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venerdì 9 maggio 2008

nord

Come dicevo, poi la storia de "l'uomo di famiglia" viene spezzettata editorialmente. Non ricordo più perché, se mai l'ho saputo, ma da questo punto in poi vengono intervallate varie storie di altri autori.
Da un punto di vista di credibilità della narrazione si costruisce un vulnus spiacevole.
In ogni caso, a questo punto, affronto la prima di queste storie.
Tre premesse. Grant Morrison (vi ho già scritto di lui) è fra i miei autori preferiti, per lo meno per quello che riguarda il fumetto.
E' un signor narratore e costruisce suggestioni colte attorno alle teorie più oscure (o alla moda, a seconda dei casi).
La saga di Costantine è, per lo più, ben disegnata, ma i grandi autori, per lo meno fino a un certo punto, scarseggiano. Qui ci sono i disegni di David Lloyd. Anche di lui ho già parlato. V for vendetta.
Qui, complice anche l'uso dei colori, c'è una delle poche serie di tavole fumettistiche di cui non disprezzerei avere uno o due originali da appendere.
Infine il sistema difensivo di preallarme di Flylingdales.
Nella realtà è una serie di orribili istallazioni di cemento. Lloyd riesce a prendere le tre sfere e trasformarle in uno dei ricorsi ossessivi che da il ritmo alla storia.
La storia in se è abbastanza semplice. Una corsa distruttiva tra deindustializzazione, revival folkloristico con strizzatine d'occhio a suggestioni pagane, ipotetiche macchine per la guerra psichica in un crescendo che può portare solo all'ecatombe.
John qui è poco più che un testimone. Ed alla fine ti resta il dubbio che il tutto sia dovuto all'intervento di qualche essere malvagio oppure solo il frutto delle pulsioni autodistrutive dell'inconscio collettivo di una intera cittadina.
L'unico personaggio degno di nota è una fotografa, amica di John, chiaro tributo a Valentina.
Bella storia, in ogni caso.

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