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mercoledì 29 luglio 2009

sparare ai re e ai tiranni

Buongiorno

Oggi si celebra(va) la corretta ricetta per la tirannia.


Ho riascoltato i Doors (toh, beccateve sti du o tre pezzi, anche su feisbuk).

È curioso come sto gruppo, a conti fatti anche bistrattato, almeno da certa critica, ha detto la sua sul dibattito tra musica colta e musica popolare. Un giudizio gordiano, verrebbe da dire.

Ma passamo ad altro. Oesterheld, oltre ad essere stato uno dei maggiori scrittori di fumetti sud-americani (ma sull'esistenza di una scuola sud-americana ci sarebbe da discutere) è morto, adesso lo sappiamo, o almeno lo possiamo ipotizzare, probabilmente gettato vivo dalla stiva di un aereo (è sempre utile ricordare con chi si ha a che fare), svanito nel nulla assieme alle 4 figlie (ma non assieme, lo sterminio mirato è stato uno stillicidio continuo) grazie alla dittatura argentina.

C'è chi si fregia ancor oggi delle amicizie che vanta in quella ghenga sanguinaria. Dovrebbe farci riflettere.

Prima di cadere vittima della barbarie, ha scritto varia roba, tra cui una delle opere centrali del fumetto mondiale, di quelle che anche negli abissi più profondi dell'ignoranza hanno per lo meno sentito nominare, che poi sarebbe l'Eternauta, da molti ritenuto metafora lucida dell'insorgenza della dittatura nella società argentina (fatto sta che i giudizi a posteriori so boni tutti a darli. Me chiedo dove stavano a gurdà prima e durante. Questa è quella che ritengo una domanda succosa).

Parlare quindi di una delle opere a conti fatti minori (se esistono opere minori per gente come lui), ristampata un tre anni fa nei fumetti de Repubblica, non è cosa facile.

Molto è stato detto di un autore che non può più difendersi da oltre trent'anni.

Cominciamo quindi con un luogo comune.

Mort Cinder è la metafora della lotta contro l'oppressione e l'ingiustizia, tanto quanto alcune delle maggiori icone del fumetto anglo-americano, con il sovraccarico del destino dell'autore e la sua dichiarata ostilità contro l'autorità.

E qui cominciamo, perché le grosse icone della lotta contro l'ingiustizia e l'oppressione, soprattutto quelle americane, sono per lo più icone governiste, grandi baluardi dello status quo piccolo borghese e che per lo più si battono contro l'oppressione e l'ingiustizia fuori dai confini nazionali. Dentro i confini solo spie e ladri di polli. Cecità selettiva, un classico.

Beh, Mort Cinder non è così.

Secondo distinguo, quello interno. A conti fatti, tolta la prima storia, quella con l'arco narrativo più esteso, queste sono storielle del tipo “l'immortale racconta le sue esperienze”.

Interessanti, capiamoci, ma non necessariamente il massimo dell'impegno politico. A meno che la tesi implicita non sia: noi tutti ci faremmo tranquillamente le nostre tranquille vite, è l'ingiustizia che ci marca stretto costringendoci alla ribellione. È una reazione vitale, come cercare l'aria quando si spunta da una lunga apnea.

Ma implicita. Lo so anche io che la schiavitù presso i popoli antichi era un'ingiustizia terribile, una barbarie colossale eppure noi celebriamo la gran civiltà dei padroni.

Il problema è che se vo da un padrone de merda che magari sottopaga 50 cinesi rinchiusi in uno scantinato con una latta de pomodori come cesso lo sa anche lui che la schiavitù presso i popoli antichi eccecc.

In pratica belle storie e intense, ma la fama che sto personaggio se porta dietro è così fondata? Non credo, non sarebbe sufficiente.

Terzo distinguo. Noi cresciuti leggendo per lo più fumetti dei due grandi macroversi americani prestiamo un'attenzione alla coerenza narrativa che forse non è comune. Non lo so.

Del resto la fede nella coerenza narrativa è per lo più infondata anche nei macroversi, dove spesso arriva uno che è bravissimo a scrive un po' quel che je pare.

Che so, stravolge l'Uomo Ragno che sembra Devil, riscrive n'altra volta la morte de Elektra para para. Cose così (La prima morte de Elektra, tanto per capisse e non approfondisco che sennò vengon fori 200 pagine.)

Ma cazzo, non facevi prima a scrive Devil?

E se ce volevi riscaldà na storia già vista, non poteva almeno esse una storia tua?

Ma è già molto che ho capito che ste cose nella cosiddetta scuola sud-americana (per non parlare il fumetto d'autore europeo) non hanno cittadinanza. Almeno quando si parla di fantascienza.

Sto tizio, na volta pare che more e risorge, un'altra volta viaggia nel tempo, un'altra volta pare che se ricorda le varie incarnazioni. Boh. Tutta sta roba, anche con anni di esperienza nell'arrampicata sui vetri, me riesce difficile farla stare assieme.

Comunque queste lunghe digressioni poco hanno a che fare con il centro della nostra dissertazione.

Parto, quindi, prima di affrontare il nocciolo della faccenda, per l'ultima tangente.

Alberto Breccia è uno dei più grandi disegnatori che la storia ricordi.

E queste tavole sono così magistrali che passerei ore ed ore a rimirarle (e anche qualche mezz'ora ogni tanto a ringraziare di vivere nell'epoca della riproducibilità tecnica dell'opera d'arte).

Se mai mi fo uno studio voglio ingrandirmene una su una parete.

Quindi che aggiungere? Magari un esempio di queste illustrazioni, posto che la rete me lo permetta (buffo, oramai parlamo tranquillamente dei limiti della rete come 5 anni fa parlavamo dei limiti della rete in Cina. Buffa la capacità d'adattamento della gente)

Ma venimo al sodo. La fama di un personaggio.

È abbastanza evidente che le storie successive sono le svogliate serializzazioni di un autore più che buono con un personaggio che, funzionando, è richiesto.

Ma di fronte alla prima storia (tecnicamente la seconda, la prima è la storia a solo della voce narrante) è evidente che sono svogliate.

Il tizio che torna sistematicamente dalla morte per combattere il cattivo di turno, che si sta impadronendo della volontà delle persona per costruire una società in cui una sola mente muove molti corpi per il bene collettivo del capo è una metafora potente, non mascherata, di quelle che possono uccidere.

E neanche dire che la metafora solare sia inconscia, troppo chiaramente usata, troppo assenti le sbavature per dubitarne.

C'è una volontà potente dietro questa storia. Un'intenzione ben meditata.

Tutt'altra storia e che vale da sola l'intero volume.

Il resto si legge con piacere, è ben sopra alla media, ma è mestiere. Bisogna pur mangiare.

Chiudo con Leadbelly, tanto per sovraccaricare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Straordinario Breccia.
"Se mai mi fo uno studio voglio ingrandirmene una su una parete"

nel caso ti interessasse, dai un'occhiata a rasterbator:
http://homokaasu.org/rasterbator/gallery.gas?cool

giuseppe ha detto...

interessante