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mercoledì 23 aprile 2008

Artù

Stasera cena presto, che poi c'ho il comitato regionale.
Prima però, nuovo post.
Nel primo gruppo di storie c'era un piccolo stacco tra la risoluzione del rapimento della nipote di John (ritroveremo la ragazza in seguito) e la storia di Zed vera e propria.
In quella storia John doveva contrastare gli interessi terreni di un gruppo di affiliati alla coorte di Mammone, demone piuttosto rognoso.
Divertentissimo. Risolve la cosa provocando il crolo delle quotazioni delle anime londinesi.
Gustosa satira sui mercati proprio al culmine del loro successo.
Ma non è di quella storia che volevo parlarvi, prima di arrivare al finale della storia che abbiamo lasciato in sospeso.
Facciamo alcuni passi indietro. Succederà altre volte. Climax e poi pausa. Si cambia apparentemente argomento.
Mentre vediamo Costantine che riflette (con l'aiuto della bottiglia, in effetti) inquadriamo il personaggio. Meglio, inquadriamo il suo primo antenato di cui abbiamo notizia.
Sappiamo ben poco dell'Inghilterra tra l'abbandono dell'impero e l'invasione sassone.
Quello che sappiamo è che quando se ne sono andati i romani la religiosità dei celti ha ripreso piede. Non che l'avesse mai veramente perso.
A quei tempi il cristianesimo non era particolarmente affermato e i politeismi sono, per lo più, meno totalizzanti.
Sappiamo anche che deve esserci stato un condottiero importante nella lotta contro le incursioni dei sassoni. Forse anche nel tentativo di non riprecipitare nelle guerre fra clan.
Così importante che ha ispirato molta letteratura e che su di lui sono stati sovrapposti buona parte dei miti celtici di cui abbiamo traccia.
Ovviamente parlo del tizio che i più conoscono come re Artù.
Una nota, prima. I fumetti della Vertigo delle origini (che poi sarebbero la fine degli anni 80, primi 90) erano molto orientati sula scrittura.
Non è che i disegnatori fossero dei cani, tutt'altro, erano e sono dei signori disegnatori, ma niente superstar, di quelli che segneranno gli anni successivi (francamente un po' senza meriti).
In questo annual, invece, alle matite c'è Brian Talbot, uno dei migliori disegnatori inglesi di quella generazione (e di sempre, a mio avviso).
Perché siamo in piena invasione inglese. Gli statunitensi leggono buon fumetto scritto da scrittori inglesi e disegnato da disegnatori inglesi. Intanto la Tatcher distrugge l'Inghiltera e Regan gli USA.
Ma vabbè, torniamo alla storia. Ovviamnte non è una storia di Artù. Vi compare marginalmente. Ma dopo la terra desolata, dopo la guerra escatologica, cos'è accaduto? Chi ha contrastato, se lo ha fatto, l'assalto del cristianesimo?
Sostanzialmente è questa la storia.
L'antenato di John, il nuovo allievo di Merlino, colui che utilizzerà anche il suo maestro come uno strumento per il suo piano.
Segnare profondamente il dilagante cristianesimo inglese dei riti e dei luoghi del culto della dea.
Un culto dentro un culto.
Magnifico. La storia della dea bianca è un topos strutturale nelle storie di quella generazione formatasi sulle pagine di 2000ad. Sia Delano che Talbot appartengono a quella non tanto ristretta cerchia. Come quasi tutti i migliori autori che poi segneranno e segnano il fumetto USA.
La storia è inutile che la racconto nei dettagli.
Basti dire che quando la testa mozzata di Merlino rianimata si lamenta dei vermi che lo rodono abbiamo un dialogo splendido. E' tutto dire.

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