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mercoledì 19 agosto 2009

bestemmierei, ma c'è la censura

Qualche volta mi chiedo se basta un'incazzatura per far precipitare il mondo.
Quel che è certo è che se incazzandomi cominciassi a spaccare tutto farei meno danno, qualche volta.
Di certo qualche giorno fa, mentre mi incazzavo, ha cominciato a spaccarmisi un po' di roba senza che la toccassi.
Io leggo e scrivo di 'ste cose tutti i giorni (in realtà non tutti, ma me ne dolgo) ma vederselo succedere sotto gli occhi è una sensazione strana.
Ovviamente non è che gli oggetti hanno cominciato a volare in giro per la casa infrangendosi. È saltata una lampadina, portandosi dietro un elettrodo del portalampade, il mouse ha cominciato a dare fuori di matto, una corrente s'è presa dei fogli che credevo di aver fissato bene e delle cose appoggiate sul balcone sono crollate. Nulla di straordinario, quindi, cose che singolarmente accadono tutti i giorni. Ma vederle accadere tutte assieme durante un'incazzatura fa un'impressione notevole, soprattutto se un secondo dopo suona il telefono e vabbé, una o due cose ulteriori che preferisco non scrivere qui.
Letteralmente un flash.
Ogni tanto parlo di grappoli sincronici ma brrrr.
Tornando invece nel mondo della razionalità (non che ne siamo mai veramente usciti) in tutti questi mesi in cui non ho scritto non è che non ho visto proprio nulla.
Una delle cose, a cui davo la caccia da un po', era "Nadia. Il mistero della pietra azzurra". Ne avevo visti un paio di episodi in tv in un periodo che proprio non avevo tempo e mi era restata la curiosità.
Mi pare che non ne ho mai parlato. Sennò mi ripeterò e, se sono abbastanza saggio, mi contraddirò.
La serie è uno steampunk abbastanza classico. Aerei prima degli aerei, un carro armato multifunzione, qualche altro prototipo, vagamente funzionante di macchine che verranno realmente realizzate decenni più tardi.
Improvvisamente i protagonisti si trovano proiettati nell'avventura.

Il capitano Nemo, sommergibili nucleari, cannoni laser, computer quantistici, motori fantastici e satelliti artificiali. Atlantide e gli ultimi sopravvissuti di una specie giunta sulla Terra milioni di anni fa. La specie umana come bioandroidi creati da questi alieni e battaglie marine, una dietro l'altra, fino alla battaglia finale, nello spazio.
Nel complesso una bella storia, con, unico difetto, il fatto che i giapponesi sono, per i nostri standard, dei fanatici, almeno nei cartoni.
Ora, questo, applicato a cose occidentali suona a volte un capellino ridicolo (anche se a dir la verità io qualche vegetariano come Nadia l'ho già visto, ma non sono sicuro che sarebbe disposto a morire lui e tutti i suoi amici, piuttosto che pescare su un'isola deserta).
Saltando di palo in frasca.
Fra i miei autori favoriti della squola franco-belga (ma ste scole, poi, esistono veramente fori dal gusto etichettattorio della critica?) c'è Jean Van Hamme (viva l'originalità e la ricerca dell'autore sconosciuto, direte voi).
Tra le cose che ancora non avevo letto di sto tizio c'era (e in parte c'è ancora) una delle sue opere più quotate. XIII. Titolo minimale.
È il tatuaggio che sta su un uomo ritrovato ferito e privo di memoria sul bordo del mare.

Parte da qui una storia che parla di spionaggio e intrighi politici che ricalca molto (e intenzionalmente), fino ad un certo momento, la vicenda dei fratelli Kennedy. Quelli morti.

Molto, non integralmente, che altrimenti non ci sarebbe nessuna tensione narrativa.

Insomma, i primi cinque numeri di questa serie ci portano attraverso una storia sufficientemente complessa senza dimenticare mai né la giusta linearità che la trama principale deve avere, né la profondità che i personaggi principali non possono non dimostrare, me li mostrassero anche solo 3 vignette a numero.

Beh, XIII non delude. Non che mi aspettassi altrimenti.

Vedremo adesso, mollata la trama originaria (seppur non del tutto, come vedremo più avanti).

Intanto chi è sto XIII, dopo tutti i depistaggi e i giochi di scatole cinesi, lo sappiamo ancora di meno.

Van Hamme ha promesso che prima o poi ce lo fa sapé. C'ha 70 anni sonati, speriamo che intenda farlo prima delle banalizzazioni dei posteri.

In ogni caso è uno scrittore. Mente per principio. Racconta storie, inventa.

Già aveva promesso de chiude sta serie col numero 18 e ne so usciti almeno 19 (ma del resto Gaiman aveva promesso 68 numeri di Sandman e ne uscirono 72)

In ogni caso assolutamente da leggere

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