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martedì 29 aprile 2008

bombe

Mentre stavamo nella FGCI il clima culturale, in Europa, era interessante, rispetto ad ora.
Guerra fredda, pericolo nucleare, sovra-popolazione e disastro ambientale.
Adesso sembra quasi che quelle discussioni siano passate di moda. Quasi non fossero reali.
Il crollo dei sistemi del socialismo reale (ricordate questa definizione?) ha cambiato tutto questo. Ma non ha eliminato i problemi.
Passata una fase di conflitti di ridislocazione nello scacchiere globale (che nei giornali, ma anche nel dibattito superficiale sono stati definiti etnici, come se l'etnos fosse un oggetto reale e non una invenzione ideologica utile a fomentare o forse a descrivere i conflitti) si è ricostruito l'equilibrio grazie all'individuazione di un nuovo nemico. Niente di più facile che individuare un nemico. Il difficile è discutere.
Negli ultimi 15 anni c'è stata una crisi nucleare all'anno. Minimo. Alcune, come quella Iraniana, sembrano inventate a un osservatore esterno. Il fatto che sistematicamente l'ignoriamo è invece preoccupante, poiché la quantità di bombe è quasi invariata, comunque sufficiente a sterminare la specie più volte e tutti i trattati di non proliferazione sono praticamente inutili, poiché nessuno ne tiene conto. In più le potenze nucleari aumentano.
Di sovra-popolazione non si parla più. Bene che vada si parla di miseria, per dire che non ci stiamo mettendo le mani (cosa falsa, tra l'altro, la quasi totalità delle politiche globali la provoca attivamente, già come conseguenza teoricamente preventivata di cui tutti se ne fregano).
Del disastro ambientale, veramente, parlano tutti.
Ne parlano, veramente. Più che altro quando non fanno nulla, nei salotti, anche sui giornali.
Poi costruiscono inceneritori, l'alta velocità piena di gallerie, il mose, autostrade ovunque, un aeroporto ogni 50 kilometri. Centrali a carbone e centrali nucleari.
Poi paghiamo 63 euri al secondo perché non rispettiamo il protocollo di kyoto, non so quanto perché ce ne freghiamo del ciclo dei rifiuti.
Quando si tratta di 'ste cose l'Europa non sovradetermina più le nostre scelte. Questi soldi non incidono negativamente sul debito pubblico come le pensioni.
Vabbè, voleva essere un post su Costantine.
John sta scappando (ricordate? è l'unico sopravvissuto di casa sua. Nella realtà la sconfitta del nemico non porta direttamente alla fine dei sospetti) e nello scappare passa per il luogo di villeggiatura in cui andava da bambino. Lì hanno costruito una centrale nucleare, direttamente sulla spiaggia (quasi) vi ricorda qualcosa?
Si addormenta sulla spiaggia e un incidente alla centrale si trasforma in un incubo post atomico. La contraddizione, evidente a posteriori, nella trama viene completamente ignorata durante la lettura. Segno che è scritto almeno decentemente.
In quegli anni era un problema aperto. Ancora fresco.
A Chernobyl si muore ancora e da allora a qua ci sono stati altri 50 incidenti (ovviamente di tutt'altra entità). Ma il nucleare è sicuro, fidatevi di chi vi rassicura.
La storia è bella, tocca tematiche ed è un classico episodio di passaggio.
continua

3 commenti:

Barbara ha detto...

un'invenzione ideologica è un oggetto reale.

giuseppe ha detto...

vero, ma non mi veniva in mente una definizione migliore per distinguerli. Credo forse "oggetto materiale" sarebbe stato meglio. Non so.

giuseppe ha detto...

In realtà no, è reale ma non è un oggetto.
E' la distinzione tra affetto e affezione in Spinoza. Non c'è un corrispettivo oggettivo in relazione con l'idea.