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martedì 4 maggio 2010

Pesco dal mucchio della roba letta da un po', visto che cmq non ci ho ancora scritto sopra nulla.

"Immaginare la legge marziale e i lagunari in piazza Duomo è improprio dal punto di vista storiografico e inattuale dal punto di vista politico". Si potrebbe sintetizzare con questa frase presa dalla postfazione di Simone Sarasso quasi tutto ciò che c'è da dire su questo volume (regalatomi da Enrico e Monica), ma siti come questo non esistono in virtù della sintesi (che cmq non basta).

Il volume sacrifica forse un po' troppo della realtà a esigenze narrative. Lo fa in maniera consapevole dei limiti e delle potenzialità del mezzo e quindi lo fa bene. Ma del resto perlare del primo colpo di stato dell'era repubblicana (riuscito) non è cosa facile, non senza precipitare nella semplificazione del romanzo d'avventura (in cui l'atto risolutivo è, appunto, risolutivo) e qui non c'è traccia di questo errore, delle convenzioni del fumetto d'avventura resta solo il drammone familiare.

Sia chiaro, parlare di questi limiti, sempre che siano limiti, già vuol dire che l'opera in se è notevole. Ritmo giusto, bei dialoghi (militari, li conosci. Non saprebbero trovarsi l'uccello nemmeno con un GPS).

Una vera graphic novel. Non fosse tale non saremmo nemmeno arrivati a discuterne. Me la sarei cavata con una nota del tipo "sta robba è na merdata" o con un silenzio pietoso.

Invece no, la storia, al di la della credibilità o meno della situazione fantapolitica (ma tanto per caspirsi, c'è un sacco più di credibilità in questa storia che negli apocalittici da cassetta ai quali siamo abituati) è ben congegnata, senza pippette (tutto ciò che va premnesso viene raccontato con dei flashback essenziali) ne sbrodolature. Nessun buon sentimento. Anche quando fanno del “bene” i personaggi lo fanno con motivazioni complesse, sono, appunto, più dei personaggi che delle macchiette, senza la pretesa di farne delle persone. Le persone sono cosa diversa dai personaggi, non sarebbe possibile altrimenti. Le persone sono vere, i personaggi sono meccanismi significanti, oggetti logici. Il tentativo di trattare i personaggi da persone produce, nei casi più felici, delle caricature grottesche e un po' inquitanti.

Qui l'errore non viene commesso ed è un bene,

Ben costruita, dicevo, anche le sbavature sono concessioni alle esigenze narrative (tipo la presenza di un test di gravidanza fai da te nel 69).

Poco da aggiungere, di sicuro da leggere, correte a comperarlo, fatevelo prestare o rubatelo.


A si, un'aggiunta d'obbligo

Fasci carogne, tornate nelle fogne.

giovedì 8 aprile 2010

titolo opzionale

avevo scordato il titolo: avendo copiato la nota direttamente da aNobii è comprensibile, magari non scusabile.

Laura Tosi, la fiaba letteraria inglese

Dunque, prima di venire ai difetti: buono.

Difetti. Come gran parte dei testi di questo tipo la revisione è stata meno accurata man mano che passavano le pagine. Verso la fine, esempio esplicativo, chiama le suffragiste suffragette. Errore che non aveva fatto nel resto del libro.
Per il resto, fatta la tara della passione moderna per una certa spocchiosità nei confronti delle interpretazioni complessive e una sostanziale incomprensione per l'opera di Bettelheim sulla fiaba, è un testo estremamente interessante, volto a rendere chiaro il nesso che, anche nella fiaba, o meglio sulle tematiche fiabesche, si è istaurato fra la contemporaneità e l'epoca vittoriana in inghilterra e in generale nella cultura in inglese.
(Basti pensare alle storie di fate che Gaiman, autore certamente inglese, ha introdotto nell'universo DC o all'ultimo film di Tim Burton su Alice, tanto per citare due esempi non presenti nel libro e che con il libro hanno scarsa attinenza). Il problema, caso mai, è che un'opera del genere riesce ad essere poco più che introduttiva, visto che suggerisce connessioni fra due periodi che abbracciano entrambi svariati decenni. Connessioni che andrebbero approfondite, anche tenendo conto che in realtà entrambe le epoche sono tutt'altro che omogenee. Cmq una bella lettura.