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sabato 25 luglio 2009

arcumincio

È la partenza che costituisce un problema in se. Non scrivere il blog, ma scrivere.
È un'attività che negli ultimi mesi ho praticamente abbandonato.
Ma visto che considero la scrittura parte di me, di ciò che mi definisce e mi da gioia, non è un'assenza indolore.
Eppure ripartire costituisce un problema, l'occhio rumoroso sempre acceso è un muro al pensiero.
Gli analisti più lucidi l'avevano capito alla perfezione già nel '48.
2 pagine ogni 10 giorni non è scrivere.
Io sono di quelli artigiani, scrivere è sudare sulla pagina ore ed ore al giorno con misurata regolarità.
Non parlerò dei fattori che disturbano, già faccio post lunghi. Questo diverrebbe sconfinato.
Basti dire che su questo c'è un rapporto narrativo dialettico frà Shining e La ricerca del tempo perduto.
Molto della vita disturba la narrazione, che non è descrizione del mondo, ma costruzione di senso e quindi, in più di un modo, costruzione del reale.
C'era un pezzo de Travaglio su un vecchio Linus che parlava dell'enorme capacità de Mauro Mazza in questo campo, che ha costituito la ragione centrale della sua carriera. Costruire la realtà.
Travaglio è un liberale (ma sul serio, non come quelli del PD) e quindi io e lui non semo mai d'accordo, ma conosce bene il giornalismo. Su questo argomento è un maestro. Sa de che parla.
A proposito de vecchi Linus, ma non vecchissimi (2006) sto a legge gli ultimi tre anni, che ero rimasto indietro.
Dico subito che salto, per lo più, i redazionali e gli articoli.
Già il mio interesse per il dibattito interno del PD è nullo (tutto quel che mi interessava della decomposizione è stato soddisfatto da "Lo zoo di Venere") meno ancora per quello dei DS di allora.
In più fa rabbia legge roba scritta con estrema saccenza e che si dimostrava fallimentare già nel tempo di stampa.
Io non ho niente contro le Cassandre. La ragione è che Cassandra ce cojeva. Eron j'altri che co le loro analisi semplici stendevon un velo de cazzate sulla percezione esatta de la realtà.
Quindi salto sta roba , che tanto appare come la narrazione miope di una realtà alternativa. Una proiezione del futuro col fiato così corto che non regge la cronaca.
Restano i fumetti.
Vignette e strisce, alcune belle altre un po' meno. Qualcuna che me piace, altre poco. Non sarò né completo né esaustivo, per fortuna.
Maramotti me piace, non è che sia un fine analista nella realtà, ma il tratto è buono e la battuta è sempre ben compresa nella pagina. E per lo più sconta la piccola borghesia imperante in sta società che slitta ogni giorno più puntualmente a destra.
Fra un po' gli striscioni fuori dai campi di concentramento contesteranno il colore della rete che mal si sposa col circondario, non l'immonda reclusione di esseri umani.
Resta il fatto che quando sfugge al triste condizionamento del quotidiano è un grande.
Tra le poche cose scritte che non salto, almeno quando parla del triste mercimonio che in italia è il mestiere del giornalismo, c'è Travaglio.
Almeno è uno che per lo più regge oltre le 10 righe. Sarà che è capace di fare qualcosa più che affermazioni apodittiche. Je fo, però, un appunto. Non commenterei i peggiori passaggi contemporanei con espressioni tipo "scene da prima repubblica". Intanto "prima repubblica" non vol di niente. Avremo anche cambiato qualche volta la legge elettorale e anche qualche passo della Costituzione. Ma per definire una cosa "prima repubblica" ce ne vorrebbe una seconda. Non lo so se non siamo più nella prima, a me non pare, ma di certo non siamo nella seconda. Inoltre la maggior parte delle cose così commentate nella cosiddetta "prima repubblica" non se sarebbero viste. C'aveva altri difetti.
Scene da basso impero, come più giustamente anche Travaglio usa.
Solo che noi aspettiamo il provvidenziale 18 brumaio. Siamo un paese avventista che aspetta che il nuovo autocrate scacci il vecchio autocrate e chi s'è visto s'è visto.
Che volete, avecce delle opinioni è fatica e poi chi lo sa se non fai torto a qualcuno?
Peanuts non dovrei nemmeno nominarli. Scuadra che vince non si tocca. Siamo a quanto? La centesima ristampa? Ma la rivista se chiama Linus ed è come se avessimo bisogno della provvidenziale coperta.
In realtà non so voi, io c'ho caldo.
Minimale come le vite che ci si vol fa vive. Ma almeno a parlà so bambini, è normale che le loro vite sien semplificate.
Non ce se chiede de identificasse.
Oggi, mentre stavo a fa le linguine co la zucca, però, la solita domanda "ma che cazzo c'entra il grande cocomero?"
Forse, più semplicemente, era un taglio sbagliato.
BSE, Dolly, Aviaria. Qui c'è poco da dire. Assurdo, sensa senso, non fa ride e non parla de nulla. Tre personaggi che so battute sugli scandali biologici del periodo che fanno commenti insulsi su se stessi. Segno che qualsiasi argomento, per quanto complesso, può essere un buon pretesto per parlare di nulla.
Un po' come guardare Zelig, tanto per capirci.
Marassi è buono. Come ogni vignettista deve misurarsi col fatto che non si può sempre essere al'altezza del tema del momento, ma non è mai stupido, il che, per la tradizione vignettistica italiana, non è scontato per nulla.
Pupilla, con qualche gradevole eccezione, me pare de un qualunquismo disarmante.
Doonesbury. Ho smesso de comprà quasi tutto, de fumetti, un po' per i soldi, un po' per lo spazio. Continuo a sborzà il prezzo de sta rivista sostanzialmente per sta striscia.
Non è la sola. Ma potrei leggermele live su internet senza attendere la traduzione qui dentro. Il fetisc ce l'ho solo con questa.
È stupenda.
Parte dai personaggi e dalle loro vite e con quelli affronta la storia. Esagero? Vabbé, la cronaca di un paese.
Linus è l'eterno bambino, dopo 70 anni ancora bambino.
Questi crescono e, attenti, prima o poi accadrà, muoiono. È sempre più facile essere prolissi con le critiche, piuttosto che con le lodi.
Dilbert. Bella dura. C'è poco altro da dire. Appunto, nient'altro. Le strisce aziendali o sono dure o sono gag davanti alla macchina del caffè.
Un Bertoncelli a sparare cazzate. Gira che ti rigira resta uno dei pochi che quando scrive de musica, in Italia, se riesce a legge. Il che, di per se, non è un complimento.
Get Fuzzy. Uno sfigato, un cane stupido e un gatto opportunista chiusi nel loro microverso quotidiano. A volte divertente, raramente noioso, senza nulla cedere alla creatività, beninteso.
The Boondocks. L'altra sola striscia che leggo con estremo piacere. Punto.
Monty. Quasi fastidioso sulla china dello sfigato. Eppure ci sono delle punte davero geniali qua dentro, soprattutto quando emerge uno sguardo di sfuggita sul dolore dei comprimari.
Stupendi l'alieno, il gatto ecc.
Magnifiche le satire lucidissime sulle campagne "pubblicità progresso". Luci ed ombre, insomma.
Cento demoni. Piena di disperazione e fin troppo intimistico per i miei gusti, però, nel complesso, bella.
Inutile negaselo, come diceva Nice, sguazza sguazza è sempre e comunque na pescolla. Ma anche 'nto na pescolla c'è chi va più a fondo e chi meno. Lei va a fondo e senza retorica frignona.
Come conigli. Sesso. Rolf Konieg me piace proprio per i suoi eccessi. La società piccolo borghese flaccida e repressa e il suo rapporto con il sesso.
Fine?
Per ora!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Di fumetti non capisco nulla, ma lo slang è gradevole. Ben trovato!
David

LauraLoves ha detto...

E' stato bello "rileggerti". A prescindere da quanto uno sappia di fumetti, lo stile trascina.
Bentornato :)

giuseppe ha detto...

Ad essere pignoli, tecnicamente, visto che non è un linguaggio condiviso in qualche gruppo, per quanto ristretto, sarebbe un idiotismo. Oltre tutto artificiale e del tutto sperimentale.
Cmq grazie