Post in evidenza

licenze

  [Commons Deed] [Legal Code]

venerdì 6 maggio 2022

Episodio 1: Come siamo.

 

 

1. Sono in caccia. Oggi sono solo due, ma viste le loro prede e la loro indubbia superiorità non se ne curano.

Perché dovrebbero, nessuno si è mai difeso in maniera significativa e rischiare di meno toglierebbe davvero gusto alla caccia.

Certo, fanno questo per mantenere la comunità sicura, ma le pecore che proteggono non approverebbero in pubblico.

Hanno seguito la feccia dal negozio di liquori. Dovrebbero pensare anche a quel negozio, in un quartiere squallido i cui abitanti non sono molto meglio dei barboni. Ma diciamocelo, gli fa comodo, basta appostarsi all’esterno e prima o poi la loro preda uscirà di li. Basterà solo seguirla.

Altrimenti dovrebbero battere i vicoli.

Verrà anche il turno del negozio di liquori. Verrà il turno di tutta la feccia proletaria che infesta il quartiere.

A volte vorrebbero essere in grado di ripulire la città. Verrà il momento anche per quello.

Crescendo diventeranno abbastanza influenti da far fare il lavoro sporco a qualcuno pagato per quello.

Quelli della loro classe lo fanno sempre, non importa altro. Le scuole, le frequentazioni. Basta.

Conoscono il privilegio in cui sono nati, lo apprezzano ed intendono difenderlo.

Le loro cacce sono solo una preparazione a questo.

Sono certi della loro superiorità, del loro destino di un successo certo, del fatto che il semplice esser nati ricchi gli garantirà un futuro brillante.

Però devono anche studiare, quindi non possono uscire in caccia troppo spesso.

Proprio per questo stasera sono solo in due.

Proprio per questo la loro preda è una sola, sempre che non si riunisca con un gruppo.

L’uomo, perché è un uomo, si inoltra nel vicolo e si stende sotto una scala, in un punto riparato, in ombra, in una zona in cui la luce non è del tutto assente.

Per un attimo lo perdono di vista, mentre lui può vedere loro.

Lo raggiungono sotto la scala e accendono una torcia per abbagliarlo. Così possono guardarlo negli occhi mentre accendono la molotov. È l’ultima cosa che vedono.

 

Il vampiro li fissa negli occhi e la loro volontà viene annullata.

La bottiglia incendiaria resta in una mano. L’accendino cade a terra.

Il predatore consuma il suo macabro pasto.

Sapeva che li avrebbe trovati. Erano troppi giorni che bazzicavano la stessa zona, facendo del male ai poveracci, mutilando i mendicanti, uccidendo le prostitute.

Sapeva che doveva muoversi, altrimenti ci avrebbe pensato qualcun altro.

Pensava che si trattasse di un gruppo più numeroso. Questi piccoli predatori raramente cacciano fuori dal branco.

Magari fra un po’ proverà a tendere un’altra trappola.

Per ora consuma il suo macabro pasto poi si volta verso il muro ed apre una porta che fino a pochi minuti prima non c’era.

 

La stanza che si trova dietro la porta è un incubo di Escher, non si capisce quante sono le pareti e dove si trovi il pavimento. I mobili sembrano appoggiare su una sola zampa e neppure su tutte le linee della zampa. La descrizione potrebbe continuare per ore e non descrivere a pieno ciò che si vede. Fissarla a lungo provoca mal di testa e vertigini.

Il vampiro getta all’interno i due cadaveri. Non lascia mai in giro l’immondizia.

Non li cercheranno più di tanto, gli sbirri sanno cosa facevano. Nessuno piangerà due ragazzi di buona famiglia.

Se invece li trovassero come dovrebbero essere trattati, decapitati e con un paletto nel cuore, la caccia all’uomo sarebbe serrata.

Senza contare che qualcuno potrebbe ricomporre i cadaveri nella bara.

Due carogne del genere coi poteri di un non morto sarebbero veramente una seccatura.

Ma a chi vuol darla a bere? Non è la sola ragione, altrimenti li sistemerebbe una volta in casa.

Varca anche lui la porta e la stanza torna ad essere una stanza normale.

Qualunque cosa voglia dire quel termine.

Insomma sembra una stanza quadridimensionale.

Al centro c’è una specie di pozzo dal muretto basso. Accanto al pozzo un quadro comandi che stride con lo stile molto antiquato della stanza.

Il pozzo che si apre quando digita una complessa sequenza sul quadro comandi è illuminato dalla luce di un sole lontano, potente e bruciante anche se non lo investe direttamente.

Si allontana con uno scatto istintivo.

Il sistema è progettato per non colpirlo mai, ma una cosa è saperlo una cosa diversa averlo presente a livello inconscio.

Trascina i due cadaveri fino al bordo e li scaglia nel pozzo. Loro possono resistere alla luce, per il momento, ed alla caduta. Non li ucciderà di certo.

I suoi avanzi serviranno per quelli che stanno in fondo al pozzo e una volta terminata la trasformazione avrà due nuovi schiavi nel suo branco.

Se mai gli servirà. Per adesso preferisce tenerlo segregato ed affamato in fondo a un pozzo, in una cella posta su un altro mondo perennemente illuminato da un sole feroce.

 

2. Deve smetterla co’ ‘sta cosa di taccheggiare i supermercati.

Son cose che si fanno da bambini.

Però l’eccitazione che ne deriva è ancora grande.

È malata d’adrenalina, lo deve confessare.

Mentre fredda la birra e la stappa, si appoggia alla ringhiera e guarda il mare riflettendo su ‘sta cosa.

Forse dovrebbe darsi a uno sport estremo.

Almeno è legale.

Uno sport estremo, un lavoro pericoloso. Qualcosa che coniughi piacere e utile.

Oppure fare delle rapine serie.

Il problema delle rapine serie è che vanno progettate bene.

È sempre stata troppo pigra per farsi le competenze adatte.

Magari aprire un pub. Potrebbe guadagnare risparmiando sui frigoriferi.

Non funzionerebbe.

Finisce la birra, fa qualche passo da finta ubriaca, tanto per tenersi in allenamento. Urta un tizio scialbo, butta la bottiglia nel cestino.

Meglio non attirare troppo l’attenzione mentre controlla se i soldi bastano per il pranzo e si libera del portafogli.

 

3. Quando la tensione risulta insopportabile c’è una sola cosa che funziona sempre.

Si alza in volo lentamente, fino a che non è centinaia di metri sopra la città. Li si ferma ad ammirare tutto ciò che si trova sotto di lei.

Volare è vita. Lo sguardo spazia per chilometri e sotto c’è solo una mappa anonima, non molto anonima, la conosce fin troppo bene. Almeno è immobile, non brulica di vita aliena. Non molto aliena, non ha mai pensato a loro come alieni.

Ma è arrivata qui che era già adolescente, non può illudersi di essere una di loro.

Malgrado l’abbiano accertata come una di loro. Malgrado per una qualche inspiegabile combinazione le loro morfologie siano identiche lei sa di non essere una di loro e sa che molti di loro, che già la sopportano a malapena, la odierebbero se sapessero chi è.

Quindi la distanza è parte del processo per rilassarsi.

A quel punto riparte verso l’altro con una velocità ben superiore, ora che il boom sonico non può produrre danni può raggiungere agevolmente la velocità di fuga.

Mentre vola si guarda intorno. C’è sempre una tappa obbligata in questo volo. Lo fa per isolarsi, ma non troppo. Questa tappa l’aiuta a ricordare che, volente o nolente, questo ora è il suo mondo.

Un mondo in cui non ha ancora trovato un posto, ma comunque il suo.

L’individua grazie alla sua vista straordinaria e cambia leggermente direzione. Arresta il suo volo ultrasonico a pochi metri dalla stazione spaziale internazionale. Si avvicina lentamente e gira intorno fino a che non trova un finestrino occupato. Ticchetta sul vetro, saluta e riparte, lascia anche gli ultimi strati dell’atmosfera e accelera verso la sua prossima tappa.

Raggiunge la Luna in poco meno di un’ora, senza spingere. Poi alluna lentamente.

Da qui il panorama è esaltante.

Soprattutto perché, per quanto ne sa lei, è l’unica che può vederlo ogni volta che ne ha voglia. In ogni caso, fin qui, non ha incontrato altri.

Resta un po’ in contemplazione della Terra poi riparte verso casa.

Casa. È una parola dolce.

 

4. Si sveglia con una sensazione davvero strana. Ha sognato la città. Sogna spesso la città. Questa volta era un quartiere noto, con poche aggiunte.

C’era la serie di corridoi in cui a volte ha abitato, nei sui sogni, ma c’era in aggiunta la scuola.

Quanto tempo che non ripensava alla scuola, per il poco tempo che l’ha frequentata, prima che lo buttassero fuori durante i mesi in cui la società divenne psicotica, dopo l’attentato al re.

Migliaia di morti nelle fabbriche, nelle manifestazioni su cui gli sbirri sparavano, in guerra, poi sparano a un re e tutti diventano folli e addolorati.

Il gregge.

In tutti questi anni non ha mai approfondito cosa significa la città. Quando i tuoi sogni si svolgono sempre (quasi) in una città che a volte è addirittura un labirinto con un tetto.

La parte che detesta di più è il quartiere delle case antiche da cui si entra solo per dei cunicoli stretti, intricati e verticali, nei quali bisogna strisciare.

Molto usati, si direbbe, visto che non ci sono polvere o ragnatele. Se i sogni avessero una qualche razionalità o un assoluto realismo.

Non è questo, il problema. Il sogno gli ha lasciato una sensazione sgradevole e non è la città il problema, neppure la scuola.

Lui non crede nei sogni premonitori.

 

5. Finisce di allacciarsi gli anfibi e guarda fuori.

Deve uscire, farsi forza e uscire in mezzo a questi umani.

Deve andare al lavoro e fare tutte le piccole cose che lo fa sembrare come loro.

Un tempo correvano in mezzo agli alberi e mangiavano ciò che la natura gli offriva, prima che gli umani li sterminassero e togliessero quasi tutta la magia dal mondo.

Non che lui abbia mai visto una cosa del genere.

Ma quando è nato, prima che i sui immigrassero in Germania, vivevano sui monti e basse colline poco antropizzate.

Quei luoghi sono ancora quasi uguali, potrebbero garantire la vecchia vita al suo popolo, se solo volessero riadattarsi.

Ma le città attraggono tutte le creature selvagge, c’è abbondanza di cibo.

Anche lupi e cinghiali vengono a frugare tra gli avanzi della civiltà industriale, sufficienti a nutrire interi branchi.

Quindi esce. C’è da ravanare fra gli scarti della civiltà dei consumi. Ha un provino.

Ci vorrebbe una rivoluzione.

 

6. Si alza dalla poltrona su cui ha passato tutta la notte. Non dorme, non ha mai dormito molto. Le ossa scricchiolano.

Sono ossa vecchie, il suo corpo è invecchiato e si sente sempre più debole.

Fissa il tavolo. C’è sopra la colazione.

Può ancora permettersi un qualche aiuto.

Il suo avvocato scambia ancora un po’ d’oro, fanno a metà dei soldi, questo paga il suo silenzio e il segreto su come se lo procurano. Fino a quando l’avvocato non scoprirà che il dono potrebbe essere permanente.

Qualcuno gli prepara i pasti e rassetta la casa.

Stringe i denti per il dolore e si siede al tavolo.

Un po’ di frutta, il suo stomaco non sopporta quasi altro, soprattutto al mattino.

Nella brocca c’è dell’acqua. Non sopporta l’acqua, ma se non c’è di meglio…

Versa un bicchiere accigliando gli occhi. Assaggia. Un vinello chiaro e leggero. Un buon aperitivo per il mattino. Sente che il suo corpo si rinfranca, almeno in parte.

 

licenze

 


[Commons Deed] [Legal Code]