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martedì 4 marzo 2008

una questione di eterni


Lo ricordo come se fossi stato piccolo ma in realtà era già il 79.
Andammo a Roma, a non so che fare (ma di certo anche a trovare gli zii) e con mio zio andammo al Vaticano. Bei muri, non c'è che dire, ma l'episodio che fu per me centrale fu l'acquisto del numero 18 degli Eterni.
Mio zio, che aveva notato il mio sguardo fisso sull'edicola, mi chiese se volevo qualcosa. Io, che ero indeciso fra due albi ma che ero già da allora (e da prima ancora) sia avido, che curioso scelsi il fumetto che non avevo mai visto, che era anche più grosso e che aveva la copertina più invitante.
Fu così che mi trovai tra le mani un albo male impaginato, con pagine doppie e una delle storia non conclusa. A punizione dell'avidità. Dentro c'erano quattro storie sulle quali mi soffermerò brevemente.
La storia degli Eterni era quella non conclusa. Era splendida, rutilante, con Jack Kirby all'apice della sua bravura (in realtà ci sono una decina di fantastici 4 di più di dieci anni prima in cui è anche meglio) con personaggi affascinanti e che promettevano un universo narrativo tutto nuovo.
I Guardiani della Galassia idem, anche se i disegni erano meno belli (ma ancora più che dignitosi).
Nova, disegnato da Carmine Infantino, era allora per me meno interessante. Il personaggio però mi sembrava bello. In seguito lo avrei amato, come Infantino, del resto.
Infine Torpedo, mezza storia non straordinariamente scritta né disegnata. È sempre stato un personaggio sfigato (e scusate la reificazione).
Beh, con quell'albo iniziò un amore (anzi, più d'uno).
Il nanetto successivo salta svariati anni.
Non ricordo più se era il tardo '90 o il primo '91. Insomma era quando Giorgino c'aveva casa vicino al tempietto (non mi ricordo come si chiama la porta). I riferimenti in rete non mi aiutano.
Comunque stavamo da Giacomo, che stava a legge un numero di Horror della comic art. Me fa: - Guarda qua sto fumetto quanto è bello. - Si riferiva a Swamp Thing di Alan Moore e non ricordo più chi disegnava quell'episodio, ma quasi certamente Bissette e Totleben. Io, voi che ero in uno dei rari deliri per il segno netto (credo che dopo i 15 anni solo quei sei mesi la), voi che forse aveva fumato del puzzone e a me, me sa, il puzzone non pia affatto bene, voi che c'avevo già i buffi dall'edicolante e che quindi interessarmi a una serie nuova era un momento sbagliato, diedi un'occhiata, anche distratta, e via.
Fatto sta che poi due delle serie contenute in quell'albo divennero le mie preferite di sempre.
Comunque la cosa mi era del tutto estranea, quindi un'altra volta che stavo a aspettà a casa di Giacomo decisi di leggermi un po' di numeri di Horror. Ritardarono, me li lessi tutti (non erano molti, mi pare 13) e tra le cose che scoprii c'era un autore nuovo, tal Neil Gaiman, (li c'era una sola storia, la prima di una lunga serie) che è proprio quello a cui questa lunga introduzione vuol arrivare.
Come conobbi il disegnatore (John Romita Jr) invece non lo ricordo.
Verrà buona per un altro post.
L'albo di cui vi parlerò è il 100% Marvel che pubblica in Italia la mini degli Eterni (esatto) di Neil Gaiman e John Romita Jr.
Sul disegnatore, uno dei miei preferiti, ci sono un bel po' di link ad immagini (non tutte riferite a questo albo, a dir la verità).
Trovo che ha un bel segno, molto diverso da quello del padre, che essendo un'altra icona (ben più grossa, vorrei sottolineare) del fumetto statunitense e avendo cercato in tutti i modi di castrarlo (ricordo ancora i numeri dell'Uomo Ragno disegnati da Jr e inchiostrati dal padre) poteva tranquillamente schiacciarlo.
Un commento tecnico non è nelle mie corde e forse non saprei farlo. Trovo che quando è pressato dalle scadenze tenda a tirar via un po' troppo, qui la cosa non si avverte.
Rispetto a Gaiman, quelli che hanno partecipato alla breve esperienza del nostro reading club lo sanno, lo adoro.
È un buon narratore e sa che cosa racconta.
Il problema quando narri le storie di dei, elfi, supereroi, o se è per questo quasi qualsiasi personaggio che non sia un piccolo borghese di provincia con problemi relazionali, è che nella maggior parte dei casi sembrano piccolo borghesi di provincia con problemi relazionali.
Come ho più volte specificato, per imparare a scrivere di merda ne devi leggere a balle.
Gaiman racconta, con una prosa piuttosto buona, storie di dei, elfi ecc nel loro ambiente, che per lo più, è un ambiente contemporaneo, reale o realistico.
Ora, gli Eterni, per chi non si è letto la scheda wiki, hanno un contesto.
Svariate centinaia di migliaia di anni fa, una specie di dei galattici (o alieni pandimensionali, non si sa bene) visitarono la Terra e compirono esperimenti genetici sulla nascente specie umana.
Ora, gli statunitensi chiamano la specie e la sottospecie indifferenziatamante razza umana (almeno per quello che attiene alla letteratura popolare) quindi qui la cosa si fa incasinata.
Comunque, spannometricamente parlando, il prodotto della loro ricerca (i cui scopi ignoriamo completamente) furono tre specie (o sottospecie, sempre li stiamo): gli Eterni, gli Umani e i Devianti.
La prima è costituita da pochi individui, geneticamente stabili e virtualmente immortali. La seconda l'incontriamo tutti i giorni, ha una limitata tendenza mutagena e una vita relativamente breve. La terza ha vita altrettanto relativamente breve (di media, ma ovviamente la questione ha maggiore variabilità) ed è così instabile geneticamente che nessuno degli individui sembra appartenere alla stessa specie. A volte neppure alla stessa famiglia.
Beh, raccontare una cosa del genere è un macello.
Gaiman ci riesce alla grande, prende una storia che alla fin fine è abbastanza già vista per struttura e la sviluppa riflettendo su cosa può voler dire essere parte di questa o quella specie, quali sono le credenze che scaturiscono dalla storia e dalla sua rilettura religiosa (i Devianti, essendo un popolo che ne ha passate parecchie e parecchie ne ha fatte passare agli altri, è tenuto assieme sostanzialmente da una teocrazia), che nome possono usare per se stessi i Devianti, visto che questo nome è chiaramente spregiativo. Insomma, tutta sta roba e in più quali sono le conseguenze sui personaggi delle traversie di questa storia.
Purtroppo, nella caotica ignavia della Marvel di quel periodo, commette qualche errore di continuity che neppure la parziale riscrittura delle realtà che sta all'origine di questa storia può giustificare.
Beh, notevole. L'avevo già letto in inglese, ho approfittato del fatto che c'era nella Libreria delle Nuvole per rileggermelo in italiano (dico, con orgoglio, che non mi ero perso nulla di notevole, però lo sforzo nettamente minore che mi costa leggere nella mia lingua mi ha permesso di soffermarmi di più sui personaggi) e penso di rileggerlo prima di riportarlo.
Quindi lo consiglio.
Un'ultima notazione.
A volte a riportare voci non verificate si fanno veramente delle figure di merda.
È girata, in maniera insistente, in rete la bufala che Gaiman si fosse ispirato agli dei del suo libro American Gods per delineare gli Eterni. Chiunque conosca entrambe le opere sa che sarebbe saggio parlare solo di cose che si è letto davvero. Cosa che chi ha scritto le note del volume non ha fatto. Ha anche evitato di firmarsi, per sua fortuna.
Aggiungo un paio di citazioni, sostanzialmente fuori contesto.

Thena – Che sciocchezza. Come dire che è nella natura delle foche vivere nel mare.
Ikaris – Beh. È così.
Thena – Gli antenati delle foche camminavano sulla Terra e sapevano a malapena pescare, simili a lontre marine. Sei un uomo gentile, Ikaris, e un favoloso compagno di letto. Ma non ragioni.

È sospeso a mezz'aria in una perfezione impossibile e nel vederlo Thena comprende perché gli umani scambiarono la sua gente per delle divinità.
Cos'altro potrebbero essere?
Niente di umano.
Niente di umano avrebbe quell'aspetto.

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