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martedì 6 maggio 2008

orsetti

C'ho 'na fiacca terribile, fortuna un po' de frutta nello yogurt e lo zenzero candito (che non è perfetto, un po' devo affinare la ricetta, un po' lo zenzero non era proprio maturo).
In ogni caso prenderlo pezzo per pezzo e rigirarlo nello zucchero è un ottimo esercizio per la mia ultima fissa. Imparare ad usare le bacchette con una relativa naturalezza.
Bando alle ciance, che c'ho da fa 2000 giri e 15.000 cose.
Ma prima un paio di cose su sto episodio di Costantine. È una classica storia di caccia, con il nostro nella veste non tanto della preda, ma del testimone (ci saranno più racconti del testimone, in seguito).
Un racconto di passaggio, stacca, alleggerisce e costruisce un pretesto per introdurre il prossimo, editorialmente incasinato, ciclo.
John torna a Londra, dopo la fine del ciclo precedente.
Ora, le parti in cui John interloquisce coi tizi che gli danno i passaggi o i tassisti sono una parte gustosa, perché è uno estroverso che chiacchiera con chiunque incontra, di norma. In questo caso trova uno simpatico.
Insomma, la storia precedente è finita. John è stato scaraventato in mare, delle tre donne che eseguivano il rito non ha notizia, i draghi sono rimasti troppo poco tempo per far si che cambiasse il mondo.
Oppure siamo stati troppo lenti e stupidi per cogliere l'occasione.
John tende a farsi scivolare la vita addosso. È di nuovo a Londra, senza casa, senza soldi. Visto che si trova vicino alla casa di un suo amico, un tizio strano con la passione del commercio, con l'ossessione del commercio, vorrei dire, decide di andarlo a trovare.
Comincia qui una storia surreale, con John che scambia l'insegna di Abner e Benton per quella di Admiral Benbow (ammiraglio Benbow).
Trova il suo amico abbastanza terrorizzato, ma attribuisce la cosa al fatto che è un personaggio di professione. Invece non faceva la scena e un cieco, arrivato da dietro, gli consegna un messaggio e poi svanisce, apparentemente investito da un'auto che passa.
Entriamo nella casa di Jerry, oggetti e oggetti ammassati ovunque.
Di vari tipi, ma per capirci descrivo alcuni di quelli che ho riconosciuto.
Lo specchio della strega di Biancaneve. Una bottiglia con scritto sull'etichetta "drink me". Un'incudine, con un buco sulla parte superiore appoggiata su una roccia sulla quale si legge dopo la prima parola monca che non riconosco (più che altro per la calligrafia, credo) "this sword from th", il basamento di una statua, alto quasi come un uomo, sopra il quale sono rimasti solo due piedi e il fondo di una tunica. Sul basamento si legge "my name i" "Ozym" "king" "look" su quattro righe. Insomma, sta roba. Presumibilmente vera, è un intenditore.
Insomma, c'è qualcuno che gli da la caccia, scopriamo che si tratta di una specie di tribunale della narrativa (tutti i personaggi sono apertamente o meno personaggi letterari) che ha decretato che visto che molti scrittori si sono ispirati a lui per i propri personaggi lui è più un personaggio di fantasia che uno reale e quindi non può essere libero di girare per il mondo fino a che non è scaduto il copyright.
L'allusione è chiara, non c'è bisogno che la svisceri. Chiara e molto suggestiva.
Così suggestiva che dovrei fare un archivio dei personaggi liberi da copyright. Quasi quasi...
Insomma, alla fine lo beccano. Due sole ultime notazioni. Quando Tarzan, vestito come un nobile inglese con un completino da jogging firmatissimo salta giù dagli alberi e fa fori i cani di Jerry mi sono piegato in due dalle risate. Adoro le riscritture. Insieme al fatto che il carceriere che trascina Jerry nelle segrete è una versione gigantesca e riconoscibile di Winnie the Pooh, uno dei personaggi che hanno "goduto" dell'interdizione alla libero uso con l'allungamento dei tempi di validità del copyright approvato, in USA, proprio su spinta della Disney, che ne detiene i diritti.
Agghiacciante il fatto che alla fine Holmes fa notare che anche John conosce un sacco di scrittori e che anche lui ha una vita letterariamente suggestiva.

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