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giovedì 8 ottobre 2009

svariate cose

Un altro che mena parecchio è Otomo.
Da quando a PG se faceva un festival dell'animazione che parlava de animazione invece che delle, per altro a volte piuttosto esili, personalità degli organizzatori, vi ricorderete di lui almeno per Akira, se non per l'intera retrospettiva e l'intervista in cui ci ha dato un ottimo saggio dell'alienità dei giappo.
Akira il film c'ha qualche difetto, soprattutto d'ermetismo. In più è troppo breve.
Pure il manga c'ha un buco o due di trama (ma po darsi che se me lo rileggo, a patto che quando rimetto piede alla biblioteca delle nuvole non me linciano, trovo che non è così). Ma non è di Akira che volevo parlarvi (scrivervi)
Sogni di bambini è splendido. azione, poteri mentali, personaggi ben tratteggiati (ricordando sempre che i personaggi, non essendo persone, vengono tratteggiati. Quando cerchi di scolpirli a tuttotondo diventano macchiette grottesche o caricaturali, oppure, ma a patto che tu abbia un buon livello di introspezione, il che è difficile negli esseri umani, delle banalizzazioni di te stesso. In ogni caso meglio tratteggiare quel che serve alla storia.)
C'è poco altro da dire se non affannarsi su particolari geniali, qualche pezzo di dialogo magistrale, roba così. Meglio tagliar corto e passare ad altro. Piuttosto che fare la descrizione di qualcosa che ti è piaciuto meglio fermarsi a un laconico: DA LEGGERE!

Per come la vedo io uno dei più grossi limiti degli anni 90 è stato che, visto che si vendevano fumetti a fiumi, le grosse case editrici aprivano sempre più serie personali per sempre più personaggi, spesso anche mai visti. Spesso poco validi anche come comprimari occasionali.
Tra quelli che trovo più insulsi c'è Darkhawk. Non mi dilungherò qui sulle ragioni che me lo fanno ritenere insulso, se non che è l'eccezione alla massima “non esistono pessimi personaggi, esistono pessimi modi di utilizzarli”.
Malgrado ciò, certamente il problema più grosso di questo personaggio è che se tu editi 100 e rotte serie regolari più svariate miniserie e il tuo concorrente principale 100 e più serie regolari più svariate miniserie e il terzo in classifica sempre e comunque decine e decine di serie e miniserie e poi ci stanno sul mercato 50 e oltre universi più o meno supereroistici più o meno chiunque riesce a scrivere e disegnare. E se questo è bene per la crescita artistica di scrittori e disegnatori un po' meno per i lettori, visto che se cani e porci possono pubblicare, indipendentemente da cosa, la capacità di pubblicare roba buona si arresta di fronte al fatto che non tutti crescono. Uno di questi è, a mio insindacabile giudizio, Danny Fingeroth.
Tanto per capirci se leggete “Amici e nemici” (l'uomo ragno + i new warriors) capite perché Darkhawk non ha mai avuto nemmeno una possibilità. Una storia che non sta assieme, in cui tutto e il contrario di tutto accadono senza altra coerenza che l'occasione del momento, in cui la trama invece che seguire una logica segue la forzatura illogica verso la scena successiva che viene poi forzata verso una scena ancora meno coerente e così via. Ora, se per non si sa bene quale miracolo sei riuscito a scrivere 50 e rotti episodi di una serie regolare (a casa mia vuol dire 4 anni e rotti di lavoro) e ancora scrivi così vuol dire che non imparerai mai.
Sui personaggi sorvolo, non ce ne sono.
Basti dire che a definirli macchiettistici si offenderebbero le macchiette.
Ovviamente Ron Lim ai disegni non aiuta, ma, per la prima volta nella sua carriera, credo, non peggiora la situazione.

Di Dorohedoro, mi pare, ho già parlato. Poco di certo che siamo solo al numero 3.
La premessa è intrigante, abbastanza da meritare un film (che tra l'altro sarebbe un horror ben migliore di bambini affogati che spuntano dalla vasca, ti strisciano nel letto o scappano dalla televisione). Anche se non lo so se il succedersi di scenografie radicalmente aliene andrebbe bene per un film horror.
In ogni caso un horror, la premessa narrativa non tollererebbe altro.
In questo numero l'azione comincia ad entrare nel vivo, i nostri penetrano nel mondo degli stregoni ed il mistero, invece che diradarsi, si infittisce.
È chiaramente un punto di svolta, adesso speriamo bene. Giocare col mistero è sempre un gioco rischioso a tirarla troppo per le lunghe si rischia che venga fuori una cazzata che annacqua inutilmente la storia.
Questa storia viene pubblicata in quasi contemporanea col Giappone, quindi è difficile sapere come va a finire prima di leggerla. Io, in ogni caso, un paio di volumi successivi a questo da qualche parte già ce li ho, vedremo se regge.
Per adesso certamente da leggere.
Devo solo approfondire cosa significa, nella cultura giapponese, questo ossessivo interesse per il cibo. Vi terrò informati/e.

Attilio Micheluzzi (che ho conosciuto sul giornalino quando disegnava Capitan Erik) aveva, non è un mistero, una passione sconfinata per gli aerei.
Tanto che è raro leggere una sua storia in cui ad un certo punto non ne spunti fuori uno.
Sarebbe quindi facile ipotizzare che Mermoz, sorta di riduzione fumettistica di una celebre biografia dell'aviatore francese, sia uno dei suoi capolavori.
E, almeno in parte, non si avrebbe torto.
In questo volume la sublime abilità illustratoria di Micheluzzi raggiunge picchi elevati (ho sempre pensato che il bianco e nero gli si addice parecchio) e ci sono tavole su tavole veramente magistrali.
Ma c'è un ma.
Di fronte all'opera tanto amata (e forse anche alla possibilità di disegnare scene di volo su scene di volo, non so) c'è come un'esitazione.
Parti troppo narrate, qualche salto dato un po' troppo per scontato, per gia conosciuto.
Insomma ben lontani dalla perfezione.
Sia ben chiaro, resta un fumetto magistrale di gran lunga sopra la media anche se decidessimo di restringere la nostra analisi solo al cosiddetto fumetto d'autore (i cui confini tendono a sfuggirmi grandemente. Ad esempio Glory di Alan Moore ci sta dentro? E Frank Miller? E se si, ci sta anche il suo Devil?).
Una tensione narrativa ben tenuta, personaggi ben delineati, un'aderenza alla realtà che quando si tratta di biografie è sempre difficile trovare (ma questa è una biografia molto vecchia e magari a quei tempi le biografie erano diverse).
Certo, si cade un po' nell'altra direzione, che poi sarebbe quella della mitizzazione (nella quale, non illudiamoci, ci sta anche il fatto che si è fatto fuori i primi soldi in alcol e puttane, un topos dei racconti eroici maschili almeno dai tempi della caduta e purificazione).
Vista la mia certa distanza dalla narrazione realistica, confesso che adoro di più il disegno (che ne caso di questo autore mi ha colpito subito, Capitan Erik e poi Petra Cherie erano i miei fumetti preferiti assieme a, e forse più di, Pinky, Asterix e Lucky Luke.)