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domenica 30 marzo 2008

Annullata la sentenza contro Mumia Abu-Jamal

il manifesto 28.03.2008
La corte federale d'appello di Filadelfia ha detto no alla pena capitale per l'ex pantera nera, da 26 anni nel braccio della morte. Il tribunale non ha però accolto la richiesta di un nuovo processo che provi finalmente la sua innocenza
Matteo Bosco Bortolaso
New York

Niente boia per Mumia Abu-Jamal. Almeno per ora. Una corte federale d'appello si è rifiutata di confermare la pena di morte per l'ex pantera nera, simbolo della campagna contro le esecuzioni capitali. Nel 1981 Mumia uccise l'agente Daniel Faulkner, continuano a sostenere i tre giudici della corte d'appello del «terzo circuito», un'area che comprende anche la Pennsylvania, dove l'imputato è detenuto. Per i magistrati le opzioni sono due: condannare l'imputato all'ergastolo oppure chiamare una nuova giuria, che potrebbe decidere per il carcere a vita o la pena di morte. Un nuova udienza deve essere convocata entro 180 giorni. Una piccola apertura, insomma, rispetto a chi chiedeva un processo tutto nuovo nel quale l'ex pantera nera potrebbe provare la sua innocenza. Abu-Jamal ha sempre dichiarato di essere stato condannato da una giuria razzista, composta da dieci bianchi e due neri.
La sua carriera di attivista politico comincia quando era giovanissimo e si batteva nel 1968 contro il candidato segregazionista alle presidenziali, George Wallace. Esponente di spicco delle Pantere nere, giornalista radiofonico senza peli sulla lingua, Wesley Cook - questo il suo vero nome - faceva il tassista di notte per arrotondare. Fu accusato di aver ucciso nel dicembre del 1981 il poliziotto Daniel Faulkner, 25 anni, che stava arrestando suo fratello per una contravvenzione stradale. Cosa accadde veramente quella notte di 26 anni fa? La polizia avrebbe trovato Mumia privo di sensi, ferito da un'arma da fuoco, accanto al cadavere di Faulkner.
L'arma del delitto era diversa da quella che il giornalista-tassista portava legalmente nell'auto. Inoltre, ci sono dubbi sulla presenza di una «supertestimone», una prostituta conosciuta come Cynthia White. Diversi anni dopo, un altro uomo, Arnold Beverly, avrebbe confessato di essere l'omicida. E secondo la stenografa del tribunale, il giudice Albert Sabo, avrebbe detto: «Farò di tutto per aiutarli a friggere questo negro».
Già in una precedente sentenza, firmata dal giudice William Yohn nel 2001, emergevano dubbi sulla decisione che la giuria aveva preso nel 1982, a un anno dall'omicidio. Il magistrato diceva che era incostituzionale chiedere ai giurati di raggiungere l'unanimità per cercare eventuali attenuanti. Anche allora si davano 180 giorni alle parti per fare ricorso. Cosa puntualmente avvenuta, rimettendo in pista l'opzione della pena capitale.
Ieri, con la decisione della corte d'appello, la storia si è ripetuta. Anche dal complicato linguaggio che contraddistingue le pagine redatte dal giudice capo, Anthony J. Scirica, traspare che qualcosa, nel processo del 1982, è andato storto: «Le disposizioni della giuria e la forma del verdetto - si legge - hanno creato la ragionevole probabilità che alla giuria fosse preclusa la possibilità di trovare una circostanza attenuante, sulla quale non c'era stata l'unanimità». Un magistrato della corte d'appello, Thomas Ambro, si spinge più in là degli altri due colleghi, accogliendo la posizione di Abu-Jamal: secondo il giudice, l'esclusione di neri nella selezione della giuria va contro una decisione presa dalla corte suprema nel 1986, la cosiddetta Batson v. Kentucky. Ambro scrive di non voler «aprire le porte della prigione e capovolgere la condanna di Abu-Jamal», ma soltanto di capire se il fattore razza ha giocato un ruolo nella composizione della giuria. L'avvocato dell'ex pantera nera, Robert Bryan, ha espresso soddisfazione, ma ha precisato: «Non sono felice che due dei tre giudici siano rimasti sordi al razzismo che ha permeato questo caso».
Anche altri sostenitori di Mumia hanno reagito con cautela, organizzando manifestazioni di protesta. «Non è stata una vittoria, in nessun modo», ha dichiarato Pam Africa, membro del gruppo radicale Move. «Quella di oggi è stata la parodia della giustizia», ha detto Jeff Mackler, del gruppo «Mumia Abu-Jamal libero», che sperava in un processo tutto nuovo. Negli ultimi mesi, comunque, gli Usa sono entrati in una feae di moratoria «di fatto» sulla pena di morte, in attesa della decisione della Corte Suprema, che dovrà dichiarare se l'uso dell'iniezione letale è costituzionale o meno.

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