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venerdì 18 luglio 2008

il figlio del caduto

So' andato a vede' Hellboy, the golden army.
Sul titolo non faccio commenti, sapete già come la penso e quanto questo faccia guadagnar terreno alla parte elitaria della mia personalità.
È comunque positivo, a mio avviso, che in questo momento di una sola personalità si tratti.
Passiamo al film. Io trovo che Del Toro sia un buon regista, questo aiuta sempre. Aiuta soprattutto in quelle sottosezioni del film d'azione che sono il film di supereroi e il fantasy.
Visto che qui ci sono forti elementi di entrambi, poi, il rischio di tirar fuori una merdata era forte.
Invece il film, nel complesso, è buono.
Certamente il fatto che sia stato scritto da Del Toro e Mignola e non da qualcuno dei golden boy del film d'azione hollywoodiano contemporaneo (quasi tutti ex scrittori di fumetti e, tranne forse solo jeph loeb, più che mediocri) aiuta.
C'è dentro un sacco di roba, a volte, temo, del tutto accessoria per chi non ha letto il fumetto.
Soprattutto c'è dentro un sacco di esseri magici, stupendi.
Tocchiamo questo punto.
Quando si parla di creature magiche, soprattutto se parliamo di intere culture, così come quando andiamo a meter le mani sui miti, stiamo giocando con la struttura archetipica stessa della narrazione.
È per questo che spesso vengono fuori delle vaccate selvagge.
Eppure gli approcci sono riducibili a tre categorie e solo una assicura la vacata, e solo condizionata.
Sostanzialmente, riducendo la complessità per necessità d'analisi, le tre categorie sono:
1. puoi tenerti il più fedele possibile alle narrazioni che conosci, cercando di non modificare nulla. Questo, che a conti fatti costituisce il nocciolo duro del mio atteggiamento (ma appunto, se esci dalle semplificazioni categorizzatrici ti accorgi che il discorso è complesso, vanno bene per la trattazione generale, se scendi sulla singola opera danno solo una rete a maglie larghe, una gabbia. Questo discorso lo riprenderemo, prima o poi) ha il grosso svantaggio che o limita sensibilmente il tipo di storie che puoi scrivere, o rischia di produrre fratture nella coerenza narrativa.
2. Tieni ferma una sorta di struttura archetipica (o sovrarchetipica, se fosse possibile) in cui i richiami alla narrazione così come la conosciamo sono labili (ma non inesistenti) e i caratteri restano più o meno coerenti (che è quello che succede qui, ma anche, con altri risultati, nel Loki Marvel). Quando utilizzata, questa soluzione da i risultati migliori (non a caso costituisce comunque parte del mio metodo, anche se non determinante) il contrappasso è che non può che essere ben utilizzata, altrimenti scivola più o meno completamente nel terzo tipo. Inoltre è fortemente determinata dal periodo.
3. Te ne freghi e tieni elementi a caso riscrivendo tutto il resto come se si trattasse di storie e personaggi diversi ma con gli stessi nomi. In questo caso riesci a produrre cose decenti sono per coloro che non restano urtati da quel poco e quel molto che vedono assolutamente stravolto.
Il problema è che stiamo parlando di archetipi, è raro che siano assolutamente estranei a qualcuno.
Dicevamo, il grosso della narrazione fantastica è qui pregnata del secondo metodo. Capiamoci, la riscrittura è profonda e radicale, ma resta coerente. Noi tutti conosciamo più versioni dello stesso mito, spesso anche della stessa favola.
Scrivere qualcosa che resti nello stesso ambito è l'aspirazione di molti che lavorano su questa roba.
Hellboy, il fumetto, fa proprio questo, ma, in perfetto stile postmoderno, mescola i mondi narrativi.
Il primo film, che prendeva solo elementi dal fumetto, in realtà diventava più debole.
Qui ci troviamo a una completa rinarrazione di alcuni miti celtici, di cui conserviamo solo le tracce. Eppure quelle tracce possono tranquillamente essere parte della stessa narrazione, hanno senso.
In più le creature, tutte bellissime e tutte coerenti e le scenografie, non dirò impareggiabili ma certamente insuperabili. Perfette.
Qua e là ritrovo suggestioni da Neverwhere di Gaiman (se vi capita l'occasione vedetelo, tanto padroneggiate tutti l'inglese molto meglio di me) e da Mirrormask di Gaiman e McKean. Sarò io.
Le due cose che trovo assolutamente perfette sono il modo in cui muoiono gli elfi e il libraio.
Anche il gigante di pietra e la morte, comunque, sono stupendi. E la stanza di Abe.
E l'elementare vegetale. E l'impatto della società reale con i mostri, compresi i protagonisti.
Vabbè, non la faccio più lunga.

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