altra.
Ora, io credo ci siano un paio di passaggi su Piton, in questo libro che sono magistrali.
Non succede più o meno nulla che non fosse prevedibile dal precedente, per chi ha seguito attentamente i dialoghi tra Silente e Piton, per lo meno.
Il passaggio migliore, ovviamente, è uno in cui non appare neppure, ma parlano di lui.
Notevole tutta la parte dei ricordi, soprattutto il conflittuale rapporto con Silente. Di cui abbiamo una visione nuova e più complessa, rispetto al bonario preside della scuola.
Interessante anche la parte ambientata nel testa di porco. Una delle cose meno prevedibili, anche se era evidente che quel personaggio, prima o poi, doveva scappare fuori.
La cosa interessante è che il regno del signore oscuro non è una cosettina all'acqua di rose, come spesso capita nei libri con lo stesso target.
Qui si crea da subito un sistema di morte, tortura, oppressione e RAZZISMO. E per dare la misura reale la gente muore, anche i personaggi più belli.
Chissà perché ci dimentichiamo o cerchiamo di fingere di non ricordarci quanto sia centrale il razzismo nei sistemi repressivi. Ma ok, se non contassero sulla nostra vigliaccheria e la nostra predisposizione a seppellire la testa sotto la sabbia i sistemi di questo tipo non riuscirebbero ad arrivare al potere.
Come al solito si trova più politica in un romanzo di genere che nella letteratura "alta".
La parte di Paciock è stupenda. "«Tu non c'eri» obiettò Neville. «Non l'avresti sopportata nemmeno tu. Il fatto è che reagire è utile, dà agli altri un po' di speranza. Lo notavo sempre quando eri tu a farlo, Harry»."
Poi la tipa scrive bene, soprattutto quando la parte centrale non è troppo inconcludente. Se scrivesse male non si riuscirebbe leggere 500 pagine in due giorni. Sarebbe impossibile. È avvincente.
Non dico da rilettura, non sono un appassionato tale da rileggere un ciclo di 7 romanzi in cui (tolto forse il primo) c'è una parte del tutto superflua in più di cose da leggere (o rileggere lo ammetto) ne ho milioni. Però è stato piacevole, ammetto che non gli davo un soldo bucato quando ho iniziato col primo.
Ma non so se continuerei la lettura. I personaggi migliori non ci sono più. Magari le avventure dei figli. Ma con un antagonista completamente nuovo, altrimenti non si comprenderebbe il senso.
Vabbè, se vi rimane del tempo dateci un'occhiata, in fondo si tratta di un mondo logicoe coerente, il che non è poco.

mercoledì 28 maggio 2008

harlock

Finita anche la prima serie.
Al tempo della prima trasmissione italiana c'era una ragione, che francamente non ricordo più, per cui mi capitava di vedere sempre le puntate iniziate. Credo fosse la contemporaneità con un'altra serie su un altro canale.
Si, c'era già un altro canale allora. Era folgorante, comunque, già allora.
Al tempo non c'avevo fatto caso, anche perché la parte sulla bimba modifica e normalizza abbastanza la serie, ma dietro questa storia c'è una morale complessa e personale.
È una serie molto giapponese, sia in quello che rispetta della tradizione che in quello che forza.
Malgrado il fatto che più meno chiunque nella storia è un genocida recidivo non teorizza lo sterminio dell'avversario, caso più unico che raro.
Credo che solo in alcune puntate del Silver Surfer di Stan Lee abbiamo lo stesso.
La serie è bella e caotica come la ricordavo.
Più o meno altrettanto coinvolgente (e ci vuole, su 42 episodi). Non c'è quasi nulla di insopportabile (a parte
Tadashi che è un idiota assoluto).
La continuità narrativa con le altre serie è minima, a questo punto dovrò dare un'occhiata a Galaxy express 999 (che comunque c'ha dei riferimenti espliciti a questa, ma è una serie completamente slegata. Come spesso succede l'autore riprende personaggi da una serie al'altra.
Ok, non c'entra nulla, ovviamente. Cmq una serie che riguarderò, col tempo.

domenica 25 maggio 2008

52

42 è la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto.
52, per quello che riguarda questa storia ha una valenza più o meno identica. La differenza è che, conoscendo anche la domanda, conosciamo anche i limiti della risposta.
Sta storia, che sostanzialmente copre l'anno di vuoto tra crisi infinita e la ripresa delle serie classiche della dc (che cosa è successo mentre i personaggi portanti erano assenti e, in misura minore, dov'erano?).
La narrazione è di alto livello, con 4 autori e molti disegnatori che lavorano su una serie settimanale che racconta, settimana per settimana, un intero anno.
Si basa su un buon numero di personaggi minori e sul fatto che quando manca Superman nel cosmo dc la preminenza è data alla famiglia Marvel. In questo caso con un'interessante modalità.
Quindi, buona la storia. Bela la parte, che resta aperta, temo, per un nuovo crossover, delle avventure cosmiche di Animalman, Starfire, Adam Strange e, udite udite, Lobo.
Interessante l'avventura mistica di Elongated Man, che nel regno mistico dc prelude a un mutamento radicale del personaggio. Ci mancherà, ma contemporaneamente si aprono le premesse per un'interessante serie. Solo che se continuano a spostare personaggi sulla sezione magica finisce che non ne restano altri. E scrivere belle storie di magia non è facilissimo.
Question. Bella evoluzione. Uno dei limiti della storia, però, sta qui.
Mo mi vengono adire che un tizio che vive a Gotham, che è una delle città più inquinate del pianeta crepa di cancro perché fuma. Le multinazionali del farmaco e i loro sgherri me la vengono a raccontare. Però alle favoloe deve esserci un limite.
Bella storia Batwoman. Abbastanza prevedibile. Buona la questione che la famiglia monogamica eterosessuale non è l'unica forma riconosciuta di relazione affettiva.
Evviva l'intergang. Ho sempre adorato l'intergang. Peccato che la loro religione fondata sul crimine non è ciò che sostituirà il capitalismo di mercato ma, vuoto per pieno, la globalizzazione finanziaria liberista. Sti statunitensi mi cascano sempre su sta cosa. Morrison, invece, mi delude.
Problema con la famiglia Marvel. Gli statunitensi sono anche sciovinisti all'ennesima potenza e non accettano che esistano poteri che non siano la succube sottomissione alla logica dell'esportazione violenta della loro forma sociale. Loro la chiamano democrazia. E sti cazzi.
Pericle non sarebbe stato d'accordo, e si che anche Atene qualche difetto ce l'aveva sul fronte dell'eguaglianza.
L'evoluzione di Capitan Marvel alle prese con i suoi nuovi poteri è magnifica.
La profonda stupidità di gran parte dei personaggi di fronte all'evidenza è un classico del genere.
Soprattutto quando si parla di religione. E capiamoci, alla dc, al momento, la cosa è meno forte che alla marvel.
La questione degli scienziati pazzi e tutta la storia di Magnus è una delle cose più notevoli della storia. Era un'idea che avevo una certa voglia di coltivare anche io. Anche io ero arrivato al fatto che andava sviluppato in una mini.
Come Tomorrow segna il punto fondamentale per sconfiggere Black Adam mentre sembra sostanzialmente preso da una asta telematica e come l'asta si riveli, a conti fatti, più importante è meglio del passaggio dei fagioli e del termometro.
Lo scontro tra Bustergold e Nova, a posteriori, è notevolissimo.
La storia di Luthor, invece, ha il limite di tutte le storie di Luthor. Sottovaluta chiunque. Alla lunga è un po' un polpettone.
La società croatoano la scriverei volentieri. È piena di potenzialità. Più di quante se ne vedano in questa storia.
La nuova lega della giustizia. Francamente già visto, e con risultati migliori, con i difensori ultimate.
Beh, la cosa dell'uomo coccodrillo è notevole. Anche perché è davvero urlata eppure...
Cmq non voglio aggiungere altro. Nel complesso una buona storia. I limiti sono i limiti di sempre. Lo sciovinismo statunitense, cieco ai limiti della sua società. L'idea che sia giusto il loro dominio sul mondo.
Il finale, malgrado il fatto che l'antagonista principale era prevedibile (ma comunque gradita la sua evoluzione, seppur sforzata) ha i due difetti principali di essere attaccato li quasi per dovere e davvero forzato.
La parte di gran lunga più debole di tutta la storia.

sabato 24 maggio 2008

pirati

Per uno scherzo del destino (si, insomma, a caso) ho finito di vedere prima la seconda serie di Capitan Harlock che la prima.
Poco male, dovrei dire. Tanto è ambientata prima della prima serie e in un universo parallelo.
Si, perché nel vasto universo narrativo di questo autore la continuità narrativa è molto labile e ci sono più narrazioni contraddittorie dello stesso evento.
La serie è comunque gradevole, se si sopportano le solite forzature della logica e della scienza che però, fuori dalla fantascienza hard in letteratura sono, ahimè, all'ordine del giorno.
Inoltre le slabbrature fra questa serie e la prima riguardano più che altro l'anime, perché il manga da cui quella è tratta è perfettamente compatibile (al limite una scena o due andrebbero leggermente aggiustate).
Questa serie è la diretta conseguenza de "L'arkadia della mia giovinezza", il lungometraggio su Harlock. Il film, almeno nella versione che ho visto io, presenta dei mostruosi buchi nella trama, oppure i personaggi si muovono secondo una logica che io non capisco.
Qui, a parte un finale un po' troppo del tipo "deus ex machina" (in più d'un senso) questo non accade, anche se a un certo punto l'autore sembra dimenticare la premessa della serie (ma è un'ipotesi mia, non so se riuscirei a dimostrarla. Di certo non con chi non l'ha vista).
Alla fin fine una bella visione.

venerdì 23 maggio 2008

polimar

Delle tre serie di anime "supereroici" capitate in italia questa è la migliore. Lo pensavo allora e lo penso adesso.
E' quella più classicamente seriale, ma il doppio registro comico e drammatico della vicenda, alcuni buoni personaggi (un po' ripetitivi, a volte) la rendono buona.
Entriamo nella serie già avviata. Tutto è già perfettamente impostato. Takeshi lavora già per Kuruma. Scopriremo solo più tardi le origini di Polimar, e si tratta di origini più che accettabili, considerato tutto. La trama che lega la serie è esile, considerato tutto. Narra il periodo in cui il protagonista è scappato di casa, per contrasti col padre.
Adesso che ne so un po' di più del mondo riescoa capire che il contrasto era attorno a quello che il padre chiama "una questione di prestigio". Per un giappo il etrmine ha in realtà un altro significato. Il prestigio è una cosa che se si perde si può riconquistare solo con un gesto estremo e sia il termine prestigio che il termine onore colgono solo degli aspetti della cosa.
Il personaggio è giappo, quindi è un eroe tecnologico. I nemici, terribilmente spietati, hanno un aspetto ridicolo anche rispetto al genere (guardate gli uomini tartaruga, se non mi credete) ma appunto, sono spietati. La serie è, seppur con un registro che farebbe pensare il contrario, molto dura.
Buona, davvero.
L'oav che ho visto, rifatto molto dopo, invece, malgrado il segno non sia male è un po' troppo caotico. Kuruma, cmq, è buono. Gli altri personaggi, tutti diversi, invece, sono un po' tropo schematici.
A conti fatti dubito che gli episodi seguenti migliorino la cosa.
Peccato. Resta comunque una serie originale interessante.

le luci della centrale elettrica

Dunque, l'album è meglio del concerto. Gli arrangiamenti, comunque da curare ancora un po' sono di gran lunga migliori e anche il cantato è migliore.
Dopo di che, i testi, buoni, sono sostanzialmente delle prose e questo fa si che non si diversifichino molto.
La copertina è di gipi. Mi pareva di conoscerlo.
Nell'album c'ha lavorato Giorgio Canali, che dovrebbe essere un buon segno. Di certo spiega perché tutti dicono che il suono ricorda i cccp.
Nel complesso buono.

giovedì 22 maggio 2008

perché sono elitario

In un numero di Devil, Ben Urich, uno dei più mejo personaggi mai creati (giornalista occhialuto e magro proprio come doveva apparire Clark Kent pre-crisis grazie al super-ipnotismo), sentendo un servizio alla tv, in cui lo speacker televisivo dice"... l'avvocato cieco Matt Murdock, l'uomo accusato di essere Devil, resta irreperibile ... e non si sa dove sia.", commenta "pshhh... i giornalisti tv. Irreperibile significa che non si sa dove sia... idiota".
Ecco. Io ho lo stesso tipo di fastidio per il mondo.
Stamattina (ma tra un casino congressuale e un problema di rete è già iermattina) sono andato in centro, sono passato in fonoteca ed ho preso due cd, lou dalfin, gruppo occitano che quella tradizione rivisita e riattualizza e atahualpa yupanqui (devo aggiungere chi è?), poi ho fatto un salto al monimbò ed ho preso del caffè del chiapas e del huehuetenango (al momento è il mio favorito), cardamomo dello sri lanka, fatta a mano in sri lanka anche la carta della confezione.
Una bottiglia di rosso placido rizzotto, della cooperativa omonima coltivato in terra di mafia nelle terre alla mafia sequestrate, il tutto portato via in una sacca fatta in Bangladesh (che ha un puzzo di balla che solo chi è cresciuto in campagna può sapere che vol di. Qualcuno è cresciuto col puzzo di balla, qualcuno col puzzo di madlene). Poi, visto che in altri posti non la trovo (e fattela, direte voi) sono passato al negozio in via dei priori (che al momento il mio alzheimer incipiente mi costringe a dimenticare se è di pakistani) a prendere un mix di spezie specifico, tra l'altro realizzato in UK.
Poi ho preso gli ingredienti per rifare una pasta che avevo assaggiato in una osteria di roma col cuoco libanese. Tutto ciò, credo un po' per tutti noi è norma, non eccezione. E non di azioni necessarie è fatto, ma di scelte consapevoli.
Ora, 'ste merde, dopo svariati anni, ancora ci chiamano no-global.
Capite perché sono elitario?

in breve

http://poi.oziosi.org/node/268

mercoledì 21 maggio 2008

Kyashan

Caso e scelte editoriali vogliono che dopo la fine della serie di Tekkaman mi sono visto (dovrei dire rivisto) anche la fine della serie di Kyashan.
In questo caso, la storia di una guerra tra robot ribelli e umani.
Tre androidi molto avanzati, prodotti dalla maggiore autorità mondiale nel campo dei robot (questo nel contesto giappo è ben più importante che, tipo, da noi) per un incidente, acquisiscono un'individualità e decidono di sterminare l'umanità così da liberarsi.
Il figlio dello scienziato si offre per un esperimento, trasferire la propria coscienza in un corpo androide ultrapotente così da avere sia la superiore versatilità del cervello umano che la maggiore potenza dei corpi robotici.
Io sono cambiato. L'idea che i lavoratori, presa coscienza dello sfruttamento, si ribellino non costituisce più per me il tabù temendo che il sistema di indottrinamento che ha prodotto questo cartone voleva inculcarmi.
Però 'sti robot sono altrettanto bastardi che gli umani del cartone (si, gli umani, con poche eccezioni, in questo cartone sono delle vere merde) e la storia sostanzialmente tiene ancora oggi (vuoi anche per una certa drammaticità di fondo, vuoi perché, appunto, nel conflitto si salvano veramente in pochi e la ragione, seppur in una storia spostata dalla parte degli umani, non è per nulla certa una volta per tutte. Bene. Una su due delle serie di "super-eroi" giappo degli anni 70 che ho già visto integralmente resta ancora guardabile.
Vediamo il seguito. Ultima nota. È da poco uscito un film in cui invece che di robot si parla di cadaveri rianimati. La storia, sostanzialmente, è simile, mi pare di capire. Invece Kyashan il mito (che non ho mai visto) è una serie celebrativa di 4 episodi, solo per cassetta, di un 30 minuti che sostanzialmente riedita la stessa storia, cambiando alcun e cose essenziali, però. Ad esempio il finale è più mistico e Tetsuya le poche volte che si vede è vestito peggio.

martedì 20 maggio 2008

tekkaman

Da piccolo questo era uno dei cartoni che mi piacevano di più.
Questa storia di sto tizio in armatura che combatteva per difendere questa terra devastata dall'inquinamento, morente e ancora minacciata dagli invasori, in alleanza con pochi amici, anche alieni era veramente affascinante.
Peccato che tra i vari cartoni è quello che più ha sentito l'impatto del tempo.
La trama è ancora valida, ma proprio per quello i limiti sono più evidenti.
Intanto il protagonista è un idiota.
I singoli episodi si reggono con gli stecchini e le singole trame hanno per lo più buchi che ci passa un jumbo con le ali spiegate.
L'unico che ancora regge il confronto è anche l'unico personaggio con un senso, che è un alieno e lo hanno chiamato Andro.
È una serie che resta aperta (non ha un vero finale). Malgrado tutto è un peccato, infatti gli ultimi episodi sono fatti meglio degli altri (ma nel 24, malgrado tutto, resta un forte non sense nel comportamento e nei mezzi degli alieni). Resta aperta ma una seconda stagione non si è mai vista (anche questo è vero solo fino ad un certo punto. Infatti altre cose che si chiamavano Tekkaman si sono viste, in seguito. Non è continuata questa serie).

sabato 17 maggio 2008

pecore

Sheep è una canzone dei Pink Floyd

volevo inserire il testo in italiano, per puro anti-anglismo, ma le traduzioni che ho trovato erano peggiori di quella che avrei potuto fare io. È tutto dire.

Harmlessly passing your time in the grassland away,
only dimly aware of a certain unease in the air
You better watch out, there may be dogs about.
I've looked over Jordan, and I have seen things are not what they seem.

What do you get for pretending the dangers not real.
Meek and obedient you follow the leader
down well trodden corridors, into the valley of steel.
What a surprise! A look of terminal shock in your eyes.
Now things are really what they seem. No, this is no bad dream.

The Lord is my shepherd. I shall not want He makes me down to lie.
Through pastures green He leadeth me the silent waters by.
With bright knives He releaseth my soul.
He maketh me to hang on hooks in high places.
He converteth me to lamb cutlets.
For lo, He hath great power, and great hunger.
When cometh the day we lowly ones,
trough quiet reflection and great dedication,
master the art of karate,
lo, we shall rise up,
and then we'll make the buggers eyes water.

Bleating and babbling I fell on his neck with a sream.
Wave upon wave of demented avengers
march cheerfully out of obscurity unto the dream.

Have you heard the news? The dogs are dead!
You better stay home and do as you're told,
get out of the road if you want to grow old.

giovedì 15 maggio 2008

kirikù

Nasce un grande mago.
Nasce da solo e ancora neonato pensa da solo ai propri bisogni.
Il dialogo con la madre è notevole.
Notevole è tutto il film e la vita in un villaggio in una zona non meglio definita dell'Africa è credibile (verosimile, dovrei dire). Ovviamente i seni nudi delle donne hanno comportato la non distribuzione nei paesi anglosassoni.
Ci sarà una ragione se l'umanità, sotto il loro dominio, rischia l'estinzione.
In realtà è una storia interessante e intelligente, in cui un bambino magico, saggio e veloce, capace di parlare prima ancora della nascita (che simula un rituale di iniziazione, invece che il contrario) contrasta e alla fine "vince" la strega che angariava il villaggio.
La chiave del successo di Kirikù, operò, non è la pistola più grossa (la forza) ma l'intelligenza.
La domanda che pone sempre e a cui nessuno, di coloro che perseverano nella stupidità (si, sta qui la chiave, la soluzione sta nei processi complessi, troppo difficili perché i più vi si dedichino) sa dare la risposta è: perché la strega è cattiva? Perché la soluzione di tutti i problemi sta nella conoscenza delle cause. Non nella pratica del fascismo internazionale.
Il film infatti, si conclude con l'accoglimento della strega nella comunità, non col suo annullamento.
Credo sia anche questa una delle ragioni per cui il film non è stato distribuito nei paesi anglosassoni.
Incidentalmente in biblioteca c'era anche Kirikù e gli animali selvaggi, una serie di racconti fuori scena della storia principale, carino, altrettanto ben fatto, ma chiaramente meno denso.

mercoledì 14 maggio 2008

preparati, che il prossimo sei tu

Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto nessuno a protestare” (Bertold Brecht).

lamette

Un vero e proprio stacco.
Una storia pubblicata un paio di anni dopo (per lo meno).
Altro autore.
Gart Ennis e Steve Dillon, un'altra coppia tipica.
Dillon è un buon disegnatore punto.
Non che raggiunga vette di eccellenza.
Ennis è stato per un po' l' enfat prodige della Vertigo. Poi si sono stufati di lui.
Irlandese, giovane e con una vena splatter molto sanguigna è un buon narratore (tanto per capirci è l'unico che riesce a scrivere il Punitore protagonista in modo che io riesca a leggerlo).
Essendo irlandese (abbastanza mangiapreti, sembrerebbe) ha una formazione cattolica, si vede, nell'approccio (l'avversario è, appunto, Satana). Visto che però nel complesso inferno DC farlo primeggiare è un'impresa titanica è una specie di caduto prima della creazione, quasi un antagonista ontologico. Più Ariman che il L'accustore della tradizione ebraica che diventa il grande antagonista colpevole di ogni misfatto di quella cattolica.
Però è stronzo.
Questa è una storia in cui c'è un prete viscido che sputtana i segreti della confessione. Un delatore che diventa serial killer in seguito alla visita del demonio (che lo fa sbroccare di brutto confessandogli il "crimine" per cui è stato punito. Se qualcuno ha letto mistero celeste di Gaiman...). Per il resto una storia che si dipana a flashback. Piuttosto buona.

martedì 13 maggio 2008

fantasmi e barboni

il numero successivo è scritto da Neil Gaiman e disegnato da Dave McKean. Una coppia tipica, assieme hanno fatto parecchie cose.
La storia, a conti fatti, è una classica storia di fantasmi.
Tre barboni crepano dal freddo in una casa semiabbandonata. Da allora uno di essi infesta il condominio fino a che John non lo "accoglie"
In mezzo ci sta anche una storia di coppie lesbiche e desiderio di maternità.
Appunto, la storia non è sta novità, ma Gaiman scrive da dio e questo la rende imperdibile.
McKean, poi... Beh, difficile dire di più. Date un'occhiata qui.

lunedì 12 maggio 2008

il re cremisi

Sto album m'è sempre piaciuto.
Qualche volta sembra che negli anni ottanta si sentisse solo merda. I gruppi migliori non li avevo ancora scoperti, i peggiori imperversavano.
Un po' questa seconda cosa è vera.
Ma ascoltavo un sacco di roba dei decenni precedenti (in realtà quasi tutta degli anni 70).
Fra gli album più interessanti ( e uno dei pochi che non tutte le mie fonti avevano) c'era il primo album dei King Crimson. Due pezzi dalla ritmica incalzante e tre molto d'atmosfera.
In un altro momento sarei più verboso.
Per questa volta mi limito a consigliarne l'ascolto.

domenica 11 maggio 2008

primo
















Ecco qualche foto di Cosimo.





Nei limiti della mia incapacità, ovviamente.

dimenticavo


uomo di ferro

Come ogni volta che esce un nuovo film sui supereroi facciamo una capatina a Bologna, punto intermedio, per una riunione della fan-fiction.
Come spesso accade, siamo io, il Furla, Carlo e Valerio.
Che volete, qui come ovunque, la gente o non sa divertirsi, o non riesce a gestire i propri impegni o si è appena scazzata con me.
Come spesso accade facciamo la spola tra fat's dream e alessandro (impiegandoci più di mezz'ora in meno rispetto al solito, combinato di un percorso più ergonomico e dell'uso dell'autobus) poi via in pizzeria (sempre la solita).
Io ho preso qualche fumetto più del preventivato.
Poi via al cinema.
Invece che la solita strozzatura sta volta è andata meglio.
Lungo il tragitto, dato che avevamo meno roba in piedi, meno casini nella fan-fiction, rispetto al solito, abbiamo discusso anche del film e del fatto che oramai ci aspettiamo ben poco dai film di supereroi che vengono sfornati uno dopo l'altro.
Ovviamente il giochino del giono è: che votano i personaggi Marvel? Devo dire che ci abbiamo messo un po' ad accorgerci che dalla nostra stima emergeva una partecipazione al voto un po' al di sopra della media USA.
Ma veniamo al film. Dicevo, non ci aspettavamo un gran che, ma un po' d'azione, per lo meno, speravamo di vederla.
Quindi a conti fatti il film ha superato tutte le nostre aspetative.
Nel complesso è buono. La trama, non complessa, è ben strutturata. I personaggi, forti anche dell'utilizzo di attori buoni, sono ben fatti, sufficentemente aderenti al modello, sufficentemente attualizzati rispetto alle origini.
Unica pecca, a mio avviso: Pepper è un po' troppo simile, in certi passaggi, a Mary Jane Watson.
L'unico personaggio ad essere stravolto è Stane. Non che mi dispiaccia, anzi.
Le scene d'azione sono ben fatte, non troppe. L'interrelazione fra i personaggi buona. Senza eccessive sbrodolature.
La questione delle armi, dell'effettivo potere del complesso militare industriale all'interno del sistema americano (ops, statunitenze), della corsa al profitto sopra tutto, della sete di potere, del fatto che le armi di tutti i contendenti sono legalmente o meno vendure dagli stessi produttori, tutto questo c'è, neppure troppo annacquato.
Quello che manca è, caso mai, il ruolo dei governi in tutto questo.
E' un film d'azione, in fondo. Gli unici, a parte i documentari di Michael Moore, a parlare delle pecche del sistema.
Comunque, malgrado le pecche, fra i migliori del sottogenere, fin qui visti. Ottima animazione (senza raggiungere la perfezione) Ottima l'idea della leggera zigrinatura dell'armatura.
Bellissima (e un po' improbabile anche nel contesto) la prima armatura.
Solo il finale mi lascia perplesso.
Io scrivo, per lo più, di personaggi senza identità segreta. Ma continuo a pensare che il genere soffra dell'assenza. Per alcuni personaggi questa è necessaria. Iron Man è uno di questi.

venerdì 9 maggio 2008

nord

Come dicevo, poi la storia de "l'uomo di famiglia" viene spezzettata editorialmente. Non ricordo più perché, se mai l'ho saputo, ma da questo punto in poi vengono intervallate varie storie di altri autori.
Da un punto di vista di credibilità della narrazione si costruisce un vulnus spiacevole.
In ogni caso, a questo punto, affronto la prima di queste storie.
Tre premesse. Grant Morrison (vi ho già scritto di lui) è fra i miei autori preferiti, per lo meno per quello che riguarda il fumetto.
E' un signor narratore e costruisce suggestioni colte attorno alle teorie più oscure (o alla moda, a seconda dei casi).
La saga di Costantine è, per lo più, ben disegnata, ma i grandi autori, per lo meno fino a un certo punto, scarseggiano. Qui ci sono i disegni di David Lloyd. Anche di lui ho già parlato. V for vendetta.
Qui, complice anche l'uso dei colori, c'è una delle poche serie di tavole fumettistiche di cui non disprezzerei avere uno o due originali da appendere.
Infine il sistema difensivo di preallarme di Flylingdales.
Nella realtà è una serie di orribili istallazioni di cemento. Lloyd riesce a prendere le tre sfere e trasformarle in uno dei ricorsi ossessivi che da il ritmo alla storia.
La storia in se è abbastanza semplice. Una corsa distruttiva tra deindustializzazione, revival folkloristico con strizzatine d'occhio a suggestioni pagane, ipotetiche macchine per la guerra psichica in un crescendo che può portare solo all'ecatombe.
John qui è poco più che un testimone. Ed alla fine ti resta il dubbio che il tutto sia dovuto all'intervento di qualche essere malvagio oppure solo il frutto delle pulsioni autodistrutive dell'inconscio collettivo di una intera cittadina.
L'unico personaggio degno di nota è una fotografa, amica di John, chiaro tributo a Valentina.
Bella storia, in ogni caso.

mercoledì 7 maggio 2008

premessa

Quando si dice la fantasia. Una scarpetta su un cuscino (sarà almeno un 43), lo scudo a specchio e la testa della gorgone, una delle antenne della macchina del tempo, la bara di Dracula, il libro delle mappe di Gulliver, quando John si accende l'immancabile sigaretta con una pagina del Necronomicon mi sono piegato in due dalle risate. Da una parte sotto un mucchio di ciarpame c'è una lampada a olio, accanto due elmetti, di cui uno più piccolo ha delle lunghe ali.
Ovviamente si sprecano i "culti innominabili" (pessima traduzione mia a memoria), "i culti dei Ghoul" e tutti gli altri libri della tradizione orroristica pulp. Ma bando alle ciance, è del numero successivo che volevo parlare.
L'introduzione alla saga, purtroppo molto frammentata editorialmente de "l'uomo di famiglia".
Un crossover, a conti fatti.
Infatti l'uomo di famiglia doveva essere l'ospite d'onore del primo convegno dei serial killer nel mezzo del quale piomba Sandman alla caccia del Corinzio, nella serie di Neil Gaiman.
John è rimasto per un po' a Northamton, nella casa di Jerry.
Ma la cosa gli sta venendo a noia, quindi si costruisce un pendolo rudimentale e divina la combinazione della cassaforte.
Dentro, assieme a un po' di soldi e della droga ci sono i diari di Jerry. In quel mentre suona il campanello. John si caca sotto per via della droga, che scarica nel cesso, poi va ad aprire.
Non sono gli sbirri ma un simpatico vecchietto a cui Jerry aveva lasciato una busta, indirizzata ad un certo H.Familiaris. (considerate che John è un sottoproletario inglese di nascita, per di più di Liverpool).
Vabbé, la capacità di John di non farsi i cazzi suoi lo spinge a guardare cosa c'è dentro. Sembra la scheda investigativa su una famiglia.
L'omino va via. Mentre John mette i soldi in una sacca si accorge che ci sono i diari e i libri contabili e si mette a leggerli. Parte un lungo pezzo in cui tra flashback e i diari si delinea meglio la figura ossessionata dal commercio di Jerry.
E John scopre che forniva di tutto a tutti, fino a che non ha ricevuto la proposta di trovare souvenir delle gesta dei serial killer. E a un certo punto riesce addirittura a contattarne uno. Che in cambio non voleva soldi.
Crolla un mito. E nel mezzo di una crisi di nervi John riceve la telefonata di un tizio, un acquirente, che gli chiede del souvenir dell'ultima vittima e chiama il seria killer Homo Familiaris.
Finalmente John fa due più due.
Ripresosi dallo shock fa un mucchio di carta, la brucia e se ne va rompendo il tubo del gas.
Non credo ci sia molto da aggiungere se non che la tensione è perfetta e che quando John si accorge, in un crescendo della narrazione diaristica, che Jerry procurava le vittime al serial killer la scena riprende il gatto che da la caccia a un uccellino.
E questa è solo la premessa.
La prox volta stacchiamo.

martedì 6 maggio 2008

orsetti

C'ho 'na fiacca terribile, fortuna un po' de frutta nello yogurt e lo zenzero candito (che non è perfetto, un po' devo affinare la ricetta, un po' lo zenzero non era proprio maturo).
In ogni caso prenderlo pezzo per pezzo e rigirarlo nello zucchero è un ottimo esercizio per la mia ultima fissa. Imparare ad usare le bacchette con una relativa naturalezza.
Bando alle ciance, che c'ho da fa 2000 giri e 15.000 cose.
Ma prima un paio di cose su sto episodio di Costantine. È una classica storia di caccia, con il nostro nella veste non tanto della preda, ma del testimone (ci saranno più racconti del testimone, in seguito).
Un racconto di passaggio, stacca, alleggerisce e costruisce un pretesto per introdurre il prossimo, editorialmente incasinato, ciclo.
John torna a Londra, dopo la fine del ciclo precedente.
Ora, le parti in cui John interloquisce coi tizi che gli danno i passaggi o i tassisti sono una parte gustosa, perché è uno estroverso che chiacchiera con chiunque incontra, di norma. In questo caso trova uno simpatico.
Insomma, la storia precedente è finita. John è stato scaraventato in mare, delle tre donne che eseguivano il rito non ha notizia, i draghi sono rimasti troppo poco tempo per far si che cambiasse il mondo.
Oppure siamo stati troppo lenti e stupidi per cogliere l'occasione.
John tende a farsi scivolare la vita addosso. È di nuovo a Londra, senza casa, senza soldi. Visto che si trova vicino alla casa di un suo amico, un tizio strano con la passione del commercio, con l'ossessione del commercio, vorrei dire, decide di andarlo a trovare.
Comincia qui una storia surreale, con John che scambia l'insegna di Abner e Benton per quella di Admiral Benbow (ammiraglio Benbow).
Trova il suo amico abbastanza terrorizzato, ma attribuisce la cosa al fatto che è un personaggio di professione. Invece non faceva la scena e un cieco, arrivato da dietro, gli consegna un messaggio e poi svanisce, apparentemente investito da un'auto che passa.
Entriamo nella casa di Jerry, oggetti e oggetti ammassati ovunque.
Di vari tipi, ma per capirci descrivo alcuni di quelli che ho riconosciuto.
Lo specchio della strega di Biancaneve. Una bottiglia con scritto sull'etichetta "drink me". Un'incudine, con un buco sulla parte superiore appoggiata su una roccia sulla quale si legge dopo la prima parola monca che non riconosco (più che altro per la calligrafia, credo) "this sword from th", il basamento di una statua, alto quasi come un uomo, sopra il quale sono rimasti solo due piedi e il fondo di una tunica. Sul basamento si legge "my name i" "Ozym" "king" "look" su quattro righe. Insomma, sta roba. Presumibilmente vera, è un intenditore.
Insomma, c'è qualcuno che gli da la caccia, scopriamo che si tratta di una specie di tribunale della narrativa (tutti i personaggi sono apertamente o meno personaggi letterari) che ha decretato che visto che molti scrittori si sono ispirati a lui per i propri personaggi lui è più un personaggio di fantasia che uno reale e quindi non può essere libero di girare per il mondo fino a che non è scaduto il copyright.
L'allusione è chiara, non c'è bisogno che la svisceri. Chiara e molto suggestiva.
Così suggestiva che dovrei fare un archivio dei personaggi liberi da copyright. Quasi quasi...
Insomma, alla fine lo beccano. Due sole ultime notazioni. Quando Tarzan, vestito come un nobile inglese con un completino da jogging firmatissimo salta giù dagli alberi e fa fori i cani di Jerry mi sono piegato in due dalle risate. Adoro le riscritture. Insieme al fatto che il carceriere che trascina Jerry nelle segrete è una versione gigantesca e riconoscibile di Winnie the Pooh, uno dei personaggi che hanno "goduto" dell'interdizione alla libero uso con l'allungamento dei tempi di validità del copyright approvato, in USA, proprio su spinta della Disney, che ne detiene i diritti.
Agghiacciante il fatto che alla fine Holmes fa notare che anche John conosce un sacco di scrittori e che anche lui ha una vita letterariamente suggestiva.

lunedì 5 maggio 2008

non piangere maria

Modugno - Castellacci Modugno
Han stampato un manifesto che parla di noi:
italiani brava gente siam stanchi di voi.
No, non piangere Maria sto bene lo giuro
non ci cacceranno via, almeno per ora.
Non piangere Maria, non c'è ragione
un anno passa presto Amore mio
anche se può sembrare una prigione
ci stiamo tutti quanti in allegria

M'hanno preso in sette otto con giacche di pelle
m'hanno dato tante botte, che male alle spalle.
No, non piangere Maria sto bene lo giuro
non ci cacceranno via, almeno per ora.
Non piangere Maria non c'è ragione,
un anno passa presto amore mio.
Anche se può sembrare una prigione
ci stiamo tutti quanti in allegria.

domenica 4 maggio 2008

baila

Visto che capito in biblioteca, un po' così per passare il tempo, un po' perché già adesso per sistemare tutti i miei libri e quelli dell'ermi ci servirebbe un castello (sto giocando al superenalotto).
Sta volta ho trovato st'operazione un po' furba un po' interessante.
Tenco a tempo di tango. In un'esile trama sostanzialmente intimista, scopriamo una visione nuova, interessante e del tutto apocrifa di ciò che Tenco sarebbe potuto essere, in un altro tempo, in un altro luogo e un tributo a ciò che tutti noi pensiamo di lui, dopo che si è sparato per attirare la nostra attenzione.
No. Dopo il fatto che si è sparato ha attirato la nostra attenzione.
Cmq lo scritto non è male e i riarrangiamenti a tempo di tango dei pezzi sono gradevoli.
Provarlo

venerdì 2 maggio 2008

emigrazione

Non è che io impazzisca alla ricerca della novità, ovviamente benvenga, ma sono abbastanza elitario da sapere che, su questo fronte, la pazienza è d'obbligo. Non credo all'adagio che non c'è più niente all'altezza del passato. Ma a quello che in ogni epoca la merda sopravanza la roba bona 200 a 1 si.
Ovviamente questo, considerato che sono vorace, ha delle ricadute sulla struttura stessa della realtà.
Quindi quando l'ermi ha riportato, senza neanche accorgersene, la versione de l'espresso con il primo di tre del cofanetto antologico di Domenico Modugno ho pensato che potevo anche completarlo.
Ovviamente non mi metterò a fare il saccente su sta roba. Modugno è un po' un'icona, ma di un genere che non incontra, se non occasionalmente, il mio gusto.
Infatti alcune di quete canzoni mi fanno rabbrividire. Vuoi per il maschilismo di un'epoca, vuoi per l'orchestrazione sanremese (io del resto sono tra i pochi terrestri a non apprezzare il sempreverde volare).
Lo spaccato della società che ne viene fuori, però, è illuminante, a volte più di un film del neo-realismo. Certo "musetto" agghiaccia. Ma "io, mammeta e tu"? Inoltre è interessante la canzone dialettale. Noi siamo abituati a pensare alla riscoperta degli anni 70. Il resto è una nozione accessoria, appena teorica. A massimo abbiamo sentito "lu pisce spada".
Beh, questi sono testi.
C'è, cmq, un che di drammatico e duro in molte di queste canzoni, non la roba gne gne che siamo abituati ad ascoltare in radio e tv. Anche questa è, per lo più, una nozione. Ragione per ascoltare.
Senza arrivare ai livelli di "stasera pago io" magari.
Io, però, di Modugno da piccolo apprezzavo gli sceneggiati tv.
Cirano ho imparato ad amarlo nella sua versione. Poi ho saputo che era un personaggio letterario ispirato alle "vere" gesta di un tizio vero.
Ma, ovviamente, ciò che ha segnato la mia infanzia (come quella della Barbara, mi dice) è "Scaramouche", in una replica, visto che è del 65.
"L'avventura" era uno dei nostri pezzi preferiti (lo dicevo io ce dovevamo avere qualcosa in comune, io e te, babi).
Ovviamente adoro Malarazza (che in realtà è di Lorenzo Vigo, o almeno lo pubblicò) ma a cui Modugno aggiunse il ritornello "ti lamenti, ma che ti lamenti..." e in molti sappiamo che ci sono sue canzoni di impegno sociale, che parlano di emigrazione. "amara terra mia" la conoscono tutti. Ok, bella. Ma più sopra, più tardi, metto il testo di "non piangere Maria" (che ovviamente non ho trovato su yutube).
Essendo un nome diffuso in tutto il mediterraneo e in Europa, basta tradurre, in qualche lingua, e la canzone resta drammaticamente attuale. Basta cambiare una parola, una sola.
Alcuni testi erano piuttosto deflagranti. O almeno lo sembravano, dovrò leggere qualcosa sull'effetto che ha provocato "l'anniversario" ad esempio.
Alla fin fine un acquisto saggio. Non posso dire di aver scoperto qualche canzone che non conoscevo (e ci mancherebbe, in un'antologia dell'espresso sarebbe più facile trovare una moneta d'oro), ma di sicuro ho delle versioni di cose che è giusto avere.